Proclami, annunci e fallimenti per colpe altrui

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Redazione

PIOMBINO 15 feb­braio 2014 — Tra annun­ci, procla­mi e sup­posti com­plot­ti Piom­bi­no sta spro­fon­dan­do e trasci­na la Val di Cor­nia con sé.
Ormai da anni man­cano le con­dizioni per una rif­les­sione pub­bli­ca su prob­le­mi reali e soluzioni pos­si­bili e su tut­ti gli ele­men­ti che li com­pon­gono. Tut­to è tra­volto da una retor­i­ca stuc­chev­ole che sfugge al con­fron­to.
Dal­l’ac­cor­do sui fanghi di Bag­no­li ai diver­si pro­to­col­li d’in­te­sa, dagli svilup­pi indus­tri­ali alle pre­vi­sioni tur­is­tiche, dalle par­ti di cit­tà antiche e future pronte ad essere trasfor­mate e poi rimaste come pri­ma, fino ai finanzi­a­men­ti (decine di mil­ioni) ottenu­ti e resti­tu­iti, è sta­to un con­tin­uo promet­tere, anzi dare per cer­to e non man­tenere, anzi dimen­ti­care.
Le relazioni isti­tuzion­ali all’in­ter­no del­la Val di Cor­nia han­no cos­ti­tu­ito un peso e sono state dis­trutte, per non dire poi del pas­sag­gio da una provin­cia all’al­tra quan­do ormai l’opin­ione gen­erale era quel­la di abolire le Province. Piom­bi­no in pri­ma lin­ea e le altre ammin­is­trazioni più o meno silen­ti, ques­ta impeg­na­ta a costru­ire improvvisate fusioni e quel­l’al­tra a riesumare mai sopi­ti munic­i­pal­is­mi. I con­sigli comu­nali con­cepi­ti, quan­do va bene, come organi di rat­i­fi­ca, molto spes­so nep­pure chia­mati ad esprimere pareri su accor­di isti­tuzion­ali o su fon­da­men­tali atti d’ind­i­riz­zo.
E poi un meto­do gen­erale: di fronte ad obiezioni pre­cise mai una rispos­ta altret­tan­to pre­cisa. Prati­ca­mente con mag­giore o minore inten­sità tutte le ammin­is­trazioni comu­nali l’han­no prat­i­ca­to.
La col­pa dei fal­li­men­ti sem­pre nat­u­ral­mente degli altri.
Ci si avvic­i­na alle elezioni ammin­is­tra­tive e non si può non chiedere se tut­to questo è da ripro­porre o da mod­i­fi­care rad­i­cal­mente.
La doman­da è persi­no banale e cioè se il gov­er­no di una cit­tà sia costruzione paziente delle soluzioni nelle con­dizioni date o se invece sia un eser­cizio di quel chi­as­soso tipo di comu­ni­cazione da cui sca­tur­isce un rumore di fon­do che tut­to rende incom­pren­si­bile.
La pri­ma ipote­si impli­ca rispet­to del­la trasparen­za, tes­si­tu­ra di sin­cere relazioni, esplic­i­tazione delle dif­fi­coltà, chiarez­za sulle pos­si­bil­ità.
La sec­on­da anneb­bi­a­men­to del­la com­pren­sione e del­la con­sapev­olez­za.
Non è una ques­tione di atteggia­men­to, è una ques­tione polit­i­ca, anzi oggi in Val di Cor­nia si trat­ta del­la scelta polit­i­ca fon­da­men­tale.
Poi c’è il con­fron­to sui prob­le­mi e sulle soluzioni ma sen­za le con­dizioni ambi­en­tali che lo per­me­t­tono il con­fron­to non è pos­si­bile.
Innanz­i­tut­to su questo impeg­no fon­da­men­tale sono chia­mati ad esprimer­si par­ti­ti e can­di­dati.

(Foto di Pino Bertel­li)

 

 

 

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