Quando la politica urbanistica perde pezzi
PIOMBINO 25 settembre 2016 — Il 6 settembre Assemblea Sanvincenzina ha reso pubblico un vasto illecito urbanistico perpetrato per molti anni nel Park Albatros nei Comuni di Piombino e di San Vincenzo.
Nel Comune di Piombino riguardava la realizzazione di numerose case mobili, di un’area adibita allo smaltimento rifiuti, un’area con magazzini e box, un’area attrezzata a parcheggio, lo disse lo stesso assessore all’urbanistica del Comune il giorno dopo, informando anche che aveva avviato già dai primi di agosto la verifica edilizia sui terreni a seguito di un procedimento di sanatoria per il sistema di depurazione che insisteva sul territorio comunale richiesto dallo stesso Park Albatros.
Analogo abuso a San Vincenzo dove la denuncia era scaturita dallo studio, da parte di Assemblea Sanvincenzina, di una deliberazione della Giunta comunale con la quale si avviava un procedimento di variante al Regolamento Urbanistico per rendere possibile l’urbanizzazione delle aree ormai già urbanizzate da anni.
Successivamente, il 16 settembre, il Comune di San Vincenzo ha emesso un’ordinanza per la rimozione delle strutture amovibili quale case mobili, tende e roulotte e mediante la demolizione di tutte le opere.
Non risulta che ad oggi il Comune di Piombino abbia fatto altrettanto.
Siccome l’abuso è vastissimo e pesante ci si può legittimamente chiedere per quale motivo per anni i Comuni non l’abbiano rilevato. Addirittura, forse, non sarebbe stato mai rilevato se, a Piombino, lo stesso autore, di fatto, non si fosse autodenunciato.
Come si comprenderà bene non è sbagliato dire che, visto l’accaduto, a Piombino pare vivere, in ambito urbanistico, in un mondo rovesciato dato che è il Comune stesso che ha il dovere delle vigilanza.
Negli ultimi dieci anni, in altre parole, i Comuni di San Vincenzo e Piombino, mentre dibattevano nei convegni o nei seminari sul valore e sul dovere del rispetto delle leggi e delle norme urbanistiche, lasciavano che una parte del territorio fosse devastato impunemente e pesantemente. Hanno abdicato, insomma, ad una funzione fondamentale della politica urbanistica che è quella del controllo.
La vicenda costituisce per la Val di Cornia e segnatamente per Piombino un paradosso sorprendente.
Troviamo infatti, faccia a faccia, in opposizione fra loro, due forme di politica urbanistica decisamente antitetiche e manifestatesi, qui da noi, negli ultimi quaranta anni .
La prima è quella descritta sopra.
La seconda risale a quando, nella prima metà degli anni settanta, ebbe origine alla Sterpaia un vastissimo insediamento abusivo, contro il quale l’amministrazione pubblica di allora si è data incessantemente da fare.
Lo scontro è durato circa venti anni e più e, come molti sapranno, la vittoria della legalità fu piena e inappellabile.
E nacque l’attuale parco della Sterpaia.
Da sottolineare che i fatti si svolsero in un quadro giuridico e politico nazionale che spingeva verso un epilogo differente. La giurisprudenza urbanistica non era certamente come quella di oggi tutelante l’interesse pubblico. La politica approvava sanatorie edilizie una dopo l’altra.
Accadeva che mentre qui da noi si demolivano centinaia di manufatti illegali, in Italia venivano costruiti e sanati più di un milione di edifici abusivi.
Altra cosa da ricordare è che fu il Sindaco del tempo (correva l’anno 1972) che inoltrò da subito alla Magistratura una dettagliata e documentata relazione sulla situazione che si era venuta a creare.
Che dire?
Siamo di fronte oggi a disattenzioni continuate per anni?
Difficile sostenerlo.
Sembra piuttosto che manchi una strategia urbanistica complessa ed integrata o, se si preferisce, una politica urbanistica complessa ed integrata.
Nel campo della pianificazione e del controllo del territorio, così come avviene nello sport, possiamo ben dire che abbiamo subito una retrocessione.
Si è disintegrato quel modello che ha fatto della Val di Cornia per anni un punto di riferimento per la Toscana.
Allora, in quella concezione del bene pubblico, davvero, c’era l’innovazione e la modernità.
Si era cristallizzata, con degli atti concreti, una visione collegiale del territorio e delle politiche conseguenti dell’ intera Val di Cornia centrata sull’interesse pubblico.
Si potrà recuperare ? Sembra proprio di no dal momento che non si vedono azioni politiche tali da ingenerare anche una semplice speranza.
Ora va di moda il momento d’ascolto. Una cosa senza dubbio positiva. Ma la domanda è ? L’amministrazione comunale nel contempo che ascolta possiede una sua strategia fatta di tutti i passaggi necessari per attuarla?
Ad oggi difficile rispondere positivamente.
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