LA REGIONE RITORNA AD UNA ESPERIENZA A SUO TEMPO FALLITA

Progetti di pubblica utilità: pochi e poco utili

PIOMBINO 15 luglio 2015 — Ne par­larono così tan­to che lo scrissero anche nell’ accor­do di pro­gram­ma per la riqual­i­fi­cazione e la ricon­ver­sione del polo indus­tri­ale di Piom­bi­no: «… potran­no essere attiv­i­ti anche prog­et­ti spe­ciali per l’u­ti­liz­zo dei sud­det­ti lavo­ra­tori [i lavo­ra­tori del Grup­po Luc­chi­ni o del­l’in­dot­to], ai sen­si del­l’ar­ti­co­lo 7 del Decre­to leg­isla­ti­vo 1 dicem­bre 1997, n. 468, in attiv­ità social­mente utili, con par­ti­co­lare rifer­i­men­to al set­tore ambi­en­tale, con­nes­si agli inter­ven­ti pre­visti dal pre­sente accor­do di pro­gram­ma, con risorse a cari­co del­la Regione Toscana». A parte il fat­to di aver riesuma­to una delle espe­rien­ze più fal­li­men­ta­ri del­la sto­ria delle politiche del lavoro ital­iane, appun­to quel­la dei lavori social­mente utili, ter­mi­na­ta con l’as­sun­zione nel­la pub­bli­ca ammin­is­trazione di migli­a­ia di per­sone dopo essere state trat­tenute ed uti­liz­zate impro­pri­a­mente, nel­la for­ma del lavoro socil­a­mente utile, in ogni genere di lavoro, era facil­mente preved­i­bile la debolez­za del­l’im­peg­no, in con­trasto con tut­to ciò che da tem­po anda­va mat­u­ran­do nelle politiche del lavoro.
Adesso che arriv­i­amo alla fase attua­ti­va ne abbi­amo la dimostrazione.
La Regione Toscana, attra­ver­so Svilup­po Toscana ha approva­to un Avvi­so per la pre­sen­tazione di prog­et­ti volti alla real­iz­zazione di opere e servizi di pub­bli­ca util­ità a valere sul P.O.R. Toscana FSE 2014–2020 (http://www.sviluppo.toscana.it/lavori_pu) con il quale intende finanziare prog­et­ti ter­ri­to­ri­ali di opere e servizi di pub­bli­ca util­ità riv­olti a sogget­ti dis­oc­cu­pati o inoc­cu­pati, che han­no esauri­to il peri­o­do di cop­er­tu­ra degli ammor­tiz­za­tori sociali e sono sprovvisti di trat­ta­men­to pen­sion­is­ti­co, che risiedono o sono domi­cil­iati nel ter­ri­to­rio del­la Regione Toscana.
Il pri­mo prob­le­ma, dunque, è che i cass­in­te­grati di cui si parla­va nel­l’ac­cor­do non rien­tra­no e dunque non pos­sono essere impeg­nati nel­l’at­tuazione di quei prog­et­ti.
Lo pos­sono i dis­oc­cu­pati che han­no ter­mi­na­to la cas­sa inte­grazione ma l’in­vi­to è riv­olto a tut­ta la Toscana. Per i prog­et­ti pre­sen­tati da pub­bliche ammin­is­trazioni aven­ti sede o uffi­ci per­iferi­ci nei Comu­ni di Piom­bi­no, Campiglia Marit­ti­ma, San Vin­cen­zo, Suvere­to e Sas­set­ta, Livorno, Colle­sal­vetti e Rosig­nano Marit­ti­mo e nei Comu­ni del­la Provin­cia di Mas­sa-Car­rara ver­rà asseg­na­to un pun­teg­gio pre­mi­ale aggiun­ti­vo nel­la com­po­sizione del­la grad­u­a­to­ria dei prog­et­ti pre­sen­tati.
Ma quan­ti saran­no col­oro che potran­no essere impeg­nati? È disponi­bile 1 mil­ione di euro per il tri­en­no 2014/2016 che la Regione uti­liz­za per finanziare una quo­ta fino all’80% delle spese ammis­si­bili sostenute per la real­iz­zazione di ogni prog­et­to (per un min­i­mo di 50.000 € ed un mas­si­mo di 300.000 €). Dunque saran­no disponi­bili al mas­si­mo 1.200.000 euro.
Le sole spese ammis­si­bili sono quelle rel­a­tive al cos­to del lavoro, com­pren­si­vo di oneri fis­cali, prev­i­den­ziali e assis­ten­ziali, TFR, etc. etc..
Poichè cias­cun lavo­ra­tore coin­volto nel prog­et­to potrà per­cepire un red­di­to lor­do non supe­ri­ore ad 8.000 euro annui con un impeg­no orario set­ti­manale mas­si­mo di 20 ore e ad una dura­ta mas­si­ma di 12 mesi, al mas­si­mo saran­no impeg­nati in un anno 150 lavo­ra­tori.
Una cifra ben mis­era, tale da porre l’in­ter­rog­a­ti­vo se vale davvero la pena di spender­la in questo modo, vis­to che l’o­bi­et­ti­vo è quel­lo di favorire l’oc­cu­pa­bil­ità di sogget­ti svan­tag­giati nel mer­ca­to del lavoro e di con­trastare la dis­oc­cu­pazione di lun­ga dura­ta,  piut­tosto che in politiche attive di riqual­i­fi­cazione delle com­pe­ten­ze, ricer­ca e accom­pa­g­na­men­to nel mer­ca­to del lavoro e più in gen­erale su tut­to ciò che vuol dire politiche attive e non assis­ten­zial­is­mo.

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