A Piombino si è perso il bandolo: cerchiamolo!
PIOMBINO 26 luglio 2014 — La matassa piombinese è intricata, parliamo di bonifiche che, se possono essere state dipanate nei dettagli tecnici, resta il mistero di come potrebbero, attraverso normative ancora sconosciute, catalizzare i lavoratori della grande industria. Jindal accenna soltanto all’eventualità di un Corex e di un forno elettrico, non si conosce ancora il piano industriale. Il porto se pure in fase d’avanzamento non sappiamo ancora quando sarà reso praticabile e con quali attività produttive. Enel occupa uno spazio vitale sia in termini di potenziali impiantistiche energivore, che, nell’eventualità di dismissione, per sviluppo d’economie slegate alla produzione energetica; insomma qualcuno con Enel ci deve parlare. Nulla sappiamo sui destini della 398, o almeno sulle intenzioni concrete di reperire fondi per l’esecuzione, anche a prescindere della Tirrenica. Poi ci sarebbe la tanto sbandierata diversificazione, prevista e concepita timida, prima degli eventi del 2007, dove ancora l’industria andava alla grande. In quei periodi nasceva il Piano Strutturale d’Area e l’inizio dei lavori sul Regolamento Urbanistico, il Piano della Costa e l’Accordo di Pianificazione per il Porto, il quale anch’esso redigeva un PRP ad oc. Tutti strumenti che alla luce delle suddette premesse appaiono oggi, completamente inadeguati, la politica deve farsene carico, con un approccio diverso, passando dalla fase dei protocolli, a quella di una nuova pianificazione che valorizzi a pieno il territorio.
Riccardo Gelichi, Portavoce della Lista Civica Ascolta Piombino