Promossi in integrazione, rimandati per il lavoro
Sì, si potrebbe dire: «Se questo accade in Val di Cornia». Siccome la Val di Cornia è territorio alle prese ormai da anni con una crisi economica gravissima appare difficile comprendere la crescita progressiva della presenza degli stranieri, comunitari o extracomunitari che siano, eppure ciò è avvenuto fino a un livello simile alla media provinciale e nazionale. In realtà non è poi così difficile comprendere questo fenomeno perché basta pensare che la gran parte è costituita da badanti che prendono cura degli anziani non autosufficienti sempre più numerosi e che un’altra parte va a lavorare dove, anche per mancanza di giovani locali e per rifiuto di lavori manuali e pesanti, la manodopera locale non è presente. E così il fenomeno dell’immigrazione è diventato strutturale, insomma una componente stabile di questo territorio oggi e nel futuro. Che per questo è già e sarà sempre più un territorio pluralista. Ovviamente questo comporta molti adeguamenti nei servizi, ad esempio quelli sanitari a quelli scolastici, molta attenzione alle esigenze educative degli stessi adulti, ad esempio quelle legate alla lingua ed alle conoscenze civiche, per non parlare delle abitazioni e dei centri di aggregazione. Inutile discutere se questi sono problemi o occasioni perché sono insieme l’uno e l’altro, dato che implicano modifiche da apportare e queste modifiche sono al tempo stesso problemi da affrontare e occasioni di arricchimento e di innovazione. Utile invece assumere un atteggiamento di apertura e al tempo stesso di confronto verso le culture che con l’immigrazione entrano, dato che non è l’accettazione passiva che può produrre arricchimento così come non lo è la cancellazione pregiudiziale di ciò che arriva. Apertura e confronto non significano giustapposizione significano piuttosto scambio, dialogo, intercultura non balcanizzazione. Ciò di cui abbiamo bisogno anche in Val di Cornia è una realtà pluralistica creata dallo scambio culturale. Così come è una esigenza il rispetto della legalità (e questo vale per tutti, indigeni e non indigeni) che non può essere sostituito da una comprensione che tutto legittima in virtù dell’ ambiente di provenienza e delle oggettive difficoltà del nuovo ambiente di arrivo. Pluralismo significa rispetto reciproco a partire dal rispetto codificato nelle norme e nelle leggi.
Difficile dire che oggi tutto questo accade in Val di Cornia, ma ciò non significa che non possa accadere.
(Foto di Pino Bertelli)