Quella variante Aferpi da gettare alle ortiche
PIOMBINO 10 marzo 2019 — Non è una grande novità dato che l’elenco di piani e varianti urbanistiche, spesso approvati dal Comune di Piombino sulla base di richieste private, e del tutto inattuati è assai lungo (casi eclatanti ma non unici la variante delle aree di Città Futura del 2007, quella per il il riassetto delle aree industriali del 2008/2009, il Piano Regolatore del Polo del Diportismo “Loc. Poggio Batteria” del 2013, il Piano per gli Insediamenti Produttivi a Colmata del 2016). È certo però che quella Aferpi (questo è il suo nome vero, o meglio ancora “Variante Urbanistica per l’attuazione del Piano Industriale Aferpi” anche se il Comune se ne vergogna e la presenta come “Variante pianificazione Aree Industriali”), in quell’elenco ci sta con grande merito, o demerito, vista la sua rilevanza e la fresca data di nascita (adottata il il 28 ottobre 2016 e approvata il 28 luglio 2017). Attuazione del Masterplan di Aferpi, contiene delle previsioni urbanistiche del tutto saltate, come ad esempio quelle relative al “settore agroindustriale”, al “treno rotaie”, al settore “commerciale/artigianale”, al “settore logistico”.
Come più volte Stile libero Idee dalla Val di Cornia ha messo in rilievo, i due cardini fondamentali dell’accordo di programma firmato il 24 luglio 2018 oltreché dalle istituzioni pubbliche anche da JSW, nuova proprietaria dello stabilimento, e cioè il piano industriale e l’estensione e l’uso delle aree portuali non sono conosciuti dal pubblico ma certamente coloro che hanno firmato quell’accordo lo devono aver almeno immaginato che la vecchia variante Aferpi non era più adeguata, tant’è che gli stessi firmatari hanno scritto e sottoscritto l’impegno “a valutare eventuali ulteriori adeguamenti degli strumenti di pianificazione urbanistica ad attivarsi ove necessario ai fini della realizzazione del Piano industriale della Parte Privata”. L’italiano regge poco ma il significato è chiaro: le istituzioni pubbliche si impegnano a variare gli strumenti urbanistici sulla base del piano industriale che però è legato ai risultati degli studi che JSW, almeno stando alle slide presentate alle organizzazioni sindacali nel giugno 2018, intende portare avanti in diciotto mesi per verificare la fattibilità di due forni elettrici e un impianto di laminazione a nastri continuo per produrre coils, un laminatoio a freddo composto da impianto di decapaggio, laminazione a freddo, ricottura continua, zincatura e verniciatura, un forno elettrico insieme a una colata continua per billette e blumi.
Inutile dire che si tratta di previsioni, sia pur sub iudice, tali da giustificare, dal punto di vista urbanistico, qualcosa di più di un adeguamento, forse una revisione completa.
Ma lasciamo perdere l’espansione immaginata nel futuro.
Anche rimanendo nel programma della prima fase il contrasto con le attuali previsioni urbanistiche della variante Aferpi si pone. L’unica cosa data per certa nel documento presentato alle organizzazioni sindacali è il mantenimento, anzi il riavvio, dei treni di laminazione ora e nel futuro lì dove sono. Il treno barre e il treno vergella si trovano in Colmata, il treno rotaie (nel piano Cevital fatto proprio dalla variante Aferpi se ne prevedeva lo spostamento in Colmata) invece è vicino all’attuale porto ed alla zona del Cotone /Poggetto. È la zona destinata a Settore agroalimentare, così come si vede nella cartina sotto:
La variante Aferpi dice che comprende le aree occupate dagli impianti industriali facenti parte dello stabilimento siderurgico a ciclo integrale per i quali è prevista la dismissione in conseguenza del trasferimento delle lavorazioni e degli impianti siderurgici e che in essa si prevede la demolizione degli impianti e delle infrastrutture esistenti ed il progressivo insediamento di nuove unità produttive, prevalentemente nel settore agro-industriale, e dei relativi servizi.
JSW invece per il treno rotaie prevede il revamping dei principali macchinari, l’installazione di una gru di stoccaggio per rotaie corte, il revamping del centro dei test non distruttivi, l’installazione di altri macchinari, riparazioni strutturali e magari l’installazione di un nuovo impianto per il trattamento termico delle rotaie. Pare di capire che si tratta dell’ impianto per la produzione di rotaie a fungo indurito allo studio del consiglio di amministrazione di JSW Steel di cui Fausto Azzi, amministratore delegato di Aferpi, ha parlato nell’ultimo incontro con le istituzioni pubbliche ed i sindacati al Ministero dello Sviluppo Economico. Niente da eccepire salvo rilevare che forse c’è già un contrasto con la disciplina della variante Aferpi che in quella zona sugli impianti e le infrastrutture esistenti afferma essere consentiti solo interventi di demolizione e di manutenzione.
Una cosa è certa: l’ambiziosa o obbiettivo insito nella variante Aferpi, che per quella zona prevedeva un nuovo assetto funzionale e fisico-spaziale (quello che abbiamo ricordato sopra) da realizzare attraverso un piano urbanistico attuativo di iniziativa privata nell’ambito di un Masterplan complessivo di iniziativa pubblica e/o privata, da estendere all’intero settore urbano comprendente gli ambiti produttivi, il contiguo comparto urbano di Città Futura ed il quartiere Cotone-Poggetto, è saltato.
Niente di male, basta saperlo e discuterne le conseguenze.