Prelievi a Piombino, analisi a Livorno: un dramma
SAN VINCENZO 24 luglio 2015 — Con la det.753/12 e il dgrt.1235/12, che rispettivamente reintroducono il ticket per gli esentati al pagamento delle prestazioni sanitarie pubbliche e una cura dimagrante al numero dei posti letto negli ospedali, la Regione Toscana ha dato il suo piccolo contributo alla realizzazione del neoliberismo selvaggio, al quale molto stanno a cuore le regole ragionieristiche ma poco quello che accade alle popolazioni, in conseguenza degli effetti collaterali provocate dalla fredda applicazione della logica dei numeri.
Questi provvedimenti favoriscono di fatto la privatizzazione della sanità perché inducono i cittadini a rivolgersi a organizzazioni private, in mancanza di strutture pubbliche adeguate sul territorio.
Speriamo nei contratti fra Enti Pubblici e privati non ci mettano la medesima clausola che hanno messo per l’acqua, che garantisce i profitti indipendentemente dai consumi, perché in futuro potremmo trovarci con prezzi alle stelle nel caso in cui la salute pubblica dovesse migliorare invece che peggiorare.
I citati provvedimenti produrranno l’accentramento dei laboratori delle strutture ospedaliere, penalizzando le periferie, e dunque creando problemi logistici ai cittadini, che dovranno affrontare veri e propri viaggi anche per fare gli esami più semplici, con conseguente aumento dei costi.
Ad esempio, è previsto entro l’estate l’accentramento completo delle analisi, che prima venivano fatte a Villamarina, al presidio ospedaliero di Livorno.Valga un solo dato sopra tutti gli altri a rendere l’idea della futura situazione. Fra esami del sangue e delle urine, sono circa un milione e centomila le analisi eseguite ogni anno nel laboratorio piombinese, il quale si fermerà da qui a poco tempo provocando una riduzione dell’efficienza e della funzionalità di tutto l’ospedale. Infatti, tutto ciò che ora può essere realizzato in poche ore richiederà almeno due o tre giorni, senza contare l’aumento della possibilità di alterazione biologica delle urine, che non possono essere conservate in frigo.
Piacerebbe, almeno, che le impresentabili liste di attesa per gli esami venissero costantemente pubblicate online così che i cittadini, si fa per dire, sapessero di che morte moriranno.
La sanità, così come l’acqua o l’aria, sono per definizione cose pubbliche, cioè indisponibili ad essere oggetto di manipolazioni atte a produrre un profitto economico. L’agire in contrasto con questi principi non ha scusanti, nemmeno quella della buona fede che si concede in tolleranza ai reietti. E non è il nostro caso.
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