Rebrab e Cevital: successi e scontri in terra algerina
PIOMBINO 15 novembre 2015 - In Algeria non riesci a trovare una sola testata, su carta o digitale, televisiva o radiofonica, che più volte, anzi molte volte, durante l’anno, non parli di Issad Rebrab.
Che l’uomo sia un personaggio, e non solo in patria, è da tempo una constatazione banale che non conosce contraddizioni. Se Rebrab in Val di Cornia, ma anche in grande parte d’Italia, non aveva alcuna fama fino ad alcuni mesi fa, non così era per la grande finanza internazionale e per i media che primeggiano nel mondo. Non per nulla Forbes, la prestigiosa rivista statunitense di economia e finanza, lo ha classificato, nel 2013, come uno degli otto uomini più ricchi d’Africa, il primo assoluto in Algeria.
Una fortuna creata da indubbio talento, da capacità di sapere utilizzare le occasioni e gli appoggi giusti, da una indomita volontà di perseguire gli obbiettivi.
I primi anni del giovane berbero
Lo spumeggiante ministro dell’economia francese Arnaud Montebourg (non gli ha mai lesinato amicizia), secondo l’Espresso, ebbe a definire la strategia d Rebrab come “visionaria”. Secondo altri osservatori Rebrab è semplicemente un berbero, ovvero di quella intrepida minoranza che ha imparato in Cabilia a conoscere la vastità del mare Mediterraneo e l’asprezza delle montagne del massiccio di Djurdjura; l’apertura verso il mondo e l’amore per gli esigui spazi di una terra che non ha mai accettato di abbassare il capo. Lì Issad è venuto al mondo nel 1944 nel villaggio di Béni-Doula dove la sua famiglia era conosciuta come strenuamente impegnata per l’indipendenza algerina dalla Francia. In quella lotta il padre subì carcere e torture, un suo fratello maggiore perse addirittura la vita. Episodi che hanno segnato il carattere del futuro patron di Cevital e che da un lato lo hanno legato fortemente alla sua terra e dall’altro lo hanno incoraggiato a spingersi anche oltre i confini segnati dalla logica. Taieb Hafsi ha intitolato così la biografia che gli ha dedicato: “Pensare in grande, iniziare dal piccolo e andare veloce”.
Dopo una scuola professionale in Lorena, Rebrab ha voluto insistere negli studi e, superando preconcetti religiosi, si è iscritto ad un istituto superiore gesuita a Metz, lo stesso tipo di scuola dove ha spedito a studiare i suoi cinque figli, quattro maschi ed una femmina che oggi sono tutti impegnati nell’impero industriale di famiglia.
L’indipendenza dell’Algeria e i generali
Quando l’Algeria nel 1962 ottenne l’indipendenza Rebrab era già passato dall’insegnamento di diritto commerciale ad Algeri all’apertura in proprio di uno studio di commercialista.
Secondo Mondafrique, il quotidiano parigiano diretto da Nicolas Beau, cominciò in quegli anni la vicinanza di Rebrab con il mondo dei potenti militari allora vincenti, a cominciare dal generale Mohamed Mediene, detto Toufik, l’uomo che per 25 anni ha guidato i servizi segreti algerini.
Intraprendenza e favorevoli condizioni politiche indirizzarono allora il futuro patron di Cevital verso un’attività imprenditoriale di tipo siderurgico. Così nacque Profilor, la sua prima società a cui se ne affiancano altre che durante la guerra civile del 1994 subirono sabotaggi ed attentati da parte di frange islamiste affatto favorevoli al rifiuto del fondamentalismo da parte di Rebrab. Il quale fu perfino costretto a riparare in Francia.
Quando rientrò in patria, alla fine degli anni novanta, Rebrab era già un imprenditore esperto, ben introdotto nel mondo politico algerino, amico, secondo quel che indicano autorevoli fonti francesi, di generali influenti (non solo Toufik ma anche Mohamed Touati e Kaled Nezzar).
In quegli anni nacque non solo Cevital, che oggi, prima azienda algerina, fattura 4 miliardi di dollari, ma anche società nel campo agroalimentare, della commercializzazione di veicoli, dell’elettronica, dell’energia, della raffinazione dello zucchero, della grande distribuzione. Una potenza assoluta; per lungo tempo un dominio incontrastato in patria che però negli ultimi anni ha lasciato intravedere prima qualche crepa, poi diverse crepe. La motivazione di fondo è scaturita proprio dalle vecchie posizioni politiche di Rebrab che, una volta vincenti, hanno iniziato a perdere potere insieme alla ruolo di militari ai cui il patron di Cevital non ha mai negato il proprio sostegno.
Le cose che stanno cambiando
Mondafrique, per esempio, ritiene che “le cose stiano cambiando per l’uomo di affari algerino” e sostiene che “con il pensionamento del generale Toufik, Issad Rebrab abbia perso un protettore di peso tanto che questa perdita potrebbe oggi compromettere seriamente la sua florida attività in Algeria. Da diversi mesi — scrive il giornale parigino — Rebrab incontra molti ostacoli: alcuni ministri vogliono porre fine ai privilegi di cui egli gode all’interno dell’amministrazione algerina”.
Per la verità, allo stesso giornale Rebrab, recentemente interrogato circa i suoi legami con l’ex capo dei servizi segreti algerini, ha negato di essere un suo protetto dicendo che “se le cose fossero state così, i miei progetti non sarebbero stati bloccati in Algeria per una decina di anni”.
Quindi una situazione complessa che vive sviluppi quasi giornalieri sulla stampa algerina e non solo. Un innegabile passaggio dalla storia di Cevital e del suo capo, che abbiamo cercato di riassumere, alla cronaca quotidiana sui media. Lo scontro aperto tra due fazioni, che non lesinano colpi l’una all’altra, sta caratterizzando anche le cronache della stampa algerina. Le divisioni non sono recentissime e richiamano un cambiamento in atto nella politica dello stato africano ed in particolare nell’assetto delle forze armate.
Un arresto annunciato e subito smentito
L’eco di questi contrasti è giunta in Italia, ed in Val di Cornia in particolare, con un colpo di scena che ha avuto per diretto protagonista lo stesso patron di Cevital il quale, in missione in Brasile, il 6 ottobre scorso ha rilasciato all’agenzia Tout sur l’Algerie una dichiarazione bomba: “In Algeria — ha detto — mi vogliono arrestare”. All’intervistatore rimasto sorpreso, lui per primo, il patron di Cevital ha addirittura puntualizzato: “Le voci sono fondate. Si cerca di farmi tacere ma io non voglio tacere. Invece di prendere coscienza della gravità della situazione, si comportano in questo modo, invece di chiamarmi per dialogare, parlare degli sbocchi e dell’avvenire del nostro paese, questa gente vuole arrestarmi per farmi tacere”.
In men che non si dica la notizia è stata ripresa da tutti i media algerini e anche da alcuni europei e americani. Ma poche ore dopo è arrivata la smentita dell’arresto e anche in questo caso l’argomento è stato trattato da tutta la stampa del paese africano. In primo luogo è da citare la Liberté, il quotidiano di proprietà di Cevital, che ha ospitato in men che non si dica le dichiarazioni del generale Hamid Grine, ministro delle comunicazioni, e del direttore generale della sicurezza nazionale, il generale Abdelghani Hamel. Entrambi hanno riferito come, secondo quanto a loro conoscenza, “non vi fossero provvedimenti di arresto nei confronti del patron di Cevital”.
Subito ai giornalisti di Tout sur L’Algerie, l’8 ottobre, Rebrab ha dichiarato dal Brasile: “Chiederò garanzie pubbliche al presidente Bouteflika e al capo di stato maggiore Ahmed Gaid-Salah per rientrare in Algeria. Ho enorme rispetto per il generale Hamel ma purtroppo tutti sanno che i veri responsabili sono il presidente della Repubblica (ndr: appunto Bouteflika) ed il capo di stato maggiore Gaid-Salah”.
Evidentemente le garanzie richieste dal capo di Cevital arrivarono se lo stesso 8 ottobre la Liberté pubblicò un articolo di Omar Ouali a cui, dalla capitale brasiliana, Rebrab dichiarò: “Rientrerò ad Algeri alla fine della mia missione”.
Due fazioni in lotta: chi attacca e chi difende
Così in effetti è accaduto senza che, al ritorno in patria, venisse aperta alcuna cella per Issad ma il dado ormai era tratto ed a tutti apparve subito evidente come due fazioni si contrapponessero frontalmente e come anche la maggior parte della stampa locale non esitasse a prendere posizione.
Gli attacchi a Rebrab sono sempre giunti per lo più dal fronte governativo e hanno marciato su due direttrici. La prima si è rifatta alle accuse che il ministro dell’industria Abdesiam Bouchouareb ha continuato a lanciare per lungo tempo verso Rebrab, la seconda ha riguardato invece una serie di iniziative governative a sostegno di imprese in diretta concorrenza con le attività di Cevital i cui progetti, peraltro, sono stati ostacolati da una lentissima burocrazia.
Bouchouared, come ampiamente ha riportato il giornale filogovernativo L’Expression in alcuni articoli alle fine di settembre, ha lanciato accuse a Rebrab in relazione alla vicenda dell’acquisto da parte di Cevital del colosso francese Brandt e anche per l’esportazione di capitali dall’Algeria.
Addebiti che Rebrab ha sempre respinto giungendo perfino a lanciare una pubblica sfida televisiva al rappresentante del governo (“Lo invito a presentarsi in un faccia a faccia televisivo”- ha riportato la Liberté il 29 settembre). Il confronto sul piccolo schermo non c’è mai stato ma il ministro dell’industria non ha mollato la presa. E, addirittura pochi giorni fa, l’8 novembre, secondo quanto ha riportato l’agenzia Tsa, ha ripetuto davanti alla commissione finanze del Comitato paralimpico nazionale le accuse a Rebrab.
Intanto il gruppo Cevital ha iniziato ad avvertire la concorrenza di nuovi imprenditori locali sostenuti dal governo.
Il giornale on line Algerie solidarie solo pochi giorni fa, il 9 novembre, ha riferito una dichiarazione del ministro del commercio, Bakhti Belaib che da Orano ha rassicurato circa la risoluzione del problema del monopolio dello zucchero. “In meno di un anno – ha annunciato l’esponente governativo – la questione sarà definitivamente regolarizzata grazie all’avvio dell’attività di nuove raffinerie in diverse regioni del paese”.
L’Expression ha rincarato la dose titolando lo stesso giorno “Il monopolio di tutti i pericoli”. Il riferimento è stato chiaramente al predominio di Civital che detiene l’ottanta per cento del mercato nazionale nel settore dello zucchero. Il giornale ha dato contestualmente la notizia dell’imminente arrivo di quattro nuovi operatori citando un annuncio del ministro Balaib durante il programma “Guest degli editori” sulla Catena 3 della Radio nazionale.
Di fronte agli attacchi si sono registrate molte difese domestiche per il patron di Cevital. Sul fronte più avanzato si è attestata ovviamente la Liberté che ha risposto alle accuse a Rebrab con due prese di posizioni autorevoli. La prima è stata di Talaie El-Hourriyet, il partito presieduto dall’ex capo del governo Ali Benflis, i cui membri, riferendosi al generale Hassan e al capo Cevital, senza mai nominarli, hanno comunque parlato dell’”inizio di una escalation per reati legati alla differente fede politica”.
La seconda ha riguardato una presa di posizione a favore di Rebrab da parte dell’ex ministro dell’industria Abdelhamid Temmar.
Il giornale ha difeso il proprio editore anche con un alto titolo (“Le ministre de l’Industrie et des mines n’en finit pas de subir les affres du ressac violent que lui renvoie l’accusation qu’il a proférée contre le capitaine de l’industrie”) con cui ha voluto dar conto delle reazioni negative verso il rappresentante del governo che ha accusato Rebrab. La volontà è stata chiaramente quella di accreditare i favori della gente verso Rebrab. Non la sola attività in questa direzione. Su Facebook si conta, con già un migliaio di sostenitori, la nascita della comunità: “Je suis Rebrab”. E del resto una lunga azione con interventi nel sociale soprattutto nella sua regione, ha contribuito a creare l’immagine di Rebrab come un uomo pronto a spendersi per la comunità. Sul giornale InfoSoir si possono, per esempio, leggere le imprese dei ciclisti della squadra Cevital sponsorizzata dall’azienda di Issad. Per non parlare dell’attaccamento del patron ai colori della Jsk, la principale squadra di calcio dell’Algeria, che, secondo quanto riporta l’Espresso, più volte è stata sul punto di passare nell’orbita Cevital. Quindi una grande attenzione al popolo dal quale è evidente l’attesa di consensi in un momento non facile.
“Gli osservatori della scena politica nazionale non sanno più a quale santo rivolgersi”. È iniziato sorprendentemente così, un altro annuncio del sostegno a Rebrab citato da Algerie Solidarie il 4 ottobre. Infatti Louisa Hanoune, «segretaria di un partito – scrive il giornale – che si chiama partito dei lavoratori, si schiera con un magnate degli affari che ha fatto la fortuna all’ombra dell’economia capitalista e di qualche amico generale durante il decennio nero».
Tra alleanze inedite il gruppo di Rebrab ha trovato ovviamente anche amici certi. Così sul giornale Horizons, vicino al mondo imprenditoriale si è potuto leggere, all’inizio di novembre, che la Cfe, ovvero la Confindustria algerina “è pronta ad intervenire contro il blocco dei progetti del gruppo Cevital”.
È andato anche oltre il quotidiano Le Jour d’Algerie che il 5 novembre ha titolato: “Rebrab è il benvenuto in Confindustria”. L’affermazione è stata attribuita ad Alì Haddad, uomo d’affari e presidente del Forum dei dirigenti d’azienda, riuniti per l’occasione, a Béjaia.
Chiaramente sono almeno due le possibile conseguenze che possono derivare da una simile situazione conflittuale. La prima riguarda una eventuale limitazione di manovra nei movimenti finanziari di Cevital che conserva in Algeria una consistente cassaforte. Un non certo auspicabile blocco delle risorse africane non potrebbe non avere ripercussioni sull’attività di Cevital nel mondo.
La seconda conseguenza attiene alla possibilità di una penetrazione nei mercati africani, e segnatamente in Algeria, delle produzioni di Cevital. Che questo sia uno degli obbiettivi è stato più volte ribadito da Rebrab e dal management del suo gruppo ma che questo indirizzo possa trovare oggettivi ostacoli, almeno sul piano politico, non è cosa che oggi sia da escludere. Anzi.
L’Europa e l’ipotesi della ricerca di una sponda cinese
Da uomo navigato e da imprenditore potente ed esperto il patron di Cevital non si è comunque lasciato coinvolgere più di tanto dalle accuse dei nemici e forse neanche dalla solidarietà degli amici. Mirando al sodo e valutando in termini pratici la nuova situazione, Rebrab, ha indirizzato lo sguardo oltre i confini nazionali. Lo ha fatto chiaramente per una diversificazione degli investimenti di fronte ad un mondo sempre più globalizzato ma si è mosso in questa direzione anche perché, come riportato da l’Espresso, ci sono aree del pianeta che oggi offrono ottime occasioni per chi ha una consistente liquidità. Pensando, per esempio, all’Europa, Rebrab non si è fatto scrupolo di dichiarare: “In Europa si possono comprare delle fabbriche per un tozzo di pane. Con la crisi in atto in Europa esistono opportunità che si possono presentare una volta ogni secolo”. Non si può fare a meno a questo punto di pensare al gruppo Oxxo, che produce finestre in Pvc, alla fabbrica di elettrodomestici Fagor Brandt comprate in Francia nel 2013 e, perché no, anche alla ex Lucchini italiana. Dell’arrivo degli imprenditori africani in Europa ne ha data testimonianza, solo pochi giorni fa, l’undici novembre, anche l’autorevole Le monde che ha riferito una illuminante frase di Rebrab pronunciata sui gradini dell’Eliseo addirittura a febbraio del 2014: “Crediamo veramente che ci siano opportunità di investimento in Francia”. Una legittimazione del giornale francese per Cevital accreditato di 4 miliardi di dollari di fatturato e di 10 mila dipendenti.
E comunque un’attività a tutto campo anche ben oltre i confini del vecchio continente. Il riferimento all’ultima visita del management Cevital in Brasile non è casuale né sono senza significato altre iniziative nel mondo, per esempio, in Rwanda o in Costa d’avorio dove un dispaccio della Reuters, ripreso dal giornale algerino El Moudjahid, ci racconta di un investimento da 200 milioni di dollari nella produzione di riso e cacao.
Come significativa è la notizia rivelata dal quotidiano Mondafrique per il quale Rebrab avrebbe “allacciato contatti con diversi gruppi asiatici, soprattutto cinesi, nell’ottica di cedere il 49 per cento delle azioni del suo gruppo Cevital, per prevenire — secondo quel che il giornale dice di aver appreso da diverse fonti – tutte le possibili rappresaglie politiche delle quali potrebbe essere fatto oggetto da parte del clan presidenziale di Abdelaziz Bouteflika. Secondo diverse fonti, molto ben introdotte nel settore delle imprese in Algeria, Rebrab sta negoziando la massiccia entrata nel capitale di Cevital di un grande gruppo cinese. Lui si augura – ha confidato un uomo d’affari – di recuperare, seduta stante, non meno di 500 milioni di dollari in contanti”.
La notizia della richiesta al governo italiano
Lo stesso giornale parigino il 3 novembre scorso ha dato l’ultima notizia che ha generato rumore: “Le autorità algerine – ha scritto — hanno formalmente interpellato le loro omologhe italiane circa le attività commerciali del patron di Cevital in Italia. Il governo algerino ha chiesto la sospensione del contratto preliminare che ha formalizzato l’acquisto da parte di Cevital delle acciaierie Lucchini a Piombino del quale hanno avuto notizia da più fonti concordanti. Il governo Sellal sospetta che un artificio finanziario poco chiaro sia stato usato per questo acquisto. Per il momento non è ancora chiara la reazione dell’Italia sul caso”.
Immediatamente sono piovute le smentite da parte di esponenti del governo italiano, del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi e del sindaco di Piombino Massimo Giuliani che ha anche citato un recente incontro con esponenti del governo algerino da parte del ministro Federica Guidi. La quale tuttavia risulta aver visitato i governanti del paese africano solo a metà settembre. Forse il sindaco si è confuso con la visita del ministro degli esteri italiano Paolo Gentiloni ad Algeri il 2 novembre, ovvero proprio il giorno prima della pubblicazione della notizia di Mondafrique. Per l’amor di Dio, solo una coincidenza e non una conferma per la notizia del giornale parigino dal momento che non si conosce neppure se nell’incontro si sia o non sia parlato dell’attività di Cevital in Italia.