Protocolli, accordi, declamazioni ma sostanza poca
PIOMBINO 19 marzo 2017 — In dieci anni si è scritto e firmato di tutto: protocolli, intese, accordi. E ogni volta, ed ancora più spesso, declamazioni che promettevano il Paradiso il giorno dopo. Ed invece sia dal punto di vista delle infrastrutture che da quello delle bonifiche, sia da quello della creazione di posti di lavoro che da quello della creazione di nuove iniziative imprenditoriali la situazione attuale, dopo dieci anni, è drammatica.
Sarebbe necessario un po’ di coraggio per capire, a partire da una valutazione della realtà che nessuno si preoccupa di avere a disposizione (anche i vari osservatori dell’economia o del lavoro o del sociale o dell’istruzione dopo la riassunzione di queste competenze da parte della Regione non funzionano più), perché ciò è successo e cosa può essere fatto per invertire la tendenza.
La lettura dei vari patti siglati in questo tempo può essere utile anche se, ovviamente, parziale.
Cosa scaturisce?
Sicuramente che hanno pesato
- una analisi non autonoma della situazione sia di fonte istituzionale che sindacale,
- l’assenza di una visione dei confini e dell’utilità dell’intervento pubblico più congruo per creare le condizioni dell’intervento privato,
- il vuoto di progetti su cui fossero fondate le decisioni ed anche i finanziamenti,
- la mancanza della selezione delle priorità e conseguentemente la cancellazione dell’inessenziale,
- la non valutazione delle proposte dei privati sia dal punto di vista tecnico che della situazione del mercato,
- il privilegio accordato alla comunicazione (in altri tempi si sarebbe chiamata propaganda) piuttosto che alla sostanza.
Non si creda che quest’ultimo punto sia il meno importante. In verità esso è alla radice di una concezione della politica e del governo che sorvola sulle compatibilità e si preoccupa solo di far apparire ciò che, indipendentemente dalla sua attuabilità, può consolare o illudere. Ciò che è avvenuto quando si è presentato a Piombino un tal Khaled al Habahbeh che ha promesso mari e monti e cioè l’ accoglienza e la credibilità che gli è stata data principalmente e ripetutamente dal Comune, tutto finito con l’emergere dei problemi giudiziari del soggetto e con la denuncia per turbativa d’asta da parte dell’amministratore straordinario della ex Lucchini, non è stato un incidente di percorso ma ciò che era nel conto potesse succedere come conseguenza di quell’impostazione.
Ma quella stessa impostazione ha portato ad accettare ed inserire in un accordo di programma siglato il 30 giugno 2015 un piano industriale della società Cevital in cui era scritto che il 1° luglio, un giorno dopo, sarebbero partiti gli investimenti ed i lavori per la costruzione in un terreno di colmata di un’intera acciaieria, capace di produrre un milione di tonnellate di acciaio, che sarebbe stata realizzata e entrata in produzione in diciotto mesi.
Da quei pilastri o deboli o inesistenti sono scaturiti molti dei problemi di oggi del tutto irrisolti.
Alcune domande forse chiariscono meglio la storia e soprattutto possono servire in un momento in cui non solo non è finita positivamente ma il contesto prodottosi reclama nuove risposte:
«Era proprio indispensabile porsi, solo ed in maniera parziale e con ammortizzatori sociali, i problemi della difesa dell’occupazione nella siderurgia o piuttosto occorreva guardare all’ insieme dei disoccupati presenti e potenziali?Non aveva proprio alternative la siderurgia? Erano proprio da scartare soluzioni legate alla storia del territorio e alla sua valorizzazione? E magari potevano esserci anche modalità miste? Non era il caso di dirottare tutte le risorse pubbliche su bonifiche ed infrastrutture piuttosto che disperderle anche in incentivi ben poco utili?».
28 luglio 2007
Viene firmato l’accordo di programma “PER LA BONIFICA DEL SITO DI INTERESSE NAZIONALE DI PIOMBINO (LI)”.
Il sito di interesse nazionale di Piombino comprendente l’area industriale, la falda idrica e l’area portuale da bonificare era stato perimetrato il 10 gennaio 2000 (riperimetrato poi il 7 aprile 2006) dal Ministero dell’ ambiente che il 18 settembre 2001 aveva stanziato 14.564.084,54 euro. Con l’accordo del 2007 si utilizza una parte di questo finanziamento (2.226.000 euro) per
- studio preliminare per la realizzazione degli interventi di messa in sicurezza di emergenza della falda acquifera e valutazione della loro fattibilità,
- elaborazione del progetto preliminare di bonifica dell’area marina inclusa nel sito perimetro,
- realizzazione del progetto definitivo di bonifica dei fondali dello specchio acqueo antistante la banchina Marinai d’Italia del porto di Piombino,
- attività di istruttoria, verifica e controllo.
Tutto da realizzare nel 2007.
È importante sottolineare che dalla lettura dell’accordo si apprende che la società Sviluppo Italia (poi diventata Invitalia) ha già elaborato lo studio di fattibilità relativo al “Progetto di Messa in Sicurezza d’emergenza della falda nel Sito d’Interesse Nazionale (SIN) di Piombino” per un intervento organico ed esteso all’intero sito, consistente nel marginalmente fisico lato mare e nel recupero/trattamento delle acque di falda così intercettate.
21 dicembre 2007
Viene siglato l’accordo di programma quadro “PER GLI INTERVENTI DI BONIFICA NEGLI AMBITI MARINO-COSTIERI PRESENTI ALL’INTERNO DEI SITI DI BONIFICA DI INTERESSE NAZIONALE DI PIOMBINO E NAPOLI BAGNOLI-COROGLIO E PER LO SVILUPPO DI PIOMBINO ATTRAVERSO LA REALIZZAZIONE DI NUOVE INFRASTRUTTURE”.
È il cosiddetto accordo sui “fanghi” di Bagnoli. È un accordo molto complesso che scaturisce, così dicono i proponenti, essendo Piombino e Bagnoli due realtà territoriali contraddistinte da una situazione di inquinamento di identica origine e da una contestualità tra:
- l’esigenza di affrontare l’emergenza ambientale Bagnoli-Coroglio mediante la rimozione della colmata e la successiva bonifica dei fondali marini antistanti il SIN;
- l’impossibilità di realizzare a Bagnoli siti di deposito temporaneo dei materiali derivanti da tale attività;
- la mancanza, in tempi brevi, di utilizzi alternativi per i materiali derivanti dalla colmata;
- la necessità da parte del porto di Piombino di realizzare nuove aree utilizzabili a fini portuali mediante la creazione di vasche di raccolta ove refluire sia i sedimenti derivanti dalla bonifica dell’area portuale che materiale idoneo proveniente dall’esterno;
- la necessità da parte del Comune di Piombino di realizzare un tratto di viabilità per collegare il porto con l’esistente SS 398;
- la presenza, nel SIN di Piombino, di un’azienda che si sta specializzando nel trattamento di rifiuti.
In realtà è costruito per raggiungere l’obiettivo prioritario del refluimento di sedimenti provenienti da Bagnoli in tre vasche di raccolta del porto di Piombino e comprende opere gigantesche chiamate interventi di messa in sicurezza della falda mediante marginamento con la realizzazione delle opere previste dall’Autorità Portuale di Piombino per la riorganizzazione ed il potenziamento dello scalo portuale, di bonifica e di infrastrutturazione e tra queste anche la realizzazione da parte del Comune della nuova viabilità dalla località Montegemoli fino al porto, essenziale alla mobilità di accesso al porto stesso e la bonifica da parte del Comune delle aree pubbliche, anche attraverso la costruzione di un impianto di vagliatura e lavaggio dei materiali di bonifica.
La realizzazione è prevista in tre fasi rispettivamente per 272.500.000, 89.300.000 e 320.000.000 euro per un totale di 681.800.000 euro. Vari Ministeri e vari privati sono chiamati al finanziamento e poi naturalmente non poteva non essere citato come strumento anche il project financing.
Come succederà negli accordi successivi una parte dei finanziamenti è la ripetizione di risorse già stanziate da anni (48.064.084,54 euro di cui 14.564.084,54 a valere sui fondi della Legge n. 426/98, 13.500.000,00 a valere sulla delibera CIPE n. 19/2004, 20.000.000,00 a valere sulla delibera CIPE n. 1/2006), per studi e opere non completati e che non lo saranno nemmeno successivamente (ad esempio la bonifica delle aree “Città Futura”e quella della vecchia discarica di Poggio ai Venti).
Costruito su presupposti né reali né realistici e sull’inesistenza dei programmi e dei progetti di cui parla si è concluso nel nulla.
16 dicembre 2008
Che quanto previsto nell’accordo di programma quadro del 27 dicembre 2007 non fosse finanziato e sicuramente non fossero finanziate quelle che erano state definite la seconda e terza fase era naturalmente chiaro anche ai firmatari dell’accordo tant’è che un anno dopo, il 16 dicembre 2008, fu siglato un altro accordo di programma “PER IL COMPLETAMENTO DELLA RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE FUNZIONALE ALL’INFRASTRUTTURAZIONE E ALLO SVILUPPO DEL TERRITORIO INCLUSO NEL SITO DI BONIFICA D’INTERESSE NAZIONALE DI PIOMBINO”.
Prevedeva la messa in sicurezza e bonifica delle acque di falda, la bonifica dei suoli e delle falde delle aree pubbliche, la bonifica degli arenili e dei sedimenti della acque portuali e marino costiere, la bonifica dei suoli e delle falde delle aree private e delle aree in concessione, in sostituzione e in danno dei soggetti privati inadempienti.
Gli interventi vengono divisi in quattro gruppi.
Fanno parte del primo gruppo:
- rimarginamento, con requisiti idonei ai fini ambientali di contenimento e drenaggio delle acque di falda inquinate, dell’area ricompresa nell’attuale specchio d’acqua portuale;
- retromarginamento delle vasche di raccolta 1 e 2, con requisiti idonei ai fini ambientali di contenimento e drenaggio delle acque di falda inquinate;
- dragaggio, trasporto, detossicizzazione e successivo refiuimento in vasca di raccolta di 230mila metri cubi di sedimenti pericolosi presenti nel porto di Piombino;
- bonifica dei suoli e delle falde delle aree pubbliche.
Come previsto dall’accordo del 21 dicembre 2007, gli interventi dall’ 1. al 3. sono di competenza dell’ Autorità portuale di Piombino. Gli interventi di cui al 4. sono attuati del Comune di Piombino.
Fanno parte del secondo gruppo:
- rimarginamento, con requisiti idonei ai fini ambientali di contenimento e drenaggio delle acque di falda inquinate, dell’area ricompresa nell’attuaie specchio d’acqua portuale;
- dragaggio e successivo refluimento ai fini di ripascimento di 175.500 mc di sedimenti idonei;
- dragaggio, trasporto e successivo refiuimento in vasche di raccolta di 3.214.000 mc di sedimenti non pericolosi;
- completamento della bonifica dei suoli e delle falde delle aree pubbliche.
Come previsto dall’accordo del 21 dicembre 2007, gli interventi dall’ 1. al 3. sono attuati dalla Autorità portuale di Piombino. Gli interventi di cui al 4) sono attuati dal Comune di Piombino.
Fanno parte del terzo qruppo:
- caratterizzazione delle aree marine comprese nel Sito ma esterne a quelle di interesse portuale;
- progettazione e realizzazione della bonifica dei sedimenti inquinati delle aree marine di cui al 3).
Fanno parte del quarto gruppo:
- progettazione e realizzazione del sistema di marginamento della colmata nord e di captazione della falda
- progettazione, realizzazione e gestione del sistema di trattamento e riutilizzo delle acque di falda inquinate derivanti dall’intero sistema di drenaggio pubblico previsto nei SIN di Piombino.
I soggetti attuatori del terzo e quarto gruppo sono ISPRA e Sogesid S.p.A..
La copertura finanziaria degli interventi facenti parte del primo gruppo (art. 3, comma 2) è assicurata dall’accordo del 21 dicembre 2007. Il fabbisogno finanziario complessivo per gli altri due gruppi seguenti di attività ammonta a 204.300.000,00 euro di cui 81 milioni derivanti da transazioni con i privati a titolo di risarcimento del danno ambientale e per gli altri la copertura verrà assicurata con i proventi derivanti dalla cessione di materiale della colmata di Bagnoli, dalle risorse derivanti dalle azioni di rivalsa a carico dei soggetti obbligati, nonché dai ribassi d’asta sugli appalti della prima fase. Quella del quarto gruppo da risorse programmatiche del Ministero dell’ ambiente e di nuovo da transazioni con i privati.
Anche questo accordo, come il precedente, è finito nel nulla.
11 dicembre 2010
Viene siglato il Protocollo d’intesa “INTERVENTI DI ADEGUAMENTO DELL’ACCESSIBILITÀ STRADALE ALLA CITTÀ E AL PORTO DI PIOMBINO”. In esso la Società Autostrada Tirrenica (SAT), si impegna ad inserire, previa approvazione dei propri organi societari, nel piano finanziario relativo al completamento dell’Autostrada A12 Livorno–Civitavecchia — che verrà predisposto in occasione della progettazione definitiva del completamento stesso – la progettazione e la realizzazione del collegamento stradale per il Porto di Piombino, prevedendo le seguenti opere:
- Prolungamento della S.S. 398 dall’intersezione con Via della Base Geodetica allo svincolo delle Terre Rosse (Gagno);
- Bretella di collegamento da Terre Rosse per viale dell’Unità d’Italia;
- Bretella di collegamento da Terre Rosse per la futura “zona cantieristica” del porto;
- Bretella di collegamento da Terre Rosse per le aree produttive di Gagno (aree “ex IRFIRD”) e Colmata.
SAT, inoltre, al fine di consentire al Comune di Piombino la realizzazione di interventi di miglioramento della viabilità comunale di accesso, metterà a disposizione dell’Amministrazione Comunale un contributo finanziario nel limite massimo di 20 milioni di euro. Tale contributo sarà regolarizzato da apposito atto convenzionale tra le parti che specificherà gli interventi da realizzare nonché le modalità di erogazione in funzione dell’avanzamento dei lavori.
SAT realizzerà il collegamento per il Porto di Piombino ed erogherà il contributo finanziario, subordinatamente all’ approvazione da parte del CIPE del progetto definitivo dell’intero completamento della Livorno–Civitavecchia e del relativo piano economico– finanziario.
Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, con il supporto del Ministero dell’Ambiente, avvalendosi per la progettazione definitiva della collaborazione del Comune e dell’Autorità Portuale di Piombino, si impegna a coordinare le attività finalizzate a completare, entro 1 anno dalla sottoscrizione del protocollo, la progettazione definitiva del tratto compreso fra Gagno e Poggio Batteria della S.S. 398 di penetrazione al porto di Piombino, avendo risolto le criticità progettuali relative a tale tratto con particolare riferimento al tema del Rischio di Incidente Rilevante.
Lo stesso Ministero si impegna a definire un quadro fonti impieghi in grado di garantire la copertura globale dell’opera di cui all’art. 5, potendo contare su una copertura per 20 milioni di euro da parte di Regione Toscana e per 1 milione da parte della Camera di Commercio Industria Artigianato di Livorno.
Dunque tutto dipende dalla realizzazione dell’autostrada A12 Livorno–Civitavecchia e dalle sue compatibilità finanziarie e così pure dalle risorse da reperire da parte del Ministero delle infrastrutture. I progetti e i finanziamenti non ci sono ma si stabiliscono anche 20 milioni per opere di viabilità comunale che non si sa cosa siano.
Ad oggi di tutto quanto scritto nel protocollo solo la progettazione del tratto della S.S. 398 da Montegemoli al porto di Piombino è stata portata a termine anche se è da rivedere. Il motivo risiede sia nel fatto che lo stretto legame tra realizzazione dell’autostrada e della S.S. 398 ha fatto cadere quest’ultima quando è caduta la prima, sia nel fatto che la caduta della seconda non era poi inimmaginabile dato che la sua realizzazione dipendeva da compatibilità finanziarie del tutto da verificare, sia dal fatto che anche tutti gli impegni finanziari inseriti nel protocollo, non solo quelli relativi alla S.S. 398, non potevano essere basati su nessun progetto che avesse permesso di quantificarli e giustificarli.
26 luglio 2013
Prima i ministeri poi le istituzioni locali firmano il Protocollo d’intesa “INTERVENTI DI INFRASTRUTTURAZIONE, RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE E REINDUSTRIALIZZAZIONE DELL’AREA PORTUALE DI PIOMBINO”. Era stata approvata la legge 24 giugno 2013, n. 71 “NORME PER LE AREE INDUSTRIALI DI PIOMBINO E DI TRIESTE NONCHÈ A TUTELA DELL’AMBIENTE NEL TERRITORIO DEL COMUNE DI PALERMO E DELLE REGIONI CAMPANIA E PUGLIA” con la quale veniva riconosciuta l’area industriale di Piombino come area di crisi industriale complessa, il Presidente della Regione Toscana veniva nominato Commissario straordinario al fine di assicurare la realizzazione degli interventi necessari al raggiungimento delle finalità portuali ed ambientali previste dal nuovo Piano Regolatore Portuale, si prevedeva entro trenta giorni la stipula di un accordo di programma quadro al fine di individuare le risorse destinate agli specifici interventi per l’area industriale di Piombino e per le finalità infrastrutturali, portuali ed ambientali ed infine si stabiliva che entro sessanta giorni il CIPE avrebbe deliberato in ordine al progetto definitivo relativo al lotto n. 7 — tratto tra l’intersezione della strada statale 398 fino allo svincolo di Gagno — compreso nella bretella di collegamento al porto di Piombino, parte integrante dell’asse autostradale Cecina-Civitavecchia, la cui realizzazione ed impegno finanziario erano a carico della Società Autostrada Tirrenica (SAT), in conformità ed in coerenza con il piano economico finanziario dell’intera opera.
Il protocollo anticipava l’accordo di programma ma non aggiungeva molto a quanto già previsto dalla legge:
- le parti si sentivano impegnate a garantire la realizzazione degli interventi di implementazione i infrastrutturale del porto di Piombino, per il mantenimento e potenziamento dei livelli occupazionali dell’area siderurgica e per superare le gravi situazioni di criticità ambientale dell’area, al fine di garantirne lo sviluppo sostenibile,
- il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti assumeva l’impegno programmatico a presentare per la prima seduta utile del CIPE la proposta di finanziamento per un importo di 10 milioni di euro,
- gli interventi di bonifica già programmati per 21,6 milioni di euro dal Comune di Piombino (si tratta sempre degli stessi finanziamenti già visti dal 2007) confluivano “nella presente intesa”.
Naturalmente non poteva mancare l’impegno a massimizzare l’utilizzo di materiali provenienti da attività di recupero e riciclaggio rifiuti, salvo poi immediatamente dimenticarlo.
Persino inutile dire che si tratta di un protocollo dal valore esclusivamente comunicativo.
12 agosto 2013
Viene siglato l’accordo di programma quadro “INTERVENTI DI INFRASTRUTTURAZIONE, RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE E REINDUSTRIALIZZAZIONE DELL’AREA PORTUALE DI PIOMBINO”. È l’accordo al quale rinviava la legge che aveva individuato Piombino come area di crisi industriale complessa.
Due i soggetti attuatori di un programma di interventi così sinteticamente articolato:
- l’Autorità portuale di Piombino è chiamata a realizzare le “Indagini di caratterizzazione dei sedimenti marini del porto di Piombino” (605.998,55 euro) e gli “Interventi infrastrutturali anche a carattere ambientale in attuazione del nuovo piano regolatore portuale per il rilancio della competitività industriale e portuale del porto di Piombino” (110.927.289,80 euro);
- il Comune di Piombino la “Bonifica dell’area denominata Città Futura” (13.500.000 euro), la “Messa in sicurezza permanente delle ex discariche di Poggio ai venti” (13.500.000 euro), il “Progetto di bonifica relativo al tracciato del 1° lotto della S.S. 398 di accesso al porto” (1.600.000 euro), le “Indagini di caratterizzazione ed eventuale bonifica dell’area ex Fintecna” (1.500.000 euro).
Su 133 milioni di euro di spesa previsti per gli interventi sono appena 10 quelli, nuovi e freschi, che arriveranno da Roma: 5 li metterà il Ministero dell’ambiente e 5 il Ministero delle infrastrutture.
Il resto, il grosso dell’operazione, nasce da un mutuo di 50 milioni che l’Autorità portuale contrarrà, garante la Regione, con la Cassa depositi e prestiti e da una settantina di milioni racimolati spigolando attraverso contributi già concessi e da diversi anni rimasti inutilizzati nelle casse del Comune e dell’Autorità Portuale.
In realtà dal punto di vista programmatico il fine principale è quello di creare le condizioni per poter smantellare la Concordia a Piombino tant’è che per questo il 7 agosto 2013 l’Autorità portuale di Piombino ha trasmesso al Consiglio superiore dei lavori pubblici la proposta di adeguamento tecnico-funzionale del porto di Piombino finalizzata a “realizzare una infrastruttura portuale in grado di consentire l’ingresso in porto a navi di grandi dimensioni …superiori a quelle previste nel nuovo Piano Regolatore Portuale, così da ridurre i costi di approvvigionamento delle materie prime e dei prodotti necessari per lo svolgimento dei processi industriali ed attrarre gli investimenti necessari per il rilancio del polo industriale di Piombino, oltre a consentire la possibilità di accogliere eventualmente il relitto della nave Costa Concordia ed attivare ulteriori filiere produttive”. Il tema dello smantellamento della Costa Concordia ritorna più volte nella relazione e nello stesso parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici del 24 ottobre 2013.
Un obbiettivo che ovviamente non aveva nessuna possibilità di essere raggiunto ma che così è stato dato fin dal marzo 2013.
Eppure c’erano tutte le informazioni che testimoniavano il contrario (https://www.stileliberonews.org/concordia-siamo-al-tiro-alla-fune/).
Non esistono i progetti delle opere finanziate, sostituiti da schede descrittive. Quelle portuali vengono considerate un primo stralcio dell’attuazione dell’intero piano regolatore portuale.
16 gennaio 2014
Viene condiviso un altro Protocollo di intesa su “INTERVENTI PER LA RIQUALIFICAZIONE E LA RICONVERSIONE DEL POLO INDUSTRIALE DI PIOMBINO”. Discende dalla classificazione di Piombino come area di crisi industriale complessa anche se la legge relativa non parla di protocollo d’intesa quando di accordi di programma. L’unico fatto nuovo che è intervenuto è l’autorizzazione ministeriale all’esecuzione del programma di cessione della Lucchini in amministrazione straordinaria.
Vengono indicati come elementi essenziali del futuro Progetto di riconversione e riqualificazione industriale dell’area di crisi industriale complessa del polo industriale di Piombino
- innovazione dei processi industriali siderurgici finalizzata a rendere competitivi i prodotti e a migliorare gli impatti ambientali (una iniziativa inserita nel Piano d’azione per una siderurgia europea competitiva e sostenibile, in Horizon 2020 e attuabile grazie a fondi regionali);
- realizzazione degli interventi di implementazione infrastrutturale del porto di Piombino e sviluppo di attività logistiche integrate e attività ad alto contenuto tecnologico connesse allo smantellamento delle navi;
- sostegno alle iniziative imprenditoriali volte alla diversificazione produttiva mediante procedimenti di bonifica e ripristino ambientale che consentano e favoriscano lo sviluppo di attività produttive sostenibili dal punto di vista ambientale e coerenti con l’esigenza di assicurare il rilancio dell’occupazione attraverso la valorizzazione delle forze lavorative dell’area;
- interventi per la qualificazione e la riqualificazione professionale dei lavoratori.
Al di là dell’enfasi che viene posta su dizioni come “alto contenuto tecnologico”, “miglioramento impatti ambientali”, “valorizzazione forze lavorative dell’area” in realtà nel protocollo sono sanciti i limiti dell’idea di riconversione che si vuole perseguire, quegli stessi limiti che costituiranno proprio l’origine di difficoltà, lentezze e problemi tuttora non risolti. Tutto ruota intorno alla priorità assoluta della produzione siderurgica. Invece di prendere minimamente in considerazione, almeno come studio ed approfondimento, l’ipotesi che la riconversione dell’area potesse essere realizzata anche uscendo fuori, la siderurgia continua ad essere il prius e su tutto il resto nessuna graduatoria di priorità. Poteva essere dato spazio all’ipotesi di considerare come priorità assolute le bonifiche e gli assetti infrastrutturali, porto compreso, su cui poi fare forza per lasciare spazio alle attività imprenditoriali che si sarebbero misurate sul mercato vero? Poteva essere presa in considerazione l’ipotesi che anche gli impianti siderurgici dismessi o una loro parte potevano costituire elementi da mettere in valore da un punto di vista culturale e turistico come del resto era già stato fatto nella zona per le ex miniere di Campiglia? Ma in ogni caso poteva essere trattata l’area di Piombino come una zona d’attuazione di un piano di riconversione integrato che con alcune precise priorità pubbliche e con largo spazio al gioco del mercato desse inizio a una nuova stagione di riconversione e riqualificazione programmata? Si è scelto in questo protocollo un modello diverso e cioè quello di non mettere in discussione la siderurgia né tutta né in parte e poi spalmare un po’ di investimenti pubblici qua e là senza valutarne la convenienza e l’efficacia.
24 aprile 2014
È il giorno in cui l’altoforno della Lucchini emette l’ultima colata, prima di essere spento, ed in cui viene firmato l’accordo di programma “DISCIPLINA DEGLI INTERVENTI PER LA RIQUALIFICAZIONE E LA RICONVERSIONE DEL POLO INDUSTRIALE DI PIOMBINO”. L’accordo si preoccupa soprattutto di evidenziare gli sforzi che le istituzioni pubbliche fanno per agevolare con finanziamenti diretti prima la Lucchini e poi altri investitori privati ma mettendo in secondo piano, in rapporto agli investimenti necessari, sia la bonifica delle aree industriali sia il potenziamento infrastrutturale sopratutto viario e ferroviario. In altre parole, almeno teoricamente, prima gli investimenti produttivi poi il territorio in cui si collocano che è l’esatto contrario di ciò che si dovrebbe fare per una razionale politica di sviluppo, in questo caso di reindustrializzazione. Ed è il modo migliore per non spendere nemmeno i soldi stanziati, come poi successivamente puntualmente si verificherà. Naturalmente poi abbondano richiami a impegni generici che non saranno mantenuti, basta pensare a quello, mai mantenuto, preso dal Ministero della difesa per rendere disponibili navi da smantellare nei siti navali ubicati presso il porto di Piombino e per definire un programma di dismissione delle navi nell’ambito di uno specifico cronoprogramma determinato entro tre mesi.
Per capire meglio basta mettere a confronto quelli che vengono chiamati gli assi di intervento con i finanziamenti previsti:
Occorre aggiungere inoltre che nessuna delle opere elencate è coperta da progetti.
7 maggio 2015
Viene firmato l’accordo di programma “PROGETTO DI RICONVERSIONE E RIQUALIFICAZIONE INDUSTRIALE DELL’AREA DI CRISI INDUSTRIALE COMPLESSA DI PIOMBINO” con il quale si approva il “Progetto di riconversione e riqualificazione industriale”, elaborato da Invitalia, finalizzato alla salvaguardia e consolidamento delle imprese dell’area di crisi industriale complessa di Piombino, all’attrazione di nuove iniziative imprenditoriali ed al reimpiego dei lavoratori espulsi dal mercato del lavoro. Attua una parte del precedente accordo di programma: l’Asse II, azione 3 – Intervento di riconversione e riqualificazione produttiva dell’area di crisi industriale complessa di Piombino – in coordinamento con l’azione 2 del medesimo Asse II – Potenziamento produttivo delle attività industriali portuali – e con le azioni previste all’Asse III – Politiche attive del lavoro e misure per il reimpiego anche in progetti di riconversione.
Gli indirizzi strategici sono
- Rafforzamento del tessuto produttivo esistente e sua diversificazione in settori alternativi a quello dell’indotto siderurgico;
- Potenziamento della logistica connessa alle attività portuali, anche riconducibili all’ambito dello smantellamento, manutenzione e refitting navale;
- Ricollocamento lavorativo del personale appartenente ad un specifico bacino di riferimento.
Gli strumenti per raggiungerli sono gli strumenti di agevolazione degli investimenti delle imprese già previsti sia a livello nazionale che regionale nell’ambito degli stanziamenti finanziari già previsti. Emerge con chiarezza che si tratta di un collage di strumenti non basato su un’analisi dello stato delle imprese e dell’occupazione in Val di Cornia e come tale con una forte probabilità di insuccesso. A parte il fatto che questo tipo di strumentazione non porta di per sé investimenti ed occupazione visto che le analisi pluriennali condotte a livello nazionale dimostrano il contrario e cioè il fatto che questo tipo di finanziamenti sono quasi sempre inutili per portare un valore aggiunto all’impresa e al territorio.
30 giugno 2015
Nello stesso giorno in cui viene firmato il contratto di cessione della Lucchini a Cevital viene anche firmato l’ “ACCORDO DI PROGRAMMA PER L’ATTUAZIONE DEL PROGETTO INTEGRATO DI MESSA IN SICUREZZA, RICONVERSIONE INDUSTRIALE E SVILUPPO ECONOMICO PRODUTTIVO NELL’AREA DEI COMPLESSI AZIENDALI DI PIOMBINO CEDUTI DALLA LUCCHINI IN A.S. (Articolo 252-bis D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152)”. È l’accordo con cui si stabiliscono le modalità di attuazione del “Progetto integrato di messa in sicurezza e di reindustrializzazione delle aree situate nel Comune di Piombino, di proprietà e in attuale concessione demaniale alla Lucchini S.p.A. in A.S.” previsto dall’accordo del 24 aprile 2014.
Prevede per Aferpi
- la presentazione e l’attuazione del progetto integrato di messa in sicurezza, riconversione industriale e sviluppo economico delle aree del complesso industriale ex Lucchini, ricomprese nel sito di interesse nazionale di Piombino;
- la realizzazione degli interventi di messa in sicurezza operativa;
- la realizzazione degli interventi di reindustrializzazione e sviluppo economico secondo i tempi e le modalità indicati nel Piano Industriale.
A carico delle risorse pubbliche (50 milioni di euro già stanziati) è posta
- la messa in sicurezza operativa della falda da realizzare nelle aree di proprietà e in concessione demaniale di Aferpi, tramite barrieramento misto fisico e idraulico, per l’emungimento e trattamento delle acque di falda inquinate compresa la realizzazione di sistemi di trincee drenanti, pozzi di emungimento/aggottamento;
- la realizzazione dell’impianto di trattamento delle acque emunte;
- la messa in sicurezza operativa del suolo nelle aree demaniali.
Ad Aferpi inoltre saranno passate le concessioni del demanio marittimo già possedute da Lucchini con ampliamento in via prioritaria per Aferpi di altre concessioni ben più vaste delle precedenti.
Aferpi si impegna ad assumere e quindi trasferire alle proprie dipendenze, non oltre il 6 novembre 2016, tutti i 2.183 lavoratori dipendenti dei complessi aziendali Lucchini Piombino, del ramo Vertek Piombino e del ramo Lucchini Servizi e mantenere alle proprie dipendenze ciascuno dei 2.183 lavoratori per un periodo di almeno due anni.
Di tutti gli impegni pubblici e privati solo quest’ultimo è stato mantenuto anche se vale precisare che sono stati applicati fin dall’inizio i contratti di solidarietà e dunque il costo è per il 60% sopportato dallo Stato. In realtà anche questo è messo in discussione dal fatto che nel corso del tempo non solo Aferpi non ha effettuato gli investimenti nei contenuti (siderurgia, agroindustriale, logistica e bonifiche) e nei tempi stabiliti dal piano industriale allegato all’accordo ma la stessa continuità delle produzioni è proceduta e procede con grandi difficoltà per i problemi delle risorse finanziarie che Aferpi ha dichiarato e dichiara tuttora di non avere.
Al termine di questo tour, dopo dieci anni da quando è stato iniziato, mentre è del tutto chiaro che la quasi totalità degli impegni previsti non sono stati mantenuti e non solo nei tempi, vale la pena di soffermarsi su quello che invece viene considerato un successo decisivo: la realizzazioni delle infrastrutture portuali come elemento fondamentale del processo di diversificazione e rilancio della zona.
È lo stesso ex Presidente della Autorità portuale Luciano Guerrieri che, pur nell’enfasi di una intervista rilasciata recentissimamente a Il tirreno Magazine, non può fare a meno di far emergere i decisivi problemi ancora da risolvere: «…Ma, di sicuro, siamo stati capaci di trasformare le risorse a noi destinate in lavori, portati a termine in tempi brevi. Basti pensare che da marzo 2014 a giugno 2016 abbiamo realizzato 1,3 km di nuovi moli, otto ettari di banchina, 3 milioni di metri cubi di dragaggio, 360 metri di nuovi accosti. E ancora sono in corso le opere di allungamento del molo foraneo. Complessivamente nei nostri porti (oltre Piombino dipendono dall’ Autorità anche Portoferraio, Rio Marina e Cavo) abbiamo investito 240 milioni di euro. Certo ci sono dei problemi ancora da risolvere, su tutti la strada statale 398, ma intanto stiamo per appaltare lo svincolo, interamente a carico nostro, per altri 18,5 milioni. E il progetto per il primo lotto ha avuto un impulso importante…Contiamo di investire altri 240 milioni di euro entro il 2019. Di questo 40 milioni li abbiamo già, 100 sono da trovare. Ma per un mutuo da 60 milioni, che servirà a completare le opere per l’insediamento di General Electric, abbiamo già le garanzie della Regione. Alla fine avremmo altri venti ettari…Per quel che riguarda Aferpi avevamo preso l’impegno a rilasciare le concessioni e l’abbiamo fatto. Le abbiamo anche prorogate una prima volta. Adesso attendiamo capire da Cevital o dal Governo cosa accadrà. In ogni caso siamo intenzionati ad andare avanti, non auspicabilmente anche senza di loro, ma nel caso andrà fatto un punto con le istituzioni, per reperire nuove risorse pubbliche e trovare altri interlocutori privati. Ma noi siamo pronti a tutto…». Dunque l’intervista mette in evidenza che mancano le infrastrutture ferroviari e stradali, che le nuove concessioni date sono state date senza che le opere fossero finite (questo vale anche per parte delle aree concesse per il polo di demolizione navi) e che per questo in certi casi c’è molto da fare, che le aree per la “logistica Aferpi”, molto ampie, non sono state nemmeno toccate, che dietro alle banchine portuali ci sono le aree da bonificare per le quali non esiste nessun finanziamento e nessun progetto. E questo per la parte più avanzata della reindustrializzazione.
Per il resto, siderurgia compresa, tutto il processo di reindustrializzazione non è andato avanti. Nonostante i proclami che affermavano e affermano il contrario.
Naturalmente, così come in altri casi simili, si tratta di un obbiettivo gigantesco di non facile soluzione, ma proprio per questo l’esplicitazione sincera delle difficoltà, la precisione nell’individuazione delle priorità e la loro composizione in un quadro organico ne sono le condizioni indispensabili.
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Stupenda ricapitolazione di dieci anni di eventi tragici sulla pelle di un comprensorio. Andrebbe proposto nelle scuole, non fosse altro come paradigma del modo di fare politica nel nostro paese, ovvero di come si raggirano i cittadini intossicandoli con proclami e titoloni per puri scopi di consensi elettorali, ma con pochissima sostanza e assoluta mancanza di visione del futuro. E’ realmente difficile nutrire speranze per gli anni a venire.