Prove di forza con Rebrab più annunciate che reali
PIOMBINO 20 aprile 2017 — Non molto tempo fa il governo si era espresso lapidario: “Non ci possiamo permettere di cacciare Rebrab, poichè porterebbe ad un contenzioso legale che segnerebbe la fine della fabbrica e dei lavoratori”. Lo stesso tono usarono i sindacati. Cos’è è cambiato da allora al punto tale da permettere al Ministro Calenda di fare la voce grossa e di emanare un aut aut al grido di “dentro o fuori” al magnate algerino. A detta del Ministro, Rebrab perde 2 milioni al mese con Aferpi, oltre 20 milioni all’anno. Quindi, cos’è che dovrebbe convincerlo a firmare la Marzano per altri 2 anni, impedendogli di fatto di fare quella ristrutturazione che gli permetterebbe quantomeno di alleggerire il fardello degli esuberi e di rendere snella ed appetibile l’azienda per l’eventuale subentro di partner più esperti e concreti di lui nel settore siderurgico? Potremmo pensare che si tratti di tattica con tentativi da ultima spiaggia. Alla fine il governo le idee le potrebbe anche avere, ma certamente il concetto di “tutti dentro”, riferito ai lavoratori, sa bene che non è più percorribile. L’unico che ha promesso un forno elettrico, anche se con i soldi non suoi, è Rebrab, tutti gli altri imprenditori siderurgici che hanno mostrato un interesse per lo stabilimento di Piombino in tal senso non hanno mai dato garanzie. Ci sono molti lati oscuri nella vicenda, come l’improvviso strano feeling dei sindacati nazionali con il MISE, che di fatto potrebbe far presagire la disponibilità a sostenere interventi di ogni genere sia nei numeri che nei contenuti. A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. Sarebbe opportuno incominciare a dire la verità, chissà che non si creerebbero le condizioni per ragionamenti più in linea con i tempi che stiamo vivendo. Nel frattempo British Steel, sicuramente avendo instaurato un indispensabile dialogo con FEDERACCIAI, ha esteso le sue attività nel settore ferroviario europeo, inaugurando in Italia a Lecco un nuovo centro logistico per la distribuzione di rotaie di grandi lunghezze (280 metri), diventando anche fornitore chiave del gestore dell’infrastruttura ferroviaria nazionale (Rete Ferroviaria Italiana). Questo è uno dei motivi per cui, per quel che riguarda la riunione al MISE, resta ben poco da dire, perlomeno prima di conoscere i contenuti della lettera che Calenda invierà a Rebrab e soprattutto a quali cavilli normativi e tecnici si appelleranno i tecnici ministeriali. Questione di non poco conto, vista la complessità e l’attuazione del proseguimento della “sorveglianza”, sempre che vi siano riferimenti legislativi sostenibili. Colpiscono alcune dichiarazioni all’uscita dall’incontro al ministero, in primis quelle di Enrico Rossi. L’ invito al governo di minacciare sanzioni all’Algeria è alquanto grottesco. L’effetto Trump sta dilagando anche in Italia. Ci mancherebbe che dopo ripetute risposte negative da parte di Rebrab e della banca nazionale algerina, siano spediti gli incrociatori Cavour e Giuseppe Garibaldi nel Golfo di Algeri. Il sindaco di Piombino si è distinto ancora una volta dimostrando fiducia e speranza, nonostante le evidenti perplessità arrivate dal MIISE. È senza dubbio importante che il primo cittadino non si abbatta e dia l’immagine di non volersi arrendere, ma sarebbe auspicabile che il suo ufficio stampa comprendesse la differenza fra inopportuna enfasi propagandistica e sobria fiducia istituzionale.
Luigi Coppola, Segretario Provinciale UDC Livorno
Massimo Aurioso, Coordinatore UDC Piombino-Val di Cornia