Pomodoro: ciò che la candidata Ticciati dimentica
CAMPIGLIA MARITTIMA 15 marzo 2019 — La candidata sindaca del raggruppamento Pd-Psi, Alberta Ticciati, replica ai nostri appunti circa l’assenza di una politica che, negli anni, abbia garantito uno sviluppo della fabbrica e del comparto e una adeguata riorganizzazione urbanistica del rione Coltie. Lo fa riprendendo, nella sostanza, una critica della giunta che ci addebita una visione limitata dei problemi “perché non si possono confondere i temi di relazione tra un’azienda ed il tessuto urbano circostante, con le politiche di filiera”. A nostro avviso fabbrica, Coltie e filiera, si devono invece “confondere” perché sono aspetti inscindibili e interdipendenti: liberare la fabbrica dal ristretto ambito delle Colie significa far respirare il rione e garantire una presenza da protagonisti nella filiera del pomodoro. L’alternativa sono i rimedi costanti per cercare comunque di andare avanti alla giornata, stagione dopo stagione. Ma la soluzione vera è un’altra, quella dimenticata dal protocollo del 2012, quella mortificata dagli accordi di programma sulla reindustrializzazione che, senza che Campiglia muovesse un dito, hanno addirittura accolto il polo agroalimentare dei prodotti algerini di monsieur Rebrab.
Noi, invece, vogliamo fare di tutto per agevolare il trasferimento dell’Italian Food a Campo alla Croce. In questo sta la soluzione.
Sappiamo che l’obiettivo della delocalizzazione dello stabilimento e del potenziamento della capacità produttiva della filiera del pomodoro toscano è impresa complessa, ma è certo che la passività del Comune non ha aiutato nessuno. Motivo in più per ribadire il nostro impegno a portare, insieme agli altri Comuni della zona, questo argomento sui tavoli regionali e nazionali dove merita senz’altro di stare. Cosa che non ha fatto la Giunta Soffritti
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