Porto di Piombino: strategie politiche sbagliate
PIOMBINO 13 ottobre 2018 — Non arriva alcun segno di vita dagli sbandierati insediamenti di grandi società private: dovevano rappresentare un contributo per la ripresa economica ed occupazionale di una città che, purtroppo, non si può più permettere di aspettare.
Numerosi sono stati i proclami, come numerosi sono gli errori di cui la politica si è resa responsabile. Tra quelli più madornali se ne annoverano tre, i maggiori.
Il primo, di aver speso milioni di euro senza una concentrazione degli investimenti, facendolo a macchia di leopardo, cosicché oggi tutto è avviato e niente concluso.
Il secondo, di non aver integrato alle opere portuali quelle infrastrutturali di connessione del porto alla rete ferroviaria e viaria, come se un porto potesse funzionare senza strade e ferrovie di collegamento.
Il terzo, di aver deciso curiosamente di assegnare in concessione spazi demaniali (banchine e piazzali) ancora inesistenti.
Questa ultima decisione è a dir poco anomala, come anomala è l’intera procedura di concessione in favore di Pim e General Electrics (GE).
In entrambi i casi, infatti, l’aggiudicazione non è cominciata con un bando pubblico bensì con una manifestazione di interesse delle due società; successivamente nessuno ha manifestato un interesse concorrente o quelli presentati sono stati considerati inammissibili e così Pim e GE vantano oggi un diritto su quelle aree ancora da completare.
Non spetta comunque a noi valutare la regolarità delle suddette procedure; siamo certi che il personale dell’Autorità portuale piombinese ha sempre lavorato con professionalità e rispetto delle regole; coltiviamo semmai qualche perplessità sull’operato dei politici.
Il dato di fatto è che i lavori di cui si era impegnata l’Autorità portuale non sono ancora ultimati.
Manca il completamento del piazzale della darsena nord, con la infrastrutturazione di un’area di 195mila metri quadrati, il cui costo si aggira attorno a 49 milioni di euro, non a carico dei soggetti privati bensì del pubblico (39 a carico della Regione e 10 dell’Autorità di Sistema).
Ciò comporta che ad oggi Pim e GE non hanno ancora a disposizione le aree su cui avrebbero dovuto già investire.
Per colpa dell’inefficienza della politica sono a repentaglio importanti investimenti privati. E se dovessero esserci passi indietro da parte di questi ultimi, arriverebbe anche la beffa di milioni di euro spesi per infrastrutture senza certezze di un ritorno occupazionale ed economico.
*Francesco Ferrari responsabile di Fratelli d’Italia Val di Cornia