Probabile la riproposizione dell’ennesimo accrocco
PIOMBINO 7 dicembre 2017 – Non c’è da stare sereni, anzi c’è da essere molto preoccupati.
I protagonisti, quasi tutti, del fallimento del “progetto Rebrab”, comprendendo con questa dizione non solo la siderurgia, l’agroalimentare e la logistica, promesse dall’imprenditore algerino ma anche bonifiche, infrastrutture e occupazione, promesse dalle istituzioni pubbliche, si sono ritrovati stabilendo di scrivere un documento “che sia rappresentativo delle opinioni di Comune, Regione e sindacati su questa vicenda e sulle prospettive future del polo produttivo di Piombino” da presentare al governo.
C’erano tutti o quasi tutti: il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi e la Rsu di Aferpi, insieme a Cgil, CISL e Uil regionale e territoriale e ai rappresentanti di chimici e metalmeccanici, il consigliere regionale Gianni Anselmi, il consigliere del presidente per le questioni del lavoro, Gianfranco Simoncini, e il vicesindaco di Piombino, Stefano Ferrini.
Ciò che preoccupa è il fatto che gli stessi protagonisti, ripetuto unanimemente il rassicurante mantra per cui a Piombino si deve tornare a produrre acciaio, sembrano convinti che si possa tutto ricominciare da capo con gli stessi metodi, come se niente fosse successo. Eppure che qualcosa è successo lo dovrebbero sapere bene. Basterebbe che ricordassero tante loro dichiarazioni puntualmente smentite dai fatti. Ne citiamo una del presidente Rossi rilasciata il 23 marzo 2015: ““Due anni fa Piombino era in lutto ora è rinata grazie ad una buona politica industriale pubblica ed a 240 milioni di investimento di Regione e Governo, che hanno attratto oltre 1100 milioni di investimenti privati. A Piombino il pubblico non è stato inerte, ha lavorato seriamente per realizzare l’ammodernamento del Porto, per le bonifiche e per incentivi alle imprese. Tutto questo l’ha resa altamente attrattiva “.
La differenza con la realtà è così evidente che non merita nemmeno un commento.
In realtà ciò che preoccupa davvero è il fatto, ormai diventato una consuetudine, che il documento unitario non sarà altro che l’accrocco delle richieste tanto per accontentare tutti a prescindere (il modulo di tanti protocolli ed accordi precedenti è stato proprio questo) dato che a nessuno è mai passato in mente, o non ha voluto, che occorre almeno una trama senza smagliature all’interno della quale scegliere le priorità e che queste siano realmente tali. Non la litania degli spizzichini finanziari pubblici fatti solo per accontentare demagogicamente tutti e poi col tempo scontentare ugualmente tutti dato che gli spizzichini non risolvono i problemi. È proprio un vaniloquio suggerire che pubblico, stiamo parlando di Comuni e Regione, si dia come compito fondamentale la realizzazione del contesto ambientale (le bonifiche) e di quello infrastrutturale (strade e ferrovie)? E che lo faccia dando e pretendendo certezze vere su tempi, modi e finanziamenti non le ripetute promesse fallimentari alle quali ci ha abituato?
Il fatto che siano trascorsi tanti anni e che si ripeta invece lo stesso modulo non rassicura per niente.
Così come non rassicura per niente il fatto che il Comune di Piombino voglia un nuovo accordo di programma che veda nel porto una capacità di attrazione e di investimento per tutto il territorio.
Da un certo punto di vista questa sottolineatura è significativa perché, pur nella genericità, è l’accettazione del fatto che il porto di Piombino ha bisogno di tanti altri finanziamenti, cosa che si ammette proprio a denti stretti. Ma del resto di fronte a ciò che ha scritto lo stesso presidente dell’autorità portuale, Stefano Corsini, e cioè che, rimanendo al tanto sbandierato insediamento della General Electric (GE) e per metterla in condizione di insediarsi nelle aree del porto di Piombino già all’inizio del 2019, “L’Adsp sta proseguendo le attività di progettazione ed esecuzione delle opere necessarie all’insediamento industriale del gruppo GE. Gli interventi hanno per oggetto la realizzazione di un’area logistica con accesso diretto alla Darsena Nord e alle aree industriali retroportuali. Le opere previste in questi interventi sono quelle necessarie per completare le infrastrutture marittime ed adeguare le caratteristiche dei piazzali. Prima che la società possa insediarsi, sarà necessario, tra le altre cose, consolidare e pavimentare i piazzali e realizzare tutti gli impianti necessari” e che “il costo complessivo dell’intervento è stimato in 60 milioni di euro”, che evidentemente non ci sono, sarebbe stato difficile continuare con gli inni alla gioia.
Sarebbe bastato vedere qual’è lo stato dell’area per rendersene conto.
E pur tuttavia è proprio quella sottolineatura che fa preoccupare ulteriormente, perché fatta senza avere la minima consapevolezza che il porto senza infrastrutture di collegamento è un non senso, che il porto senza bonifiche è un non senso e che, siccome solo questi due argomenti costano una barcata di soldi pubblici, forse è venuto il momento di pensare che il pubblico si deve concentrare su di essi e che per il resto si possono chiamare con atti pubblici aperti a tutti, e non al primo offerente, i privati, che danno garanzie, a proporre soluzioni per loro fattibili e remunerative sul piano finanziario ed economico e per il pubblico generatrici di una quantità di occupazione proporzionata rispetto al terreno messo a disposizione.
Altro che documento unitario, c’è bisogno di una capacità e una volontà di programmazione con le quali ad oggi nessuno si è cimentato.
I comunicati stampa
Comune di Piombino
Nuovo appuntamento in Regione questa mattina sulla questione Aferpi. Un incontro convocato dal presidente della Regione Enrico Rossi al quale hanno preso parte il vicesindaco del Comune di Piombino Stefano Ferrini, le organizzazioni sindacali, il consigliere di Rossi Gianfranco Simoncini, il presidente della II commissione del consiglio regionale Gianni Anselmi.
All’ordine del giorno la condivisione del percorso da portare avanti a seguito della risoluzione del contratto con Aferpi, con le parti sociali e con le istituzioni coinvolte.
Rossi ha indicato le problematicità esistenti, evidenziando l’incertezza del percorso di risoluzione e del rapporto con Cevital e ha chiesto un impegno unitario da parte di tutti i soggetti per provare a far sentire più forte la voce della Toscana
“Il Comune ha dato la sua disponibilità a sostenere un lavoro condiviso insieme ai sindacati e alla Regione – afferma il vicesindaco Stefano Ferrini – per rivendicare la giusta attenzione alla vicenda Piombino. Una vicenda che non riguarda solo il caso Aferpi ma che investe anche le aziende dell’indotto.
Un tema fondamentale che è stato affrontato e che verrà portato avanti – continua Ferrini – è l’elaborazione e la sottoscrizione di un nuovo Accordo di Programma che veda nel porto una capacità di attrazione e di investimento per tutto il territorio. Questi temi saranno posti al Governo, nei modi e nelle forme che concorderemo, per costruire una via comune di rilancio del territorio”.
Regione Toscana
Stilare un documento unitario, da sottoporre al Governo e che rappresenti la posizione della Toscana rispetto alla questione dell’acciaio a Piombino, che ha un rilievo nazionale.
È questa la volontà emersa al termine dell’incontro che si è tenuto questo pomeriggio in Palazzo Sacrati Strozzi a Firenze, tra il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi e la Rsu di Aferpi, insieme a Cgil, Cil e Uil regionale e territoriale e ai rappresentanti di chimici e metalmeccanici, presenti il consigliere regionale Gianni Anselmi, il consigliere del presidente per le questioni del lavoro, Gianfranco Simoncini, e il vicesindaco di Piombino, Stefano Ferrini.
“Abbiamo preso l’impegno – spiega il presidente Rossi – di redigere un documento che sia rappresentativo delle opinioni di Comune, Regione e sindacati su questa vicenda e sulle prospettive future del polo produttivo di Piombino. Si tratta di una questione di rilievo nazionale e la Toscana vuol far emergere la sua posizione”.
I partecipanti si sono trovati concordi sulla necessità di liberare Piombino dal vincolo oggi esistente, rappresentato da Aferpi, per attrarre un nuovo investitore in grado di fornire garanzie rispetto al mantenimento dei livelli occupazionali e alla necessità, unanimemente riconosciuta, che a Piombino si torni a produrre acciaio.