Più governo e meno propaganda

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Redazione

PIOMBINO 15 aprile 2014 — Par­liamo tan­to di polit­i­ca. Sì di polit­i­ca piut­tosto che di psi­colo­gia. Niente da eccepire sul­la psi­colo­gia ma il prob­le­ma è che fer­mar­si ad essa impedi­rebbe di vedere e di affrontare i veri prob­le­mi del­la Val di Cor­nia. Ci sono ques­tioni politiche fon­da­men­tali che han­no accom­pa­g­na­to le vicende recen­ti e meno recen­ti rel­a­tive alla gravis­si­ma situ­azione in cui ques­ta zona si dibat­te?
Sì ci sono e dunque occorre esam­i­narle per cor­reg­ger­le.
In questi ulti­mi dieci anni si sono pro­posti via via gran­di prog­et­ti che avreb­bero dovu­to trasfor­mare rad­i­cal­mente la situ­azione eco­nom­i­ca e sociale ed avreb­bero proi­ettare il ter­ri­to­rio defin­i­ti­va­mente e sicu­ra­mente lun­go una trai­et­to­ria di pro­gres­so garan­ti­to dal­l’in­no­vazione. Prog­et­ti stram­palati e inat­tua­bili come quel­li sul trasporto dei fanghi di Bag­no­li a Piom­bi­no, sul risana­men­to ambi­en­tale o sul poten­zi­a­men­to indus­tri­ale sono sem­pre sta­ti dati come fat­tibili e finanziari­a­mente cop­er­ti ma il tem­po ha dimostra­to che non ave­vano né l’u­na né l’al­tra carat­ter­is­ti­ca. Per­chè tut­to questo è avvenu­to? Nat­u­ral­mente le ragioni sono moltepli­ci ma cer­ta­mente deter­mi­nante è sta­to il fat­to che ci si è affi­dati a elab­o­razioni e pre­sunte risorse esterne e che queste non sono mai state sot­to­poste all’e­same criti­co autonomo ed anzi, quan­do ris­erve moti­vate sono state esplic­i­tate ad esse è sta­to sem­pre pos­to il sig­illo del com­plot­to. La vicen­da del­la siderur­gia par­la da sola per l’in­sieme di finanzi­a­men­ti pub­bli­ci recla­mati ma impos­si­bili o di finanzi­a­men­ti pri­vati tan­to ele­fan­tiaci quan­to inesisten­ti: tut­to dato per fat­tibile ed anzi con­fezion­a­to in una ricon­ver­sione eco­log­i­ca del­l’e­cono­mia che fa sem­pre effet­to. Fer­mi­amo­ci qui ma gli esem­pi potreb­bero con­tin­uare a lun­go
Nat­u­ral­mente fa parte del tema anche il modo in cui questi prog­et­ti sono sta­ti pre­sen­tati, anzi pro­pa­gan­dati: sem­pre con un po’ di retor­i­ca di trop­po e sem­pre con un po’ di vana­glo­ria in ecces­so. I pro­tag­o­nisti del­l’ese­cuzione di questo affres­co non sono solo locali. Le ammin­is­trazioni comu­nali, in par­ti­co­lare quel­la di Piom­bi­no, le forze politiche di mag­gio­ran­za ed in prim­is il Par­ti­to Demo­c­ra­ti­co sono cer­to pri­mat­tori ma ci sono anche tan­ti copro­tag­o­nisti. Lo sono sicu­ra­mente min­istri e sot­toseg­re­tari e par­la­men­tari e così pure fig­ure analoghe del gov­er­no regionale che por­tano la respon­s­abil­ità o di aver con­di­vi­so questi prog­et­ti, ed il modo di pre­sen­tar­li, o di aver omes­so di dire tut­ta la ver­ità sul­la loro real­iz­z­abil­ità. In questo han­no svolto spes­so ruoli analoghi sia le forze di mag­gio­ran­za che quelle di oppo­sizione.
E dunque i prob­le­mi politi­ci ci sono, eccome.
Un pri­mo prob­le­ma politi­co è quel­lo di esser­si affi­dati a prog­et­ti immag­inifi­ci sen­za inquadrar­li in un dis­eg­no coer­ente e sen­za aver costru­ito prog­et­ti mag­a­ri meno ecla­tan­ti ma più real­iz­z­abili e val­u­ta­to le con­dizioni del­la loro real­iz­z­abil­ità. Si potrebbe par­lare di un prob­le­ma politi­co con­nes­so ad una car­ente azione di gov­er­no.
Ma vi è anche un sec­on­do prob­le­ma polti­co e cioè quel­lo di aver cre­ato un cli­ma di cac­cia alle streghe ed aver così imped­i­to un con­fron­to fonda­to su argo­men­ti. Non si è capi­to che quan­do si omette pregiudizial­mente la dis­cus­sione sug­li argo­men­ti e sui con­tenu­ti ci si pri­va di quelle risorse che si chia­mano crit­i­ca dei fat­ti, log­i­ca e anal­isi e così prevale quel­la dimen­sione emo­ti­va del­la polit­i­ca da cui orig­i­na il con­formis­mo. Ma non si è fat­to solo questo. A questo si è aggiun­ta ad ogni pié sospin­to l’e­vo­cazione del com­plot­to e del peri­co­lo prove­niente da pre­sunte quinte colonne. Ed anche questo atteggia­men­to è sta­to molto dif­fu­so sia tra forze politiche che tra gli organi di gov­er­no. Il risul­ta­to è sta­to la pro­duzione di divi­sioni sociali anziché un con­sen­so come risul­ta­to del con­fron­to. Si potrebbe par­lare di un prob­le­ma politi­co con­nes­so alla colpev­ole dif­fu­sione del­la sin­drome del­l’ac­cer­chi­a­men­to e del­la cac­cia all’un­tore.
Il nes­so tra l’uno e l’al­tro prob­le­ma è persi­no inutile dichiarar­lo o com­men­tar­lo.
Vedremo cosa suc­ced­erà a par­tire dai prossi­mi giorni ed è aus­pi­ca­bile che le cose miglior­i­no quan­to più è pos­si­bile a van­tag­gio delle scelte di gov­er­no e a svan­tag­gio del­la pro­pa­gan­da anche se, è bene dir­lo con chiarez­za, l’in­ver­sione di ten­den­za rispet­to alla direzione di questi anni è molto molto dif­fi­cile.
In ogni caso dalle vicende del­la Val di Cor­nia emerge pre­po­ten­te­mente l’e­si­gen­za del riconosci­men­to da parte del­la polit­i­ca e dei suoi rap­p­re­sen­tan­ti di un dovere pri­mario.  Si trat­ta del­l’im­peg­no pri­or­i­tario a non dis­perdere mai il prin­ci­pio sec­on­do cui «i cit­ta­di­ni – lo scrive­va qualche tem­po fa Gilber­to Cor­belli­ni – devono essere dotati degli stru­men­ti e delle infor­mazioni per non con­fondere i fat­ti con la pro­pa­gan­da ide­o­log­i­ca, ovvero per capire, in una con­tro­ver­sia cir­ca la veridic­ità o il sig­ni­fi­ca­to di alcu­ni fat­ti, di chi sia il caso di fidar­si».
È anche su questo, ci ver­rebbe da dire sopratut­to su questo, che andran­no giu­di­cati politi­ca­mente par­ti­ti e per­sone can­di­dati nel­la prossi­ma com­pe­tizione elet­torale. 

 

 

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