Piombino con Grosseto: inutile anzi dannoso
Il Consiglio Comunale di Piombino ha approvato la delibera che di fatto porta Piombino verso la provincia Grosseto dando una risposta precisa al comitato sostenitore che aveva posto la questione raccogliendo le firme di molti cittadini.
Prendiamo atto del risultato conseguito da costoro che con pieno mandato hanno ottenuto il loro obbiettivo peraltro a larga maggioranza dei consiglieri presenti, nonostante qualche evidente mal di pancia ed ipotizzabile pressione.
E’ indubbio che Piombino abbia iniziato un percorso autonomo ed in solitudine, guardando oltre i rigidi territorialismi delle circoscrizioni provinciali tradizionali e non solo.
Pertanto ad oggi Livorno dovrebbe rappresentare il passato e così tutto il sistema dei rapporti consolidati negli anni come anche le strutture organizzative subordinate ai confini attuali.
La motivata iniziativa del comitato Piombino verso sud entrava nel merito di urgenze rispetto a provvedimenti, come l’accorpamento delle province, del passato governo che oramai non sono più impellenti.
Oggi le condizioni sono cambiate e lo stesso Presidente del Consiglio Letta si è impegnato in prima persona a portare avanti ineludibili riforme di riassetto dello Stato, partendo proprio dall’abolizione definitiva delle province, delle quali da tempo è certificata l’inutilità.
In virtù di ciò sarà fondamentale andare oltre la definizione amministrativa di limiti territoriali precisi e creare rapporti ad ampio raggio che mettano insieme le diverse realtà rispetto alle comuni vocazioni soprattutto nell’ambito economico.
Le territorialità diocesane in tal senso hanno da sempre tenuto conto di questo aspetto mantenendo i loro confini inalterati negli anni ed ancora oggi funzionali alle esigenze episcopali con una logica sociale, culturale ed economica.
La diocesi Massa Marittima-Piombino, che comprende la Val di Cornia, le Colline Metallifere e l’Isola d’Elba è il perimetro naturale sul quale costruire un percorso post-provinciale con il quale la politica locale dovrebbe misurarsi, invece di rincorrere posizioni propedeutiche a disegni strumentali che non anno più senso, in quante le provincie sono oramai superate da tempo.
Il problema non è l’indipendenza da un capoluogo o da un altro, ma la costruzione di ambiti in cui sviluppare politiche di crescita per uscire dalla staticità di cui sono in parte responsabili coloro che fino ad oggi hanno governato con gli schemi degli ultimi 50 anni.
Su queste questioni dovremo confrontarci in modo sereno e chiaro invece di aprire un dibattito superato che alla fine servirà solo a stimolare inutili divisioni e campanilismi strumentali ad esigenze di ogni genere, anche di tipo personalistico.
A fronte di ciò e delle diverse posizioni emerse nell’ambito del partito di maggioranza che ha responsabilità in tutti i livelli di governo locale è evidente una mancanza di sintonia fra le realtà limitrofi che hanno lungamente consentito un cammino comune nei rapporti sovra comunali.
In definitiva il risultato conseguito è stato quello di creare una netta divisione nella Val di Cornia ed ancor di più con l’Isola d’Elba ancor prima di prevedere assetti futuri che guardino oltre gli attuali confini provinciali oramai superati dalla storia ed ancor più dalla crisi economica.
Luigi Coppola