E compromesso sia: non c’è regola senza deroga

· Inserito in Leggi e normative

Una delle parole più usate in questi ulti­mi tem­pi in polit­i­ca è dero­ga. Sem­bra un ampli­a­men­to del­la lib­ertà, qua­si il sim­bo­lo e la dimostrazione di quan­to la polit­i­ca è atten­ta alle sfac­cettature del­la realtà ed invece è il riconosci­men­to del­la man­can­za di idee e del­la inca­pac­ità di scelte del­la polit­i­ca, l’indice del suo decadi­men­to.
Pren­di­amo due esem­pi lon­tani l’uno dal­l’al­tro.
Il Par­ti­to demo­c­ra­ti­co sta­bilisce che i par­la­men­tari da esso espres­si non pos­sono essere ripor­tati in Par­la­men­to dopo 15 anni di per­ma­nen­za. Rego­la chiara alla quale però si aggiunge la pos­si­bil­ità del­la dero­ga su richi­es­ta del diret­to inter­es­sato. Una vol­ta accor­da­ta l’in­ter­es­sato potrà parte­ci­pare alle pri­marie per la scelta dei can­di­dati sen­a­tori o dep­u­tati. Ma non bas­ta. Sem­pre il PD sta­bilisce che non potran­no can­di­dar­si, gli europar­la­men­tari, i sin­daci di cit­tà supe­ri­ori a 5mila abi­tan­ti, asses­sori e con­siglieri region­ali ma aggiunge “..sal­vo dero­ga con­ces­sa dal par­ti­to…”.
Il Comune di Piom­bi­no ha a suo tem­po cos­ti­tu­ito insieme ad altri Comu­ni la Soci­età dei Parchi. Una Con­ven­zione ed un Con­trat­to di Servizio per la ges­tione uni­taria del sis­tema parchi del­la Val di Cor­nia sta­bilisce che i Comu­ni verser­an­no annual­mente alla Soci­età un con­trib­u­to finanziario in con­to ges­tione ripar­ti­to su base demografi­ca.. Nel set­tem­bre 2012 i Sin­daci si riu­nis­cono e sta­bilis­cono che per l’e­ser­cizio 2012 in dero­ga al Con­trat­to il con­trib­u­to sarà eroga­to sec­on­do modal­ità diverse. Il Comune di Piom­bi­no pagherà meno e quel­lo di San Vin­cen­zo di più. Cosa suc­ced­erà nel 2013? Non è dato sapere.
Come si vede l’u­so del­la dero­ga ha largo spazio ma non c’è da mer­av­igliar­si per­ché prati­ca­mente tut­ti gli Accor­di di pro­gram­ma vari­a­mente denom­i­nati in mate­ria urban­is­ti­ca sono fon­dati su deroghe rispet­to alle leg­gi nazion­ali e region­ali, ai Piani Strut­turali e così via. Chi vuole i Piani non ha il cor­ag­gio di difend­er­li, chi non li vuole non ha il cor­ag­gio di dire che van­no aboli­ti e così si tro­va la soluzione all’i­tal­iana: la dero­ga. Altri tem­pi quel­li in cui nel­la legge urban­is­ti­ca del 1942 la paro­la dero­ga non era scrit­ta o quel­li in cui gli ammin­is­tra­tori locali con­sid­er­a­vano la dero­ga come un pec­ca­to mor­tale e comunque la face­vano approvare dai Con­sigli Comu­nali quan­do, solo per le opere pub­bliche, era pro­prio indis­pens­abile (qua­si mai).
Per­ché allo­ra la dero­ga è così di moda oggi? Per­ché la polit­i­ca e le isti­tuzioni non fan­no più il loro mestiere, cioè quel­lo di dare regole dis­cusse ampia­mente e basate su scelte chiare nel­l’in­ter­esse pub­bli­co e gen­erale e di far­le rispettare, ma piut­tosto cer­cano di dare risposte a tut­ti a pre­scindere. Sì, A pre­scindere, come si inti­tola­va la vec­chia riv­ista di Totò.

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