Piano sanitario come le buche, come gli ascensori
PIOMBINO 4 ottobre 2019 - In anni ruggenti i nostri Comuni hanno sempre respinto con sdegno la protesta per “due buche nelle strade”. L’invito perentorio dal palazzo indicava allora di “volare alto, di pensare più in grande: ai programmi, ai progetti”.
Il tempo ha un po’ rivisto l’andazzo e gli amministratori più illuminati hanno capito che le “due buche nelle strade” erano importanti. Non solo perché comunque andavano tappate ma anche per la banale considerazione che, se l’uomo della strada, uscendo di casa, sistematicamente finiva in una sorta di anfratto, egli, smoccolando, giungeva alla più banale delle conclusioni: “Se non sono capaci di rimediare ad una buca, figuriamoci se realizzeranno gli ambiziosi programmi che stanno annunciando”.
Nella sostanza un passo brevissimo da un piccolo lavoro di manutenzione alla caduta di gradimento e di fiducia verso la cosa pubblica. Peraltro con non poche conferme se è vero che spesso le buche sono rimaste e gli ambiziosi programmi hanno popolato remoti e dimenticati cassetti.
Pare che nel 2019 la lezione non sia stata diligentemente compresa da più parti e segnatamente nel settore della sanità.
Il 17 giugno 2015, ovvero oltre 4 anni fa, i giornalisti furono convocati nella sala delle riunioni dell’ospedale di Villa Marina. L’allora direttore Irio Galli e l’ingegner Riccardo Casula presentarono un progetto per la realizzazione di un camminamento coperto e illuminato dagli attuali parcheggi fino a due ascensori esterni concepiti per raggiungere (due o tre metri) l’ingresso dell’ospedale. Con entusiasmo ed un po’ di enfasi venne allora indicato nel mese di luglio 2016 il termine dei lavori e precisata anche la copertura finanziaria: 350mila euro che i cronisti intesero come già disponibili (ma i cronisti, si sa, in casi del genere capiscono sempre fischi per fiaschi).
Il Tirreno del 28 settembre 2019, quindi pochi giorni fa, ci ha informato, non smentito, che “slitterà ancora il termine per la conclusione dei lavori a Villa Marittima”.
“L’Asl – ha riportato il giornale — fa sapere che gli ascensori non saranno pronti prima di 15 giorni mentre per vedere ultimato il camminamento coperto bisognerà attendere almeno due mesi”.
Nella sostanza, se andrà tutto secondo l’ultima previsione (ogni dubbio a questo punto è lecito), per un’opera importante ma non certo faraonica l’Asl impiegherà non un anno, come indicato nel 2015, ma addirittura cinque.
È chiaro che, in un simile contesto, i cittadini avranno ogni ovvia giustificazione a guardare con scarsa fiducia nelle istituzioni e nella fattispecie a quella che dovrebbe sostenerci nei momenti di salute precaria. Della serie: se stentano per gli assessori, figuriamoci per qualcosa di più importante e consistente.
Il discorso torna a fagiolo perché, come ci ha insegnato Giovan Battista Vico, la storia presenta corsi e ricorsi.
Il primo luglio scorso, la giunta regionale toscana ha adottato una delibera avente per oggetto: “Piano di azione per lo sviluppo dell’offerta di servizi ospedalieri e territoriali integrati per la Val di Cornia e possibile ridefinizione del suo bacino territoriale <naturale>: costituzione della Commissione tecnica”.
Di cosa si tratti è chiaramente indicato nella delibera laddove si scrive: “la Regione, nell’ambito delle politiche dirette ad assicurare livelli essenziali ed uniformi di prestazioni socio-sanitarie ai cittadini, con specifico riguardo agli standards di sicurezza e funzionalità e alla adeguata presenza sul territorio di servizi, persegue la realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi di prevenzione, cura e assistenza socio-sanitaria che consenta di ridurre il ricorso alla ospedalizzazione, quando non a valore per i pazienti, a favore dell’assistenza territoriale e domiciliare”.
Nella sostanza, quindi, con questi presupposti, la Regione ha inteso mettere mano ad una “revisione del sistema complessivo dell’offerta di servizi ospedalieri e territoriali integrati per la Val di Cornia che tenga conto dei seguenti principi fondamentali:
- presa in carico globale della persona, anche attraverso la promozione di un’integrazione funzionale efficace degli interventi sanitari tra i diversi soggetti che erogano cure ospedaliere e territoriali;
- attivazione di risposte specifiche, anche integrate con aree territoriali limitrofe di diversa Area Vasta (Alta Maremma), nell’ambito di percorsi specialistici e di reti cliniche regionali;
- potenziamento dell’assistenza per l’accompagnamento delle persone nelle fasi di maggiore bisogno del proprio ciclo di vita, con particolare riferimento all’assistenza alla madre e al neonato, all’invecchiamento, al fine vita ecc..
Come non essere d’accordo con tali nobili principi, molte volte enunciati e questa volta indicati addirittura con un “ecc.” finale che pare perfino lasciarci la libertà di immaginare, quasi a dirci: “Metteteci pure tutto quel che vi pare”.
La sostanza vera dell’atto si legge nel dispositivo che vale la pena riportare integralmente nei sei punti indicati dalla giunta regionale:
- Valorizzazione e rilancio delle attività presenti nel presidio ospedaliero di Piombino, con particolare riferimento a:
- Rete dell’emergenza-urgenza e reti tempo-dipendenti promuovendone l’integrazione nella rete ospedaliera regionale per le patologie tempo dipendenti;
- Rete materno infantile promuovendone la piena integrazione nella rete materno infantile aziendale e regionale e alla rete pediatrica anche per la gestione del bambino in condizioni critiche;
- sviluppo di tutte le possibili azioni per il mantenimento futuro del punto nascita dell’ospedale a seguito di deroga da parte del ministero della salute e con l’obiettivo tendenziale dell’ottenimento della stessa, inclusi gli investimenti professionali e strutturali necessari;
- consolidamento in sicurezza, anche strutturale, delle attività di Ortopedia, Chirurgia generale, Medicina, Servizio trasfusionale, Urologia, Radiologia, Senologia, Oculistica, Salute mentale anche con l’istituzione del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura;
- inserimento nel Piano degli Investimenti in via di approvazione, unitamente agli interventi strutturali necessari per il materno-infantile, dell’intervento, già stimato, relativo alla ristrutturazione del Pronto Soccorso.
- Riqualificazione delle attività consultoriali in rete nel territorio della zona/distretto Valli etrusche, anche sviluppando risposte nell’ambito della Rete regionale per la Prevenzione e cura dell’infertilità maschile e femminile e attività informative rivolte ai giovani in materia di malattie sessualmente trasmissibili. Per quanto riguarda in particolare i percorsi per l’assistenza alla madre e al neonato potranno anche essere sviluppati specifici temi progettuali inerenti alle situazioni di fragilità in area materno infantile da declinare con particolare attenzione agli aspetti della intercettazione precoce, alla presa in carico e alla continuità assistenziale.
- Potenziamento attività distrettuali per la gestione delle patologie croniche degenerative con proiezione delle attività specialistiche nei Centri Socio Sanitari e Casa della Salute.
- Potenziamento dell’Oncologia (CORD) e dei percorsi di prossimità per migliorare la qualità della vita delle persone affette da tumore in particolare sottoposte a terapia chemioterapica e in follow up; ulteriore sviluppo delle risposte per il fine vita.
- Introduzione di misure innovative per la presa in carico efficace del paziente in relazione alle caratteristiche orografiche e infrastrutturali del territorio, mediante il potenziamento della telecomunicazione.
- Definizione delle risposte sanitarie alle risultanze del Profilo di Salute del territorio e delle indagini epidemiologiche recenti come lo Studio Sentieri – V° Rapporto 2006–2013 (sanità di iniziativa per la prevenzione cardio-vascolare, sorveglianza sanitaria ex esposti amianto, liste di attesa diagnostica e visite specialistiche per prevenzione, diagnosi e cura tumore tiroide e tumori/malattie apparato digerente, diagnosi prenatale e presa in carico malformazioni congenite, interventi di prevenzione primaria a tutela della salute riproduttiva).
Ovviamente “per la definizione” e l’attuazione di un simile piano di azione, occorre, come avviene solitamente in casi simili, la nomina di una “Commissione tecnica regionale” la cui composizione viene così indicata:
- Direttore Direzione regionale Diritti di Cittadinanza e Coesione sociale;
- Direttore Generale AUSL Toscana Nord Ovest;
- Direttore Generale AUSL Toscana Sud Est;
- Settori regionali competenti in materia.
Ma in concreto quando la Regione ha intenzione di partire per un così puntuale “sistema integrato di interventi e prevenzione, cura e assistenza socio-sanitaria?
Risposta è puntualmente presente nel dispositivo della delibera: “… procedere alla definizione, entro 60 giorni dall’approvazione del presente atto, di un piano di azione per lo sviluppo dell’offerta di servizi ospedalieri e territoriali integrati per la Val di Cornia”.
Si noti che l’atto regionale è stato adottato il primo luglio 2019 e che, quindi, i 60 giorni indicati sono scaduti il 30 agosto 2019, ovvero oltre un mese fa. Qualcuno ha notizia della nomina della Commissione tecnica, ovviamente preliminare ad ogni azione per l’attuazione del piano, oppure su qualche iniziativa nella direzione indicata dalla delibera regionale del primo luglio?
Nulla.
È troppo rilevare: “Come le vecchie buche, come gli ascensori del 2015, più o meno come quasi sempre”.