Il PD rispetti regole ed istituzioni
PIOMBINO 1 settembre 2014 — Rispondere al capogruppo PD Ilvio Camberini è semplice, perché semplicissimi e inequivocabili sono i presupposti giuridici che determinano le procedure e lineari sono le conseguenze sul piano amministrativo, come vuole democrazia: senza deroghe, senza abusi, senza cavilli burocratici di sorta. Il comma 5 dell’art. 12 non è interpretabile, ma esecutivo di quanto la sua lettera, chiarissima nella sua natura performativa, enuncia.
Ricordo a Camberini che quell’articolo non lo hanno scritto le minoranze, ma lo stesso PD. E’ ben strano che ora lo stesso PD ne esecri e ne ripudi i contenuti.
Ricordo a Camberini che è stato Silvio Berlusconi a introdurre in Italia il procedimento, tutt’altro che democratico e costituzionale, che contano di più i voti dei regolamenti: non è un bel farsi epigoni, ma uno scimmiottare esempi tutt’altro che eticamente e politicamente edificanti.
Ricordo a Camberini che la delibera di giunta che ha invocato non ha modificato quel regolamento e che dunque tale delibera non può essere considerata un precedente che autorizza la deroga. Se il regolamento deve essere cambiato, cambiamolo: ma nella sede istituzionale deputata. Ovviamente l’emendamento non avrà valore retroattivo.
Ricordo infine — e qui mi fermo — che il PD non ha scoperto adesso l’esistenza dei quartieri e nemmeno i vincoli di tempi per la nomina dei consiglieri: è al governo da tanto di quel tempo che questa sua inadempienza e questo suo ritardo fanno pensare a una inadeguatezza e a un’incapacità a governare molto gravi, piuttosto che a un senso di responsabilità e di rispetto nei confronti dei cittadini, e rimandano, piuttosto, a quei conflitti interni al PD che sono sempre più insanabili e incontrollabili. Certo, questo non autorizza il partito di governo a non adempiere ai doveri amministrativi di cui il voto lo ha incaricati. Non è delle minoranze il senso di irresponsabilità. Nello stesso modo in cui non è bello sentire ipotizzare che il partito che ha preso più voti abbia il diritto di fare sempre e comunque quello che vuole. Come, anche, non è ammissibile che in qualche modo si chieda alle minoranze di procedere fuori dai binari della legalità e li si penalizzi perché hanno fatto quello che le norme chiedono di fare. Mi sarebbe piaciuto sentire un mea culpa e non un’arrogante e pretenziosa difesa di un operato che nessuno può avallare: nessuno avrebbe condannato o avrebbe mostrato rigidità, se ci fossero stati umiltà, considerazione dell’altro, cortesia formale e sostanziale. Questo PD, delle une come delle altre virtù, proprio è privo. Non so come possa giustificarsi di fronte ai cittadini. Forse è arrivato il momento che questo partito e i suoi esponenti rivedano modi e pratiche di essere voci e attori della politica: intanto si smetta di fare ironia su alleanze e su un presunto sistema di congiurati che accomuna destra e sinistra e si prenda atto che le altre forze politiche piombinesi hanno tutte quello che tutte le forze politiche sono chiamate ad avere, nella pluralità di idee e di posizioni: il rispetto delle istituzioni.
Marina Riccucci — Consigliere Lista civica Un’altra Piombino