Piombino, una contesa tra otto liste
PIOMBINO 15 aprile 2014 — Sono otto al momento in cui scriviamo le liste che si presentano nella elezioni amministrative a Piombino. Le guidano l’assessore uscente Massimo Giuliani alla testa di una coalizione composta da Pd, IdV, Psi, PdCi, Riccardo Gelichi che guiderà “Ascolta Piombino”, Daniele Pasquinelli,candidato sindaco per il “Movimento cinque stelle”, Francesco Ferrari per “Forza Italia”, Marina Riccucci, candidata di “Un’altra Piombino, Fabrizio Pierini della lista “L’Alternativa”, Fabrizio Callaioli che correrà per “Rifondazione comunista” e Luigi Coppola alla testa della lista civica “Svolta popolare”. Nell’articolo che segue mancano le immagini di alcuni simboli elettorali. Li abbiamo richiesti ma non ci sono stati ancora inviati. Ci riserviamo di pubblicarli non appena ne entreremo in possesso. Altrettanto accadrà nel caso in cui si dovessero presentare nuove liste prima delle scadenza del termine di presentazione in Comune.
Le domande
1 - I rischi per la Lucchini sono alti. Riesce ad immaginare una Piombino senza la fabbrica?
2 - Se diventerà sindaco proseguirà nel progetto per il polo della rottamazioni delle navi?
3 - Come intende rapportarsi, in caso di elezione, con gli altri comuni del comprensorio?
4 - Come intende rapportarsi, in caso di elezione, con le società partecipate dal Comune?
5 - In particolare, dato che ASIU sarà sostituita da Sei Toscana nel campo dei rifiuti urbani, intende vendere la TAP o collocarla nel mercato privato dei rifiuti speciali?
6 - Faccia un pronostico: è realistico ipotizzare un ballottaggio, come non è mai avvenuto?
Le risposte:
Riccardo Gelichi
1 - Al momento sarebbe folle, comunque il mercato sta dando i suoi segnali e non possiamo esimerci da non percepirli, il primo obiettivo sarebbe garantire una siderurgia moderna lontana dalla città “in padule”, una siderurgia verosimile. Mentre sarebbe altrettanto folle non utilizzare bene l’ultimo accordo di programma, che dovrebbe parlare a tutte le aziende del territorio, producentoi un piano serio di riconversione con investitori e investimenti certi, mentre visti i metodi e i contenuti, quello che stanno producendo assomiglia più ad uno spottone elettorale, l’ennesimo.
2 — Sembra che Rossi di recente abbia dato un’occhiata al libro verde sulla rottamazione, ed ha deviato verso le commesse statali “navi militari”, ma non è un’economia che valga la pena di percorrere, perché non porterebbe grande occupazione e il danno ambientale sarebbe pesante; forse l’ultimo colpo per un completo affossamento del territorio in termini di rilancio economico di economie pulite come la cantieristica, la nautica,la filiera del pescato e il turismo.
3 — Riprendere il filo logico interrotto di collaborazione sovracomunale attraverso l’istituzione dell’Unione dei Comuni
4 — Concentrerei forze e risorse sulla Parchi Val di Cornia, cercando di dargli una connotazione imprenditoriale e di gestione di servizi per rendergli quel prestigio e quella autonomia che merita. Le altre hanno un destino segnato, devono confluire in ambiti più grandi, per scelta regionale.
5 — I comuni non devono svolgere attività imprenditoriali, lo dice la legge, direi molto giustamente visto che i soldi sono della comunità.
6 — Non solo è realistico, ma auspicabile, dopo che i fanghi di bagnoli non hanno prodotto nessun beneficio, che Città Futura è stata un’utopia costata oltre un milione di euro di progettazioni, che i porti turistici senza la 398 non si potranno fare, e che, anche le risorse per le bonifiche già in nostro possesso, non siamo stati capaci di spenderle; direi che questo PD locale ha bisogno di una scossa forte, altrimenti non capirà mai, arroccato nell’autoreferenzialità e nell’arroganza. Per noi non faccio pronostici, spero molto in quella parte di comunità silente che aspetta solo un’opportunità, noi possiamo dargliela, concretamente.
Daniele Pasquinelli
1 — Riuscire ad immaginare una Piombino senza la fabbrica è doveroso per chiunque si candidi ad Amministrare il nostro territorio. Questo non perché sia la strada migliore, ma semplicemente perché allo stato attuale la salvezza della siderurgia Piombinese è legata solo alla volontà di investire in modo incisivo di imprenditori del settore. C’ è stato lasciato in eredità uno stabilimento che per sua struttura non è in grado di produrre utile alle attuali condizioni di mercato. Inutile adesso stare ad elencare le cause che sono ampiamente conosciute da tutta la cittadinanza. Certamente se dovessero venire a mancare i 4000 posti di lavoro legati alla siderurgia si profilerebbe un disastro sociale mai visto nella storia recente della nostra Città. L’importante adesso è capire dove si può creare lavoro stabile ed anche nel caso si riesca a garantire un futuro per la fabbrica, come riuscire a fare sì che l’industria diventi compatibile con lo sviluppo di altri settori.
2 — La prossima amministrazione avrà una responsabilità mai vista nella storia di Piombino, ovvero quella di programmare lo sviluppo della Città in una fase di grandi cambiamenti economici e sociali a livello globale. Le scelte fatte adesso decideranno le sorti del nostro territorio per i prossimi decenni. Quindi legare lo sviluppo di Piombino ad un opera priva di progettualità e garanzie di sostenibilità ambientale ed economica mi pare quantomeno assurdo considerando che, in mancanza di tali requisiti, tale piattaforma potrebbe essere limitante per lo sviluppo del nuovo porto. Basta con le scelte calate dall’alto, noi vogliamo progetti che possano essere compresi, valutati ed infine scelti dai Cittadini! Solo i Cittadini hanno il diritto di scegliere proprio futuro e non politicanti e burocrati.
3 — Creare sinergie sovracomunali è fondamentale per gestire al meglio le poche risorse a disposizione degli enti territoriali. Attenzione però, sovracomunalità non significa aggiungere enti e strutture che sono solo un costo aggiuntivo e spreco di denaro dei contribuenti, ma avere una visione comune dello sviluppo del territorio. Soprattutto significa avere una visione organica volta alla tutela dei beni comuni quali acqua, suolo, rifiuti, energia, ma anche al mantenimento di infrastrutture fondamentali come la variante Aurelia che deve rimanere pubblica. Credo che su questi temi si possa e si deva trovare una convergenza, indipendentemente dal colore politico.
4 — Semplicemente stabilendo se stanno svolgendo il compito per le quali sono state create. È nostra intenzione introdurre degli indicatori di performance accessibili a tutti, in modo che emerga chiaramente e trasparentemente se tali enti rappresentino un valore aggiunto od un inutile costo aggiuntivo. In caso di esito negativo i servizi erogati dalla società in oggetto verranno riassorbiti dal comune.
5 — SEI Toscana si occuperà solamente di spazzamento e raccolta, mentre gli impianti (quindi anche le quote TAP) rimarranno ASIU. Attualmente il valore di mercato della TAP è pari a 0, in quanto il valore è legato essenzialmente alla piattaforma Conglomix che oltre ad essere fuori servizio per il mancato conferimento delle scorie Lucchini, è estremamente legata all’esistenza della Lucchini stessa, che oltretutto possiede la quota di minoranza. In questo momento è oggettivamente impossibile vendere TAP e comunque trovo che TAP fosse un interessante esperimento di gestione pubblica di rifiuti speciali che vale la pena provare a mantenere, ovviamente il tutto è intimamente legato al futuro della siderurgia e diversi usi di tale piattaforma dovranno essere attentamente valutati.
6 — L’unico riferimento che ho è il risultato delle ultime elezioni Politiche. A quel risultato va aggiunta la presenza di un alto numero di liste di opposizione ed una netta frammentazione dell’elettorato del PD, come è emerso dalle primarie. Quindi ritengo che il ballottaggio sia veramente probabile.
Marina Riccucci
1 — La fabbrica è insediata a Piombino da oltre un secolo: è quindi difficile immaginare una realtà senza polo industriale. Ma è arrivato il momento — la crisi lo impone — di pensare a Piombino non più e non solo come a una città-fabbrica (e questo, non voglio essere fraintesa, è l’opportunità che la crisi offre), ma a Piombino come a una città sul cui territorio è presente anche un’industria. Come dovrà essere questa industria? La fabbrica deve essere ‘riconvertita’: bisogna puntare tutto sull’ambientalizzazione e sull’innovazione (queste sono le uniche due vie per salvarla), quindi arrivare presto a un accordo di programma che coinvolga la Lucchini, e non solo la Lucchini (non dimentichiamoci delle altre realtà industriali di Piombino, altrettanto sofferenti) che affronti il problema delle infrastrutture e la questione delle bonifiche. L’occupazione è il punto nodale: oggi ci sono — è il nostro territorio a offrirle — le condizioni per una diversificazione vera che non punti solo sul turismo balneare. Dobbiamo essere realisti: ci sarà da riassorbire molti posti di lavoro.
2 — Fino a oggi su questo specifico tema abbiamo ascoltato e letto di ipotesi quasi tutte sostanzialmente legate alla vicenda della Concordia. Sembra sempre più difficile, ormai, che la Concordia arrivi a Piombino: in questa evenienza, fare di Piombino un polo di rottamazione dovrebbe essere intervento supportato e sostenuto da un progetto ambientalmente compatibile, di cui peraltro al momento non c’è traccia, da valutare attentamente in un quadro di insieme che tenga conto del ruolo che il nuovo porto svolgerà.
3 — Adottiamo e sosteniamo la politica della sovracomunalità, prima condizione di governo, in quanto fa della collaborazione con gli altri Comuni, per di più nel quadro del superamento delle Province, l’espressione migliore e più adeguata di un’amministrazione attenta al territorio e alle sue risorse economiche e occupazionali. A oggi l’ipotesi più concreta e praticabile è quella dell’unione dei Comuni. Soltanto lavorando tutti insieme è possibile superare le difficoltà.
4 — Per quanto riguarda le società partecipate (in Italia sono 7000), bisogna valutare caso per caso quante sono ancora utili e quante, invece, non più, adottando come criteri di valutazione la quantità dei servizi forniti e la dimensione. Intanto, una cosa ci pare certa e possiamo affermarla: la società patrimoniale può essere superata — e questa è una cosa che si può fare subito — riattribuendo al Comune quelle funzioni che sono state delegate e che invece è opportuno che rientrino e che tornino a essere sua prerogativa.
5 — Prima di parlare del destino della TAP bisogna capire il destino dell’altoforno… A seconda di quello che sarà l’esito, vedremo… Poi, pensiamo che per ogni ATO ci vuole un’azienda che si occupa dei rifiuti urbani (propendiamo per una raccolta differenziata spinta, il ‘porta a porta’) e un’altra che invece gestisce gli impianti (in modo da evitare doppioni impiantistici e giungere a una dotazione adeguata alle esigenze del territorio): entrambe le aziende devono essere pubbliche.
6 — La mia risposta è sì: è realistico. Tenuto conto di due fatti: 1) l’amministrazione uscente ha governato secondo prassi e logiche che le persone hanno capito e conosciuto poco e, spesso, limitandosi ad annunci non seguiti da fatti concreti; 2) Piombino non è un caso a parte nel panorama nazionale: dunque ha in sè voci diverse e nuove, che sono espressione di tanta gente che non si identifica più incondizionatamente con il partito di governo e che ora più che mai rivendica legittimamente il proprio spazio politico.
Fabrizio Callaioli
1 — È assai difficile pensare che Piombino possa sopravvivere con questo tipo di strutturazione sociale, di servizi, di economia e di numero di abitanti senza la fabbrica. Purtroppo negli ultimi 30 anni non si è lavorato a sufficienza per creare alternative valide. Ora ci ritroviamo un territorio ancora indissolubilmente legato alla siderurgia e per questo non è possibile rinunciare supinamente alle acciaierie, pena il disastro sociale e umanitario. A Piombino sono già troppe le persone che vivono in condizioni di indigenza. E’ necessario ribellarsi alle logiche delle multinazionali e della Germania, che osteggiano l’intervento dello Stato, senza il quale difficilmente Piombino potrà salvarsi.
2 — Sì. E’ indubbiamente una concreta prospettiva di sviluppo e di occupazione. E’ chiaro però che dovrebbe tutto essere fatto nel rigoroso rispetto delle regole sancite a tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini. La demolizione delle navi non è una cosa banale, sotto vari profili. Quindi mi impegnerei prima di tutto nel far osservare tutte le regole idonee a proteggere la salute. E’ anche vero però che non si può non concepire un collegamento con l’acciaieria che sfrutti i rottami di quell’industria, così come è necessario riacquisire gli spazi attualmente inutilizzati fra il Quagliodromo e il vecchio corso del Cornia, onde ottenere le aree necessarie, del resto indispensabili anche per il porto di nuova costruzione.
3 — Resto convinto che sia un peccato il fallimento del Circondario, che era un’ottima forma di aggregazione dei Comuni, nell’ottica di una condivisa gestione delle problematiche che li accomunano. Di sicuro lavorerei per ricucire un legame capace di creare sinergie e armonizzazione nella gestione dei servizi, a partire dalla sanità, ai trasporti etc. Purtroppo devo registrare varie scelte, che vanno in senso inverso, soprattutto per ciò che riguarda San Vincenzo, che pare aver scelto la proiezione verso il comprensorio cecinese. Credo che quel comune abbia commesso degli sbagli, però ritengo che ci siano state mancanze anche tra gli altri.
4 — Il controllo delle società eroganti servizi essenziali, come l’ATM o l’ASIU, non solo da parte del Comune di Piombino, ma anche dagli altri comuni della Val di Cornia, con le rispettive proporzioni, era la soluzione più adeguata ad assicurare i migliori servizi ai cittadini. La provincializzazione delle società in discussione determina una perdita di capacità decisionale da parte dei Piombinesi. E’ storia: le amministrazioni di rango provinciale hanno sempre adottato strategie tese a favorire il capoluogo di provincia a scapito dei comuni più lontani. Diversamente, ritengo che la Parchi dovrebbe essere ripotenziata, quale volano per il turismo e il commercio. Viceversa lavorerei per chiudere la Piombino Patrimoniale, che non è servita agli scopi annunciati.
5 — La TAP è stata un’occasione mancata, avrebbe dovuto riciclare materiale proveniente dalla fabbrica per produrre inerti, utilizzati ad esempio nella costruzione delle strade. Attraverso il riciclaggio sarebbe diminuito l’afflusso di rifiuti in discarica e si sarebbe evitato lo scempio delle cave di Campiglia. Quei materiali dovevano essere usati anche dalla regione Toscana, ma la produzione non è mai partita, contrastata da chi voleva lo sfruttamento delle cave. L’idea è ancora attuale, anche per diversificare le produzioni creando nuova occupazione. Non possiamo dimenticare infine gli interessi pubblici implicati dalla gestione dei rifiuti, per questo riteniamo sia necessario un controllo pubblico di queste società.
6 — Sì, perché gli orizzonti politici si sono fatti più complessi. Nel tessuto sociale piombinese comincia a farsi strada un’analisi, quella delle contraddizioni fra le diverse politiche del PD, che a livello locale non è riuscito a difendere gli interessi del territorio né a tenere alto il dibattito intorno alla crisi della fabbrica. La comunità piombinese è stata chiamata a mobilitarsi troppo tardi e il PD non ha esercitato le pressioni necessarie sul governo né sui poteri forti che vogliono affossare Piombino. Ciò soprattutto per la necessità dell’amministrazione locale di non contraddire le politiche neoliberiste che ormai ha sposato il PD e che sono la vera causa della crisi della grande industria italiana e piombinese.
Massimo Giuliani
1 — Candidarsi a sindaco impone di avere una visuale di prospettiva di breve e lungo periodo. E in tale prospettiva non riesco a immaginare né una Piombino senza la fabbrica, né una Piombino solo-fabbrica, né, ancora, una Piombino con la fabbrica “vecchio stampo”, tanto per capirsi. E’ evidente che la struttura socio economica della nostra città e del territorio circostante si è modellata in tempi quasi secolari attorno al motore siderurgico. Tuttavia, va dato atto che da molti anni, e quindi in tempi non sospetti, gli amministratori che si sono susseguiti in questa città hanno messo in moto complessi processi di trasformazione che hanno consentito di aprire nuove opportunità di sviluppo. La tutela dei beni ambientali ed archeologici, e l’economia turistica che da essa ne è scaturita, è la dimostrazione che le potenzialità di accompagnare il comparto industriale ci sono. Oltre al settore turistico, si deve puntare sull’agricoltura, nella valorizzazione dei prodotti della filiera enogastronomica e sulla loro trasformazione in loco. E poi c’è il settore della piccola e media impresa che può costituire, affiancandosi anche al settore dei servizi connessi al traffico portuale, un ulteriore motore economico. Ma ora servono subito azioni tese ad arginare la diminuzione della occupazione. La crisi del comparto siderurgico può essere assorbita solo in presenza di forti politiche pubbliche che sappiano investire, e far orientare gli investimenti, nella direzione della reindustrializzazione e riconversione di aree produttive. Certo è che in assenza di tutto questo la drammaticità degli eventi non si scaricherà solo sui lavoratori investiti dalla cassa integrazione ma su tutta la comunità in quanto vi saranno riflessi in termini di minori entrate fiscali e maggiore domanda di servizi sociali. Per questo l’impegno è, e sarà, affinché queste eventualità siano compensate da uno Stato presente ed attivo.
2 — Questo è un obiettivo strategico prioritario condiviso con la Regione Toscana. Non vedo ragioni per le quali non si debba affrontare la sfida di realizzare una piattaforma di smaltimento di navi. Anzi, io vedo solo ragioni che spiegano ed impongono tale sfida! Ragioni di straordinarie potenzialità, ma, allo stesso tempo, subordinate al pieno e rigoroso rispetto delle norme ambientali e di sicurezza del caso. Peraltro, noi abbiamo un’esperienza pluridecennale di convivenza con uno stabilimento siderurgico carico di enormi problematiche ambientali. Se oggi Piombino non è Taranto lo si deve ad un concorso di fattori che hanno visto protagonisti enti ed istituzioni che hanno saputo guidare un processo inarrestabile di miglioramento ambientale che, anche attraverso scelte coraggiose come quella della chiusura della batteria 27 forni, ha portato ad una realtà migliore, anche se lungi dall’essere perfetta, di quella del passato. In tal senso credo che la scelta di realizzare un polo di rottamazione navale non possa prescindere dalla sicurezza ambientale e dalla sicurezza sul posto di lavoro, e lo si può fare perché abbiamo ormai la cultura e gli strumenti per pretenderlo ed ottenerlo. Senza queste fondamentali condizioni solo qualche sprovveduto potrebbe pensare che tale progettualità si possa realizzare. In fondo abbiamo anche un illustre precedente che è la realizzazione della piattaforma TAP che ha saputo affrontare e risolvere la delicata filiera industriale di trattamento e riuso di rifiuti siderurgici. Quindi per me il polo di rottamazione navale è un progetto serio da gestire con serietà, responsabilità e certezza degli obiettivi.
3 — L’ho detto durante la campagne delle Primarie; il rafforzamento della sovracomunalità è un valore che considero prioritario e imprescindibile; un vero e proprio pilastro su cui costruire ogni ipotesi di sviluppo. Gli strumenti per raggiungerlo li condivideremo insieme a tutti i comuni della val di Cornia e con gli altri che , a nord e a sud, vorranno starci. Certo D’altra parte la crisi economica ha scatenato da un lato, una “frenetica”, ancorché ampiamente condivisibile, corsa verso la semplificazione dell’attuale architettura istituzionale del Paese, volta al risparmio delle sempre più esigue risorse economiche e alla ricerca di ogni possibile sinergia tra le amministrazioni pubbliche, e dall’altro, paradossalmente, una pericolosa deriva municipalistica che, per quanto comprensibile, considero fuori dal tempo e che potrebbe condannarci tutti alla marginalità geoeconomica. Ad esempio sulle politiche turistiche non condivido chi invoca un ritorno della promozione localistica; si tratta a mio avviso di un errore storico che sottrarrà risorse a questo territorio invece di attirarne di nuove.
4 — La domanda è di difficile interpretazione. Diciamo che intendo rafforzare il ruolo di indirizzo e controllo del Comune sulle proprie partecipate in modo da integrarle sempre più strettamente con gli obiettivi programmatici dell’Amministrazione. Sono strumenti preziosi da valorizzare e sostenere, ma, allo stesso tempo da adattare alle mutate condizioni socio economiche. Ad esempio la Società Parchi si trova ad operare in un quadro completamente diverso da quello in cui era nata e cresciuta. Quindi, ritenendola ancora come uno strumento irrinunciabile per i Comuni ed un patrimonio straordinario di competenze, occorre che si sviluppi in nuovi settori quali ad esempio quello della promozione turistica e marketing territoriale. Per il resto, a parte la fallimentare esperienza di Siderfor, le nostre società partecipate hanno avuto una gestione ineccepibile che ci consente oggi di pensare al loro sviluppo senza patemi d’animo. Ovviamente non retrocederò da obiettivi di efficienza e ottimizzazione dei sistemi gestionali di queste aziende e dei servizi da loro erogati.
5 — Le due cose non sono affatto legate perché il confluire di Asiu nel gestore unico di Ato Sud concerne solo i servizi di raccolta dei rifiuti solidi urbani e dello spazzamento. Quindi le attività inerenti TAP sono, come anche in passato, relative all’impegno di un soggetto pubblico all’interno di un segmento di mercato. Ognuno può avere le sue idee in merito all’opportunità che i Comuni permangono nelle attività di trattamento dei rifiuti speciali ma certamente la nascita di TAP sancì la necessità che un intervento di grande interesse pubblico, cioè quello relativo al gravoso problema dei rifiuti industriali, potesse realizzarsi innescando processi virtuosi di collaborazione tra soggetti pubblici e privati. Oggi io dico che prima di pensare a qualsiasi soluzione/evoluzione di questo assetto occorra capire se il partner siderurgico, almeno in termini di fornitore di rifiuti, continuerà, e in che termini, ad essere presente sul territorio. Senza produzione di rifiuti la TAP non esisterebbe più. Infine non possiamo ignorare il fatto che il nuovo Piano Regionale dei Rifiuti si pone l’obiettivo di unificare e trattare omogeneamente rifiuti urbani, speciali e bonifiche ambientali. Quindi questo elemento dichiara che la presenza dei Comuni all’interno di TAP è sicuramente coerente ed in linea con gli orientamenti regionali.
6 — Sapete bene che io vengo dal mondo dello sport di alto livello. Per questo non sono abituato a far pronostici ma a lavorare sodo per vincere!
Francesco Ferrari
1 — Piombino non può fare a meno dell’industria. L’acciaio, oltre a rappresentare la storia della città, costituisce, grazie anche al suo indotto, l’attuale base economica di migliaia di cittadini; pensare ad una Piombino che, al momento, possa vivere senza la fabbrica è irresponsabile. Tuttavia, sarà dovere di chi amministra la nostra città creare le basi per una economia alternativa (su tutto, il turismo), consapevoli però che una simile riconversione necessita di tempi lunghi. Nel frattempo, chiunque governerà Piombino dovrà assicurare ai lavoratori della fabbrica e del suo indotto il diritto al lavoro ed a tutti i piombinesi il diritto a vivere in un luogo sano e non più inquinato.
2 - La situazione occupazionale di Piombino è oggi drammatica. Moltissimi, giovani o meno, non hanno un lavoro od hanno il concreto timore di perderlo. Questa deve essere la priorità. Ecco che non ci possiamo permettere di rinunciare ad importanti chances. Un polo di rottamazione navi sicuramente porterebbe positive prospettive occupazionali: per questo il progetto dovrà essere proseguito, pur sempre nel rispetto della salute e dell’ambiente.
3 — Molte problematiche di Piombino sono anche le problematiche degli altri Comuni della Val di Cornia. Coordinando le energie sarà più facile ottenere un risultato apprezzabile in tema di occupazione, politiche agricole, rifiuti, viabilità, salvaguardia dell’ambiente, sicurezza.
In quest’ottica, la Val di Cornia dovrà imporsi con forza perché qui venga creato un polo ospedaliero di alto livello, che assicuri qualità ed efficienza a tutti gli abitanti della zona, altrimenti abbandonati al destino geografico che vede la nostra zona troppo lontana dagli ospedali di Pisa, Livorno e Grosseto: la salute prima della politica!
4 — È necessario mettere a punto una strategia che consenta l’ingresso dei privati nel capitale delle società partecipate; ove possibile la partecipazione del privato dovrà avere carattere maggioritario. Nelle partecipate a maggioranza pubblica è fondamentale adottare criteri meritocratici al posto di quella premialità di fede politica che per decenni abbiamo subito, riducendo al contempo gli sprechi.
5 - La TAP può essere collocata nel mercato privato dei rifiuti speciali, con le necessarie garanzie ambientali da ottenersi tramite rigorosi controlli, utilizzando il ricavato della vendita per altre finalità pubbliche di sviluppo. C’è già esistente un polo di trattamento di certe tipologie di rifiuti industriali, che deve essere sviluppato con ottiche commerciali private competitive.
6 - Non mi interessa fare pronostici; spero però che i nostri concittadini abbiano maturato finalmente la convinzione che è arrivato il momento di dare una svolta a questa città: la scelta di chi deve governarci in ambito locale deve essere fatta in base alle persone ed alle idee, non in base al partito di appartenenza,
Fabrizio Pierini
1 - Rimane difficile immaginare un territorio senza la Siderurgia con cui convive da oltre un secolo, e attorno alla quale si è sviluppato e consolidato uno sviluppo economico e professionale. Senza la Siderurgia le ripercussioni si rifletterebbero non soltanto sull’indotto industriale, coinvolgerebbero i servizi, i professionisti e le varie realtà commerciali. Una catena che produrrebbe in tempi rapidi una situazione di povertà economico-sociale senza precedenti.
2 — Un accordo quadro deve prevedere le linee di azione e d’intervento. La formazione e lo studio dei progetti esecutivi e di fattibilità devono essere elaborati tenendo conto di molti fattori, tra essi il problema Ambientale (Impatto), la formazione professionale la riqualificazione del tessuto imprenditoriale locale, con queste premesse indispensabili sì.
3 — Realizzare vere sinergie, utilizzare il criterio della razionalizzazione dei servizi, fare sistema sul Turismo e Agricoltura, infrastrutture.
4–5 — Occorre rivedere il ruolo e le missioni delle varie Società controllate e partecipate. Inserire ASIU nella soc. SEI, ritengo appartenga come scelta ad una logica politica e non industriale. Sarebbe opportuno quindi ripensare il ruolo di ASIU alla luce di nuove tecnologie di processo per la gestione dei rifiuti un progetto di Progect Financing e al contempo favorendo una partecipazione privata in TAP per la gestione. Una operazione così concepita interverrebbe sull’Ambiente (discariche eliminazione) abbatterebbe i costi di gestione con conseguente riduzione delle bollette dei cittadini e valorizzerebbe il tessuto professionale applicando il concetto della Meritocrazia e non Politica.
6 — Io penso di sì, se i cittadini si soffermano un momento a riflettere hanno sotto gli occhi le cose annunciate e mai realizzate dell’attuale maggioranza uscente.
Luigi Coppola
1 — È difficile potersi esprimere sulla Lucchini, visto che ad oggi certezze non ce ne sono e soprattutto sono state spese troppe parole inutili e talvolta anche fuorvianti. Ricordiamoci che si tratta di un gruppo commissariato che per evitare di fallire deve trovare un investitore che abbia un piano industriale finanziariamente sostenibile. L’area a caldo è fortemente a rischio, già da tempo vi erano difficoltà che facevano presumere quale sarebbe potuto essere l’epilogo, nonostante i tentativi per salvarla. Non è facile immaginare una Piombino senza la fabbrica, ma solo perché siamo nati e cresciuti avendo di fronte questo binomio. Se avessimo vissuti in realtà in cui la struttura economica locale fosse stata improntata su altri settori, certamente la nostra immaginazione sarebbe diversa. Vi sono realtà in Italia ed in Europa, che hanno da tempo diversificato la loro economia con risultati estremamente positivi, avendo perso settori industriali importanti.
2 - Sinceramente non so cosa si intenda per polo della rottamazione delle navi. Ad oggi vi sono solo dichiarazioni roboanti del Presidente della Regione Enrico Rossi ed ipotesi che non ci sembra al momento abbiano basi solide. La stessa Concordia non sappiamo se arriverà, peraltro abbiamo l’impressione che ci sia chi dice di volerla portare a Piombino, ma di fatto nelle sedi più autorevoli lavora perché sia trasferita altrove. Oltretutto se l’area a caldo della Lucchini dovesse scomparire, e le ipotesi di un forno elettrico non sembrano essere concrete ed imminenti per realizzare una filiera legata alle demolizioni navali, il prossimo Sindaco non dovrà certo porsi la questione.
3 — È fondamentale che sia ripristinata una formula per garantire che ci sia un’autorevole politica sovracomunale Il ridimensionamento delle province comporta una ridefinizione delle competenze che saranno trasferite ai comuni. Sarà indispensabile creare un sistema di funzioni associate che permetta di alleggerire i bilanci degli enti locali vista la continua diminuzione di risorse a disposizione. Sarebbe utile avere una conferenza permanente dei Sindaci che garantisca una continua collaborazione fra di loro, che di fatto sarebbe più funzionale e meno onerosa rispetto alle esperienze del passato. E’ indubbio che le fratture che si sono create negli ultimi tempi fra Piombino e gli altri comuni della Val di Cornia vadano sanate, altrimenti non ci sarà la possibilità di poter interloquire in modo costruttivo.
4 — È opportuno intervenire in modo autorevole sulle società partecipate, in quanto essendo soggetti erogatori di servizi, per loro natura tendono a d essere meno efficienti di come dovrebbero. Purtroppo spesso accade che tali società abbiano bilanci pesanti, conseguenti a gestioni con caratteristiche politiche più che manageriali. E’ indispensabile un’attenta analisi dello stato attuale di ciascuna di esse, rilevando gli elementi utili per contenere i costi e migliorare la qualità dei beni e dei servizi prodotti. Sarebbe fondamentale riflettere sull’eventualità di sottrarre al controllo pubblico le attività economiche rilevanti, consentendo alla libera impresa di identificare e sviluppare strategie di crescita e creazione di valore. Questa è una valutazione che a molti non potrebbe piacere per ovvi motivi ideologici, ma a fronte delle difficoltà rilevate nelle gestioni interamente pubbliche, forse sarebbe opportuno soffermarsi su questa ipotesi. La patrimoniale ovviamente è un caso a se che andrebbe concluso in modo drastico e definitivo, visti i problemi che ha comportato.
5 — Sulla TAP stendiamo un velo pietoso, l’impressione è quella di un progetto industriale nato male che non è stato più capace di riprendersi. Peraltro fin dall’inizio è stata accompagnata da un forma di iattura che si è manifestata ogni qualvolta vi fossero delle opportunità. Istintivamente verrebbe da dire che sia il caso di metterla sul mercato in cerca del miglior acquirente, che eventualmente investa per adeguare gli impianti al trattamento di rifiuti industriali diversi rispetto a quelli prodotti dalla Lucchini. Certamente è impensabile che si possano utilizzare ulteriori risorse pubbliche in tal senso. Però, se dovessimo fare una riflessione attenta, viste le necessità territoriali nell’ambito delle bonifiche industriali, sarebbe opportuno capire se fosse il caso di farle svolgere correttamente il compito per cui è stata creata, mantenendone il controllo pubblico.
6 — I pronostici non sono il mio forte, infatti evito sempre di esprimermi in tal senso. La situazione politica locale è ingarbugliata, e la presenza di tante liste facilità la dispersione a scapito dei partiti più grandi. Nell’aria si respira molta inquietudine e soprattutto preoccupazione per le serie difficoltà che sta attraversando il territorio. A fronte di ciò è presumibile che possa accadere di tutto. L’ipotesi del ballottaggio non è da escludere, tutto dipende dalla reazione dell’elettorato, che in certi frangenti potrebbe seguire la protesta e la disaffezione, ma potrebbe anche rifugiarsi nella conservazione ritenendola a conti fatti il male minore. Senza dubbio servirebbe una classe dirigente adeguata al momento storico che stiamo affrontando, e pertanto sarebbe opportuno basarsi sull’affidabilità e sulle capacità delle persone e lasciare da parte l’appartenenza.