Piombino: la mentalità da cambiare
PIOMBINO 9 maggio 2014 — E’ dura quando vivi in provincia, ed è ancora più difficile, quando questa, si raccorda ai centri di collegamento con il mondo attraverso un unico budello di strada, e un altro non si vede ancora. La mentalità, il contatto con il mondo, l’apertura al nuovo, spesso stentano a decollare, un po’ per paura, un po’ perché s’innestano e radicano in questi luoghi consuetudini e blocchi di potere che raramente si riescono ad estirpare, come le erbacce. Lo vedi quando la crisi morde, le attese e le richieste che sono partite da Piombino vertono tutte sull’assistenzialismo, la fabbrica statalizzata, la cassa depositi e prestiti, un Commissario fatto percepire come un salvatore. Si sono sentiti slogan tipo: “Piombino non deve chiudere”, bello ma privo di contenuti, come altri coniati successivamente, ma mai nessuno che abbia detto “sediamoci intorno ad un tavolo”, e “vediamo” come questo territorio può rabboccarsi le maniche mettendo a frutto le proprie risorse, che ci sono, e molte. L’industria pesante oggi si fa in Asia, la rottamazione pure, per un motivo semplice, costa meno e si può inquinare di più. Dove il mondo corre si punta sull’innovazione, e qualche battaglia forse si poteva anche fare a pancia piena dentro la Lucchini, per ammodernare le produzioni. Per fare rottamazione pulita servono aiuti statali, e si ritorna sempre li. L’Accordo di programma esprime il massimo che Stato e Regione hanno potuto esprimere, ed è poco, 142,2 milioni per la riconversione del polo siderurgico sono pochi, se si considera che Piombino è stata considerata area di crisi complessa, non basteranno, e probabilmente di più non ce ne sono. A maggior ragione servirà una classe dirigente e un team istituzionale all’altezza delle sfide che ci attendono, consapevole che il primo scoglio da superare sarà la nostra mentalità.
Riccardo Gelichi, candidato sindaco della lista Ascolta Piombino