Il pericolo viene da quegli impianti pieni di amianto

· Inserito in Teoria e pratica

PIOMBINO 24 otto­bre 2017 — Vogliamo ren­dere pub­bli­co che da ben oltre due mesi e a varie riprese Legam­bi­ente ha seg­nala­to all’amministrazione comu­nale di Piom­bi­no il prob­le­ma degli impianti indus­tri­ali dismes­si dal­la fab­bri­ca siderur­gi­ca, impianti che rap­p­re­sen­tano un peri­co­lo e una fonte di inquina­men­to.
Anche dall’esterno del­la fab­bri­ca vedi­amo capan­noni con lamiere arrug­gi­nite, una gru che sovras­ta via Por­to Vec­chio fer­ma da più di dieci anni, ma ci pre­oc­cu­pano mag­gior­mente gli impianti imbot­ti­ti di amianto fri­abile che ad ogni ali­to di ven­to pos­sono portare den­tro la fab­bri­ca, dove alcu­ni operai con­tin­u­ano a lavo­rare, e in cit­tà, fibre di questo peri­colo­sis­si­mo inquinante. L’ amianto fri­abile, mate­ri­ale ter­moisolante e anti­ncen­dio, è sta­to infat­ti spruz­za­to per rives­ti­men­ti, uti­liz­za­to in pan­nel­li ter­moisolan­ti, in rives­ti­men­ti infe­ri­ori di pavi­men­ti, per iso­la­men­to di tubi, per pan­nel­li anti­ncen­dio, in apparec­chi elet­tri­ci e in vec­chi quadri elet­tri­ci. Questi impianti che con­tengono amianto in moltepli­ci forme, pos­sono romper­si, fes­sur­ar­si, pos­sono addirit­tura crol­lare e allo­ra sarebbe un dis­as­tro ambi­en­tale ed eco­nom­i­co. Lo sman­tel­la­men­to e la bonifi­ca di un impianto che sta anco­ra in pie­di ha un cos­to notev­ole ma quel­lo di uno crol­la­to è dieci volte tan­to.
L’aumento del degra­do impiantis­ti­co, con lo spolvera­men­to di tut­ti quei com­po­nen­ti coiben­tati uti­liz­zan­do amianto nel­la peri­colo­sis­si­ma for­ma fri­abile  o anche la pre­sen­za di cemento–amianto reso ugual­mente peri­coloso dal degra­do o dal man­ca­to trat­ta­men­to cos­ti­tu­isce un peri­co­lo non più trascur­abile. Il peg­gio­ra­men­to del­la sta­bil­ità di alcu­ni man­u­fat­ti potrebbe causarne il crol­lo ed avere con­seguen­ze gravis­sime: nuv­ole di pol­vere di amianto potreb­bero invadere la cit­tà.
Abbi­amo sol­lecita­to risposte e ci è sta­to rifer­i­to, a segui­to delle nos­tre seg­nalazioni, di riu­nioni fra varie isti­tuzioni, fra cui la Regione, let­tere di richi­es­ta infor­mazioni ad Afer­pi, ma non abbi­amo notizie di ispezioni da parte di tec­ni­ci di strut­ture pub­bliche per ver­i­fi­care lo sta­to di sicurez­za e di inquina­men­to.
Sol­leciti­amo una rispos­ta da parte degli enti isti­tuzion­ali dep­u­tati alla dife­sa del ter­ri­to­rio e del­la salute pub­bli­ca. Uguale atten­zione richiedi­amo alla stam­pa nel seguire ques­ta vicen­da del tut­to dimen­ti­ca­ta, per chiarire e spronare gli enti inter­es­sati a muover­si e per spin­gere le isti­tuzioni a ricer­care finanzi­a­men­ti per gli sman­tel­la­men­ti e la bonifi­ca degli impianti a com­in­cia­re da quel­li più peri­colosi. Ormai si è capi­to che Afer­pi o altri pri­vati non inten­dono muover­si cel­er­mente per sman­tel­lare e bonifi­care gli impianti, solo per la cok­e­ria occor­rereb­bero decine di mil­ioni.

Legam­bi­ente Val di Cor­nia

(Foto di Pino Bertel­li)

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