Perché chiudere le partecipate? Vanno bene così!
PIOMBINO 29 settembre 2017 — Sarebbe bastato solo un minimo di ironia o di autoironia, o forse solo dire chiaramente che la politica del Comune di Piombino è quella di mantenere tutte le società partecipate in essere con qualche minima eccezione, per non incorrere in affermazioni e giustificazioni francamente risibili e trincerarsi dietro un’ applicazione burocratica del dettato della legge Madia ed anzi non rispettarlo almeno in alcuni casi.
La questione politica è
- se il Comune di Piombino vuole cancellare alcune partecipate perché inutili, perché doppioni di compiti che può svolgere lo stesso Comune, perché stanno al di fuori dei compiti istituzionali, perché duplicano funzioni politiche delle quali non c’è bisogno del duplicato, perché le entrate possibili dalla vendita permettono di fare investimenti altrimenti impossibili e così via,
o
- se al Comune tutto questo non interessa e preferisce tenersele, consigli di amministrazioni e amministratori compresi.
Rispondere a queste domande è legittimo, aggirarle con futili giustificazioni no. Ma è esattamente quello che ha fatto il Comune di Piombino approvando in consiglio comunale ricognizione e finalità delle società partecipate.
Facciamo alcuni esempi.
La società di gestione delle farmacie (SGF), si dice, «ha tre farmacie, una in centro storico, una in zona semi centrale e una in zona periferica, coprendo con questa dislocazione territoriale del servizio reso un’ampia e differenziata area urbana della città.
La SGF srl è in grado di mantenere aperte per la cittadinanza le tre farmacie agendo come soggetto che vuole mitigare i potenziali effetti distorsivi del mercato lasciato alla sola iniziativa dei privati. Si ritiene che in un momento di pesante crisi economica per il Paese ed in speciale modo per la Città di Piombino, vista in particolare la condizione del polo siderurgico, facilitare l’accesso ai farmaci ed alle cure in un contesto più regolamentato sia un preciso dovere sociale ed istituzionale da parte del Comune».
Sarebbe interessante conoscere esattamente la mitigazione degli effetti distorsivi del mercato ma il Comune non lo spiega.
Se questo non bastasse c’è un’altra motivazione: «Il Comune di Piombino introita ogni anno dalla SGF Srl una importante somma a titolo di corrispettivo dell’affitto d’azienda, e che contribuisce al mantenimento degli equilibri correnti del bilancio. L’interruzione anticipata, rispetto alla naturale scadenza del contratto di affitto d’azienda comporterebbe oltre alla rinuncia ad una sicura e rilevante entrata, anche la corresponsione di cospicue penali alla società».
Bella la figura del Comune che paga le penali a se stesso in quanto proprietario per il 93,30% della SGS ma ancor più bella la motivazione dell’introito garantito che si preferisce ad una congrua e rilevante, questa sì rilevante, entrata da una eventuale vendita che potrebbe essere utilizzata per investimenti nella realizzazione di opere di cui Piombino ha bisogno come il pane.
Lasciamo perdere la Piombino patrimoniale che fa ciò che il Comune potrebbe fare benissimo da sé dopo l’eroica performance delle case comunali prima acquistate a seguito della vendita da parte del Comune e poi rivendute al Comune stesso e andiamo alla ATM (nella foto in alto Marco Macchioni presidente di ATM, ndr) la vecchia azienda di gestione del trasporto pubblico locale rimasta in vita dopo la costituzione di TIEMME a cui ATM partecipa per il 2,44%.
La motivazione del non scioglimento è che ATM svolge un ruolo attivo, compresa la rappresentanza della Val di Cornia, e di azionista/amministratore che non potrebbero svolgere i Comuni.
In cosa ATM esplica il ruolo attivo non è chiaro e nemmeno chiaro è il motivo per cui non lo potrebbero svolgere i Comuni direttamente ma tutto questo è sufficiente per dire che «per la società ATM SpA ricorrono le condizioni per l’applicazione delle misure di “cessione, soppressione, fusione e liquidazione” di cui all’articolo 24 comma 1 del D.Lgs 175/2016, ma è da ritenere che momentaneamente le stesse non possono trovare applicazione».
Infine RiMateria, alla quale il Comune di Piombino partecipa indirettamente attraverso Asiu messa in liquidazione che svolge attività e servizi «da qualificarsi strettamente necessari per il perseguimento delle finalità istituzionali di questo Ente». Cosa c’entrino i rifiuti speciali ed il mercato dei rifiuti speciali con i compiti istituzionali del Comune nessuno lo può capire ma il Comune lo pensa dimenticando anche la pessima performance di Asiu quando trattava rifiuti speciali per far tornare conti che poi non sono tornati. Uno sforzo lo ha fatto decidendo di vendere il 60% delle azioni ma oltre non si può perché è bene controllare questo settore. Splendido giudizio sulle incapacità comunali a far funzionare leggi e regolamenti, ma di questo autogol nemmeno ci si accorge.
Queste alcune tra le tante perle. Succede quando non si dice tutta la verità e nient’altro che la verità che è in questo caso il voler lasciare tutto come sta, non si sa mai.
Un ultimo dato. CE.VAL.CO, costituita per l’organizzazione di fiere ed eventi di sviluppo commerciale è in liquidazione dal 29 dicembre 2009. Da allora non è stata liquidata. Sono passati 8 anni.