Piombino e la Val di Cornia senza scenari futuri
PIOMBINO 22 settembre 2014 — Non c’è più tempo per improvvisazioni, per progetti inconcludenti che si basano su presupposti del tutto fuori da ogni possibilità di concretezza. La crisi di Piombino e della la Val Di Cornia non è più affrontabile con un modello che ha fatto completo fallimento: legare le nostre difficoltà e la loro risoluzione a miracoli provenienti dall’esterno ( fanghi Bagnoli, Concordia ecc.) .
La crisi della siderurgia, apre scenari sconvolgenti perché ricadono su un territorio che negli ultimi 15 anni non ha saputo avviare processi condivisi e lineari tali da avviare nuove opportunità.
Anzi , vi sono state battute di arresto vedi l’abbandono di una politica sovracomunale di programmazione economica, parchi, sostegno a settori economici importanti, che oggi costano in termini di ritardi e che accentuano la crisi che il territorio attraversa.
Ma non basta criticare, la situazione è tale che bisogna dire da dove si riparte, provare a riprendere il bandolo della matassa e provare a definire un’idea.
Partiamo da una scelta tutta politica e dopo l’improvvisazione ridiamo un senso di comunità , di capacità di progetto, per ora e per il futuro.
I Comuni della Val Di Cornia tornino a parlarsi, a mettere insieme idee e strumenti, a rivedere i piani strutturali, a ridisegnare una idea di sviluppo che si basa sulle risorse di un territorio che ancora esprime potenzialità inespresse.
La siderurgia, così come l’abbiamo conosciuta per oltre un secolo, non c’è più e non ci sarà neppure in futuro, questo è stato deciso nel momento che si è spento l’altoforno e con esso il ciclo integrale.
L’offerta vincolante migliorativa di Jindal ci dice che per ora la società è interessata ai laminatoi, a banchine portuali , con previsione occupazionale di circa 700 lavoratori/trici. Per il resto vedremo.… il prezzo acquisto sarà un regalo, ma questo ormai è un dato ricorrente: pensiamo al tempo del subentro di Lucchini.…
Siamo rimasti colpiti dalle parole del Sig. Franco Fossi della Sider System : ”tutto quel patrimonio (cultura siderurgica) è stato distrutto dall’incompetenza di Lucchini, della siderurgia bresciana che non aveva le capacità culturali e la professionalità per gestire uno stabilimento così”.
Oggi ci affidiamo a Jindal, come ultima possibilità, ma dobbiamo prendere atto del fallimento del Paese Italia, dell’imprenditoria italiana, della non volontà del governo di avviare una politica industriale.
Le aree occupate e non occupate dalla grande industria, dopo la fine della siderurgia a ciclo integrale devono far parte di un progetto che abbia come azione ispiratrice:
Bonifiche: i finanziamenti previsti ad oggi riguardano la messa in sicurezza della falda e regimazione delle acque in superficie, ma siamo anni luce rispetto alle necessità. Proponiamo che si faccia un serio progetto, con individuazione delle aree da bonificare e urbanizzare per fini produttivi. Senza un contributo sostanziale dello Stato è illusorio pensare di attivare investimenti privati.
Infrastrutture: per la SS398 oggi, a fronte di chiusura di impianti siderurgici, l’accesso al porto è più facilitato. Invece di disperdere vari finanziamenti in interventi ad oggi di dubbio risultato sarebbe meglio utilizzarli subito per fare questa strada INDISPENSABILE per l’area industriale e per il Porto. Sull’autostrada tirrenica ribadiamo la nostra contrarietà, gli ultimi sviluppi della vicenda indicano fra l’altro la sua improbabile realizzazione. Svincolare la SS398 dall’autostrada e adempiere alla sua realizzazione da parte del governo, come espresso nell’accordo di programma, è l’obbiettivo da perseguire.
Patrimonio industriale: valorizzazione e recupero di manufatti e impianti della Lucchini che possono rappresentare , nel quadro di “quella cultura del ferro” che va dall’età degli etruschi, passando per il periodo medioevale, sino ai giorni della moderna industrializzazione, una continuità sul nostro territorio di patrimonio cultuale e archeologico unico.
Utilizzo di aree rimaste libere dagli impianti a beneficio della città: rimodellare alcune aree per servizi, attività ricreative, spazi per la creatività, per la cultura, per progetti innovativi.
In sostanza una grande opportunità per un territorio che non può essere lasciata alle improvvisazioni, alle dinamiche di proposte incomprensibili e a volte in contrasto con le aspirazioni di un territorio che non vuole certamente morire ma che nemmeno pensa possibile riprodurre una monocultura industriale invasiva e inquinante.
Ecco perché la centrale a carbone è fuori contesto, ripercorre strade già seguite e già bocciate dal territorio.
Ci sono altre proposte per produrre energia attraverso lo sviluppo dell’ eolico, il solare termodinamico, il progetto Hysteel.…
In questo contesto rientra anche la centrale Enel di Torre del Sale, ormai da tempo non funzionante. Cosa ne vogliamo fare? Se da parte dell’Enel non se ne ravvede l’utilizzo allora quel territorio deve essere liberato e destinato ad altre funzioni!
Chi può fare un progetto, una pianificazione di questo immenso territorio se non i Comuni in un percorso democratico e partecipato con i propri cittadini e valorizzando tutte le conoscenze, i contributi di esperti , studiando le esperienze già fatte in Italia e anche in Europa.
Le risorse messe in campo dall’accordo di programma rischiano, oltre ad essere insufficienti, a produrre effetti piccoli e frammentati. Bisogna avere obbiettivi precisi, lavorare su un progetto e perseguirlo con forza e determinazione, così possiamo avere e richiedere risorse finanziarie oltre che pubbliche, attingere anche a fondi CEE e attivare investimenti privati .
Questo processo , prende atto che dopo oltre un secolo, il nostro territorio esce dalla produzione di acciaio, per come l’abbiamo conosciuta fino ad ora. Per l’oggi e il futuro anche nell’ipotesi del forno elettrico (la più ottimistica) ci fa dire che la siderurgia a piombino sarà ridimensionata e non più centrale. Quindi non c è tempo da perdere.
I Comuni avviino un percorso : Turismo, agricoltura, cultura, imprese strettamente legate al territorio, energie rinnovabili, operatori turistici, parchi della Val di Cornia , per fare SISTEMA. La valorizzazione delle bellezze di un territorio richiedono UNITA’ di intenti, rete, un’offerta che va oltre la spiaggia e il mare che rimane certo importante e ha bisogno di protezione (salvaguardia delle dune e erosione della costa) ma non sufficiente .
Il Porto si sta ampliando, ma per farci cosa? E’ un interrogativo purtroppo ad oggi attuale che evidenzia il principio affermato prima, cioè che si procede per approssimazione.
Non abbiamo un progetto per la rottamazione delle navi. Non sappiamo ad oggi cosa voglia dire “rottamazione delle navi militari”, perché a livello quantitativo di opportunità di lavoro, ma anche le problematiche eventuali che detta rottamazione comporta sono pressoché sconosciute. E poi chi dovrebbe fare la Piattaforma? L’autorità portuale per ora in essere (vedi il progetto di accorpamento della AA.PP.) dovrebbe presentare uno studio in proposito. Intanto si procede a vista. Non sarebbe meglio procedere in senso inverso? Ovvero valutare le potenzialità di sviluppare il porto in relazione alla possibilità di acquisizione di nuovi traffici, e fare lavori di ampliamento, nel quadro di nuove possibilità di attrazione? La linea sin qui seguita ovvero di porre il porto di Piombino in competizione con quello di Livorno non ci pare abbia pagato. I traffici sono diminuiti per entrambi i porti. L’auspicio è che la scelta di un’ unica Autorità Portuale, se ci sarà la volontà, possa favorire una sinergia sia in termini di economie che di efficienza.
Ilio Benifei, Fausto Bertagna, Emi Vaccai,
coordinamento SINISTRA ECOLOGIA LIBERTÀ PIOMBINO — VAL DI CORNIA
Condivido. Idea strategica giusta.