Realizzare un sito specializzato per riciclaggio navi
PIOMBINO 31 marzo 2018 — L’Agenzia Industrie Difesa (AID) e l’ Autorità di sistema portuale del mar Ionio Porto di Taranto (AdSP) hanno siglato il 30 novembre 2017 un accordo quadro di cooperazione “per la realizzazione di un hub specialistico per il ‘green ship recycling’”.
L’AID è la società in house del Ministero della Difesa che ha lo scopo di gestire unitariamente le attività delle unità produttive e industriali della Difesa e per questo, nel rispetto dei principi che regolano la concorrenza e il mercato, può stipulare convenzioni, accordi e contratti con soggetti pubblici e privati per la fornitura o l’acquisizione di beni e servizi, nonché partecipare a consorzi anche internazionali e a società previa autorizzazione del Ministro.
Con l’accordo con l’ Autorità portuale di Taranto viene avviato “un rapporto di collaborazione per la definizione di un programma congiunto e pluriennale finalizzato all’esigenza di realizzare un Hub specialistico per le attività di “Green Ship Recycling” dedicato al naviglio militare e civile, nazionale ed estero, all’interno del sito denominato “Area Ex Yard Belleli””.
L’Autorità portuale si impegna tra l’altro a rendere disponibile parte del sito, identificato nella “Area Ex Yard Belleli” — al momento parzialmente interessata dall’intervento di completamento della messa in sicurezza permanente della falda superficiale e dal cantiere per la realizzazione dell’intervento “Dragaggio per l’approfondimento dei fondali al Molo polisettoriale e connessa vasca di contenimento dei fanghi di dragaggio ” -, individuato in collaborazione con l’AID e modulato nell’ottica del nuovo utilizzo.
L’ AID si impegna a
- trasferire il know-how maturato in analoga esperienza sul “Green Ship Recycling” attraverso la predisposizione di un processo industriale competitivo sia per la bonifica dei materiali nocivi che per la valorizzazione dei componenti e materiali pregiati;
- partecipare allo studio di identificazione della porzione del sito e alla qualificazione dello stesso secondo le regole della ISO 30000 e, quindi, secondo il Regolamento UE n. 1257 sul riciclaggio delle navi;
- supportare il processo per l’ottenimento dell’iscrizione della parte del sito riqualificato all’Elenco Europeo degli Impianti di Riciclaggio delle Navi, situati nella Ue e nei Paesi terzi;
- programmare, in coordinamento con AdSP, le attività di acquisizione di naviglio da riciclare/recuperare, sia nel mercato nazionale che in quello estero.
Tutto è finalizzato alla creazione di un polo, come dio comanda, per la demolizione delle navi, compresi l’affidamento della realizzazione e della gestione conformemente alle regole della concorrenza e del mercato.
Non è detto che quanto è contenuto nell’accordo vada in porto, ma in ogni caso non si può non rilevare che il metodo seguito è il contrario di quanto, inseguendo il sogno del (non di un) polo italiano per la demolizione delle navi, si è fatto a Piombino.
Qui si è partiti (24 aprile 2014) da una promessa governativa (ministro Roberta Pinotti imperante) impossibile, quella di rendere disponibili navi da smantellare del Ministero della Difesa nel porto di Piombino, che non ne aveva né ha tuttora le condizioni di essere in alcun modo realizzata, si è passati da una altrettanto impossibile pretesa di smantellamento della Concordia ((arrivata invece a Genova il 27 luglio 2014) e si è finiti oggi alla rinuncia definitiva allo smantellamento di quelle 34 navi militari pronte per la demolizione che per la verità non sono mai esistite come progetto concreto. Se non altro perché le regole della concorrenza lo hanno sempre impedito e perché se qualche nave militare c’è stata da demolire l’ AID lo ha fatto nel cantiere di La Spezia che gestisce in proprio.
Invece di tentare la strada del rapporto formale ed organico con gli organi competenti, sia come responsabilità sia come conoscenza dei problemi e delle relative procedure, e del riconoscimento della complessità di un progetto invero molto complesso si è seguita la strada, pensando fosse una scorciatoia praticabile, dei rapporti con questo o quel ministro e delle promesse impossibili vendute come credibili, forse anche credute.
La conclusione è che la storia e la realtà sono passate, almeno fino ad oggi, dalla strada principale, non dalla scorciatoia.