Per il Comune l’emergenza abitativa non esiste
CAMPIGLIA 6 marzo 2016 — Non siamo per scartare strade a priori, alcune meriterebbero anzi un approfondimento, ci riferiamo ad esempio al co-housing tirato in ballo dall’assessore Alberta Tacciati, in risposta all’ennesima richiesta drammatica di un alloggio.Tradotto in italiano il cohousing è una particolare forma di vicinato dove coppie e singoli, ognuno nel proprio appartamento, decidono di condividere alcuni spazi e servizi comuni come il mangiare, la gestione dei bambini, la cura del verde, ecc..
Qualcosa di più rispetto al tradizionale condominio, dove ognuno è trincerato all’interno del suo appartamento, ma qualcosa di meno di una comune, dove a legare tutti i membri è anche la condivisione dell’economia. Nel mondo delle favole tutto può avverarsi, ma le risoluzioni tardano a venire. Pur non escludendo un approfondimento di questi strumenti, riteniamo che l’attuale dimensione del problema alloggiativo richieda interventi di spessore più adeguato. L’emergenza abitativa sembra non esistere per l’Amministrazione comunale di Campiglia. Famiglie in graduatoria per l’assegnazione di una casa popolare, nuclei familiari nella graduatoria dell’emergenza abitativa, famiglie che vivono ospitate da parenti ma per il Comune tutto questo sembra non esista. Non è stata mai avviata una vera e seria politica per la casa, negli ultimi due anni. Il Comune non è in grado di formulare proposte credibili ma si muove in un unica direzione…quella dell’assistenzialismo. La crisi economica ha contribuito ad acutizzare questo problema che è diventato tale anche per un numero maggiore di persone. Il problema è aggravato anche dal fatto che mancano le case popolari. È necessario attivare politiche ben più ampie che mirano al potenziamento del patrimonio pubblico residenziale: servono assolutamente nuovi alloggi popolari.…La casa è un diritto essenziale della persona, elemento fondamentale di tranquillità e sicurezza. Efficaci politiche per l’abitare sono una parte irrinunciabile di un moderno stato sociale. In questi anni proprio il “fattore casa” è stato un elemento che ha fatto scivolare molte famiglie sotto la soglia di povertà, facendole precipitare nell’area dell’esclusione sociale. Le politiche che dovrebbero essere realizzate e le ulteriori proposte devono conservare come baricentro la convinzione che soddisfare il bisogno abitativo significa garantire la tenuta complessiva della coesione sociale insieme a misure più ampie che affrontino temi quali sostenibilità ambientale, qualità abitativa, recupero del degrado, inclusione urbana e sociale evolvendo da politiche per la casa a politiche per l’abitare. Non sappiamo qual è il meccanismo economico-finanziario che permette di continuare a costruire pur avendo una grossa parte di patrimonio invenduto ma vorremmo che almeno l’assessore Ticciati ci spiegasse secondo quale logica vengono rilasciati nuovi permessi di edificazione che non rispondono in nessun modo alle esigenze abitative della popolazione. Non ci pare, d’altro canto, che sia stato preparato un qualche piano di politiche di sostegno alle famiglie in difficoltà che hanno perso o rischiano di perdere la casa, a parte gli strumenti ordinari, inadeguati oggi ad affrontare l’emergenza. Se l’obiettivo fosse realmente combattere il disagio e l’emergenza abitativa le risposte dovrebbero essere altre.
Movimento5Stelle Campiglia