Pensare il fenomeno migratorio come risorsa

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PIOMBINO 6 otto­bre 2018 — Sen­za entrare nel mer­i­to delle accuse su cui si sono mossi gli organi pre­posti al rispet­to delle norme cos­ti­tu­ite ver­so il sin­da­co di Riace esprim­i­amo, comunque, sol­i­da­ri­età ver­so tut­ti col­oro che si adop­er­a­no e lavo­ra­no per l’accoglienza, la sol­i­da­ri­età e il rispet­to dell’essere umano, immi­gra­to o no, men­tre esprim­i­amo il nos­tro dis­ap­pun­to e ver­gogna ver­so col­oro che giois­cono dei mali altrui ed esp­ri­mono un con­cet­to di sta­to autarchico e fascista. L’Arci Piom­bi­no Val di Cor­nia Elba e Samar­can­da vogliono affer­mare con forza alcu­ni con­cetti che li con­trad­dis­tin­guono e che sono pat­ri­mo­nio del pro­prio DNA e di cui ne fan­no moti­vo di impeg­no volon­tario ogni giorno.
Par­ti­amo da alcu­ni ter­mi­ni spes­so usati o abusati impro­pri­a­mente:

  1. prob­le­ma migra­to­rio, qua­si nascon­desse comunque un dis­a­gio;
  2. fenom­e­no migra­to­rio, qua­si ci si dovesse nascon­dere dietro i numeri , le sta­tis­tiche;
  3. realtà migra­to­ria, insieme di sto­rie, cul­ture, espres­sioni, sen­sazioni, pau­re, sper­anze…..

Ecco occorre pri­ma di tut­to trovare la gius­ta col­lo­cazione del fenom­e­no migra­to­rio, pen­sar­lo pri­ma di tut­to come risor­sa e non come prob­le­ma. La realtà è com­p­lessa e come tale richiede risposte arti­co­late e con­di­vise. Le migrazioni, gli uomi­ni e le donne delle migrazioni, le loro sto­rie fan­no parte di una sto­ria glob­ale.
La migrazione, la pau­ra sono la vera grande sfi­da che ci riguar­da tut­ti e tutte!! Non ci fac­ciamo ingannare dalle infor­mazioni poco attendibili, è davvero da ques­ta nuo­va e com­p­lessa realtà di migranti, nelle loro var­ie­gate con­dizioni, richieden­ti asi­lo, profughi, sen­za per­me­s­si di soggiorno,con per­me­s­si, ma a tem­po, i figli nati in Italia e non riconosciu­ti ital­iani, che oggi si misura la nos­tra volon­tà e capac­ità di guardare oltre, di costru­ire una con­di­vi­sione non di oppor­tu­nità, ma di vita.
È una sfi­da eti­ca, sociale, educa­ti­va, culturale….Le migrazioni ci inter­pel­lano, inter­pel­lano il nos­tro modo di vivere, la prospet­ti­va, l’orizzonte cul­tur­ale e sociale sul quale dob­bi­amo con­frontar­ci e dovrem­mo ori­entar­ci. In un momen­to dif­fi­cile, dram­mati­co, come quel­lo che sti­amo attra­ver­san­do, dove le pau­re han­no pre­so cam­po e gli strateghi di una polit­i­ca cia­r­la­tana e xeno­fo­ba han­no pre­so cam­po, appare per molti impro­prio dire che dob­bi­amo met­tere al cen­tro l’uomo, ridis­eg­nare la vita più che attra­ver­so dei “com­pro­mes­si strate­gi­ci” (i numeri di quel­li che potran­no venire per­ché asseg­natari di lavoro) piut­tosto che su vere occa­sioni di con­fron­to a par­tire da “azioni sec­on­do gius­tizia”, spender­si nell’accogliere ed accom­pa­gnare.
Si trat­ta di andare a ricer­care tutte quelle cir­costanze che ricon­ducono alla respon­s­abil­ità per­son­ale, civile, sociale e polit­i­ca a par­tire da una nuo­va dimen­sione dell’essere a servizio del bene comune.
I migranti, i poveri fan­no parte, per dirit­to, di questo bene comune. Migrare è nel DNA dell’uomo chiam­a­to a dare risposte alla pro­pria sto­ria. Dove c’è guer­ra, mis­e­ria umana mate­ri­ale e/o sociale, man­can­za di lavoro, dove c’è vio­len­za ed oppres­sione, si incar­na forte il deside­rio di migrare. Anche in un paese come il nos­tro, dove l’economia va a pic­co e si imbroglia il comune cit­tadi­no con promesse e isterie anti europeiste, si dif­fonde la forte pau­ra del­la mis­e­ria gen­er­al­iz­za­ta.
Con il migrante occorre quin­di costru­ire relazione, relazione quo­tid­i­ana, ben con­sapevoli che ques­ta chiede e dà respon­s­abil­ità. Le migrazioni, offrono oriz­zon­ti strate­gi­ci sul­lo stes­so ver­sante del­la conoscen­za, delle relazioni interetniche come pro­va di “glob­al­iz­zazione cul­tur­ale”.
Chi meglio delle nos­tre comu­nità dovreb­bero allo­ra essere luoghi di aut­en­ti­ca relazione!!
È impor­tante, anzi, è un dovere, quin­di, creare i pre­sup­posti per una accoglien­za ragion­a­ta attorno ai val­ori for­ti che con­trad­dis­tin­guono il nos­tro agire, che ten­gono con­to del­la rec­i­proc­ità, del­la prossim­ità, del­la con­ti­nu­ità, nel­la con­sapev­olez­za appun­to di essere uomi­ni e donne di una grande e var­ie­ga­ta uman­ità.
L’immigrazione aiu­ta anche a costru­ire nuove occa­sioni di “cit­tad­i­nan­za” e diviene ulte­ri­ore ter­reno di pro­va per una “vera democrazia” per le nos­tre cit­tà, ecco per­ché il volon­tari­a­to, l’Arci e Samar­can­da, qui nel nos­tro ter­ri­to­rio, ma ovunque, devono essere oggi più di ieri un sosteg­no e una sol­lecitazione a far super­are le pau­re, a far riv­i­vere la polit­i­ca non come oppor­tu­nità di lavoro e di inter­es­si par­ti­co­lari, ma come sen­so reale del­la comu­nità.
Ma se di sfi­da si trat­ta è altret­tan­to vero che non può essere las­ci­a­ta al caso, ad una sor­ta di “pietismo da una parte o di irrigidi­men­to dall’altra”. Pub­bli­co e pri­va­to devono trovare momen­ti di sin­er­gia e aiu­to comune, bisogna lavo­rare conc­re­ta­mente per per­cor­si inte­grati.
Morire a 20 anni sot­to l’asse di un camion a cui ci siamo aggrap­pati per sfug­gire ai controlli…..affogati nel mare di Sicil­ia su bag­na­role traballanti…..in una cel­la fri­go o sulle strade di degra­do sociale sulle quali sono obb­li­gate a prostituirsi…essere col­pi­ti in un riparo pos­tic­cio ci pone una doman­da: è pos­si­bile pen­sare, anco­ra oggi, ai migranti solo come mino­ran­za? Forse, c’è bisog­no di ripen­sare “il fenom­e­no” nel­la sua com­p­lessità e ciascuno/a di noi può, anzi deve, fare la sua parte.
Ecco per­ché siamo dal­la parte di chi opera per l’accoglienza e il rispet­to dell’essere umano e non con chi gioisce delle dis­gra­zie altrui, delle sof­feren­ze dei più deboli, di chi non ha niente e cer­ca un min­i­mo di sol­i­da­ri­età. una vita più dig­ni­tosa.

ARCI Piom­bi­no Val di Cor­nia Elba e Cir­co­lo Inter­cul­tur­ale Samar­can­da

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