Purché ci sia continuità nella discontinuità
PIOMBINO 15 dicembre 2014 — La parola più usata in campagna elettorale da colui che è diventato sindaco e cioè da Giuliani è stata la parola continuità. Continuità con la giunta precedente nel segno dell’innovazione.
A poco distanza dalla nomina a sindaco lui e i partiti che governano la città hanno già dovuto fare i conti con rotture profonde rispetto alla precedente gestione e dunque con la necessità di non rispettare la continuità per la quale hanno chiesto i voti.
La prima rottura si è prodotta con la politica degli anni precedenti che aveva portato all’azzeramento di ogni serio rapporto con i Comuni della Val di Cornia e alla rotta impossibile verso la provincia di Grosseto. La nuova linea prevede la costruzione della Unione dei Comuni ed anzi la sua estensione ad alcuni Comuni della provincia di Livorno. Sullo sfondo rimane il rapporto con le Colline metallifere ma evidentissimamente è più retorica che altro.
La seconda rottura riguarda la gestione finanziaria. Ognuno ricorderà lo sdegno nei confronti dei sindaci revisori che avevano criticato pesantemente il bilancio comunale e addirittura la deliberazione di chiedere la loro revoca. Adesso la Corte dei conti ha sollevato problemi gravi sul bilancio consuntivo 2012, gli stessi sollevati proprio dai sindaci revisori, e il Comune non ha potuto fare a meno di prendere atto dei richiami della Corte e modificare per questa ragione il bilancio preventivo 2014. Non tutto è risolto perché rimane in piede la storia della Patrimoniale ma effettivamente il cambiamento, magari obtorto collo, c’è.
La terza revisione riguarda la ss 398. Data per fatta in quanto collegata alla realizzazione sicura dell’autostrada Livorno-Civitavecchia ‚ed anzi in anticipo sugli altri lotti di quella, la Giunta comunale si è accorta che non poteva essere data per fatta e che anche la realizzazione dell’autostrada non solo non era affatto scontata ma addirittura annullata. E così sta cercando altre soluzioni.
Naturalmente viene da dire che tutto questo poteva essere deciso molto tempo prima, dato che molto temo prima era già conosciuto, e che l’ostinazione di non riconoscere l’evidente ha fatto perdere almeno tanto tempo prezioso , ma in ogni caso ben vengano le correzioni di politiche sbagliate, anzi di politiche che i fatti hanno dimostrato sbagliate.
Il dubbio scaturisce dal fatto che nessun dibattito politico pubblico sta a monte di queste decisioni quando invece trattandosi di decisioni strategiche fondarle su una discussione pubblicamente e istituzionalmente praticata permette di apprezzarne la credibilità e la certezza della coerenza dei comportamenti susseguenti. Non vorremmo che su questi elementi di discontinuità prevalesse un elemento di continuità: l’abuso delle dichiarazioni e dei proclami non seguiti dalle dovute attuazioni. Se questo avvenisse tutto il resto sarebbe inutile.