Il presidente Rossi invoca l’intervento pubblico
PIOMBINO 17 maggio 2018 — Evidentemente tutta la certezza sull’intervento di Jindal sulle acciaierie di Piombino manifestata fin dall’1 marzo 2018 si è dissolta. Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana aveva allora esplicitamente dichiarato: “Si chiude così un periodo lungo di difficoltà e di incertezze e adesso è possibile guardare con maggiore speranza al futuro. Ci sono infatti sei settimane a disposizione del gruppo indiano per compiere le necessarie verifiche a Piombino e per presentare un piano industriale e finanziario per poi arrivare alla stipula dell’atto di acquisto definitivo”.
Oggi i toni sono molto diversi: “Nel caso in cui la trattativa in corso non vada in porto – ha detto – sono perché ci sia un intervento pubblico. La Regione è pronta e chiedo che lo sia anche il Governo, insieme a Cassa depositi e prestiti e a RFI”.
Questo il comunicato stampa della Regione Toscana:
“La Regione e il Ministero dello sviluppo economico hanno fatto davvero di tutto per confezionare un pacchetto in grado di regolare il passaggio di mano dando certezze allo sviluppo dell’azienda, agli investimenti e per tornare a produrre acciaio a Piombino. La trattativa adesso è affare che riguarda le due parti. Ma si sta protraendo oltre l’accettabile con un impatto emotivo forte su un paese intero, sui cittadini sui duemila lavoratori e sugli altrettanti dell’indotto. Per questo siamo davvero a chiedere che la trattativa si chiuda e che l’accordo si faccia. Se così non sarà si dovrà pensare ad un intervento pubblico”.
Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ha scelto il tradizionale briefing con i giornalisti per dire la sua sulla vicenda della vendita del sito industriale di Piombino dagli algerini di Aferpi agli indiani di Jindal SW, una questione che lo ha impegnato personalmente in lunghe trattative romane al Ministero dello sviluppo economico, un tavolo che ha abbandonato nella tarda serata di martedì.
“La Regione Toscana – ha precisato Rossi in merito al possibile intervento pubblico – è pronta e disposta a fare la sua parte. Chiediamo che altrettanto facciano Ferrovie dello Stato, RFI, Cassa depositi e prestiti, perché siamo di fronte ad un bene nazionale e c’è domanda per tornare a produrre acciaio. E a Piombino dobbiamo trovare il modo di farlo. Anche assumendocene direttamente le responsabilità”.
E, dopo aver ringraziato “sentitamente e di cuore” il ministro per lo sviluppo economico Carlo Calenda “per l’impegno puntuale, straordinario, costante e appassionato che ha messo nella vicenda di Piombino”, il presidente Rossi ha tenuto a puntualizzare e chiarire il suo pensiero per non lasciare dubbi di sorta.
“Nel caso in cui la trattativa in corso non vada in porto – ha detto – sono perché ci sia un intervento pubblico. La Regione è pronta e chiedo che lo sia anche il Governo, insieme a Cassa depositi e prestiti e a RFI. Questa ipotesi non la prendete come una battuta perché è un’ipotesi che ha un fondamento nel caso in cui la soluzione prospettata non dovesse andare in porto e in quel caso per quello lavoreremo”.