Un percorso “costituente” per una nuova economia
PIOMBINO 17 luglio 2014 — In questi mesi si è dibattuto sul futuro di Piombino, spesso in maniera emozionale, con grandi semplificazioni, a causa anche della campagna elettorale. Si sono rincorsi progetti e investimenti irrealizzabili e anche fantasiosi. in un clima di sospetti e ipotesi di complotto.
Adesso, anche se è passata la campagna elettorale non vorremmo che la grave situazione occupazionale perpetuasse quel clima del “o si fa così o si muore”.
Purtroppo la grave situazione di Piombino non si risolverà nel breve periodo e chi lo profetizza compie un grave errore e ingenera aspettative che portano a cocenti delusioni. Purtroppo Piombino è morta anni fa quando non si è voluto vedere la realtà di un tipo siderurgia che non aveva prospettive, quando si pensava che tutto dovesse continuare così come era, e che la battaglia più importante fosse quella di resistere (l’altoforno non deve chiudere), solamente resistere e gettare enormi risorse, finanziare ma anche sprecare tempo e possibilità di elaborare strategie e soluzioni diverse.
Adesso Piombino deve rinascere, ma per farlo deve cambiare; deve cambiare soprattutto nella mentalità, nel modo di affrontare le sfide che ha davanti, solo così si ricostruisce un’identità e un futuro. Deve avere anche la consapevolezza che quel modello è definitivamente morto.
La politica è chiamata a prendere delle decisioni vitali per questo territorio ed è necessario valutare ed analizzare con cognizione i pro e contro dei progetti e dei vari scenari che si possono aprire, le compatibilità fra vari settori. Le decisioni politiche devono essere prese dopo che si è realizzato un dibattito pubblico non condizionato dall’emergenza, dal “prendere o lasciare”. Il dibattito deve necessariamente essere aperto a più soluzioni e assistito da studi di fattibilità e analisi che ancora non ci sono. Abbiamo perso tempo e ora il tempo non può essere la scusa per tagliare il dibattito.
A settembre dovrebbe essere pronto uno studio di fattibilità del polo di rottamazione delle navi che sta redigendo l’Autorità Portuale; valuteremo questo studio, ma finalmente avremo dei dati di pro e contro su cui ragionare, mentre i politici avevano già deciso.
Sull’energia viene presentato questo progetto di centrale a carbone della Global energy, ma occorre ricordare che sul nostro territorio esistono anche altri progetti di eolico e di parco tecnologico basato sulla realizzazione di solare termodinamico e dal progetto Hysteel (sviluppato dall’Asiu e dal Cnr per estrarre idrogeno dalle scorie siderurgiche), integrato con le bonifiche. Altri progetti di energie alternative sono possibili e valutabili scenari produttivi, costi e consumi reali.
Noi ambientalisti valutiamo che non solo il carbone è il combustibile più inquinante, che maggiormente produce CO2 e contribuisce all’effetto serra, ma è anche soggetto nel futuro a restrizioni legislative, ecotasse e aumenti di costo, mentre il sole e il vento sono gratuiti.
Mentre si dibatte per il forno elettrico, Corex, rottame e centrale a carbone gli esperti ci dicono che il futuro della siderurgia è competere sul terreno del valore aggiunto della proprie produzioni, nella direzione della greeneconomy, innovazione tecnologia e capacità di ricostruire una filiera dell’acciaio. Porsi sul terreno dei costi è perdente, non si può competere con i costi dell’India, neppure con energia a costo zero.
Il problema è se stare ad aspettare le proposte che vengono da fuori, discutere di queste ed essere etero diretti o mettersi a studiare, con tutti i soggetti interessati, e aprire un percorso “costituente” di una nuova economia in Val di Cornia.
Adriano Bruschi