Rebrab? Lo portarono Landini e Rossi, dice Renzi
PIOMBINO 29 novembre 2017 – L’arcano è stato svelato. Lo ha svelato addirittura il segretario nazionale del Pd, Matteo Renzi, sul treno che lo portava a nord dopo aver fatto tappa a Donoratico. Racconta e commenta IL TIRRENO di mercoledì 29 novembre: «Ma poi, in privato, con gli operai (si tratta di alcuni iscritti al circolo Pd delle fabbriche, ndr) si sfoga: «Furono Rossi e Landini a volerlo, lo portarono dal viceministro De Vincenti. Credo che l’operazione con Jindal, che avevo conosciuto a Firenze, dovesse essere concretizzata tre anni fa». Insomma, non fu lui a puntare sull’algerino, ma il governatore e il leader della Fiom.
Per la verità la domanda “ma chi ce l’ha portato Rebrab?” circolava da tempo senza aver avuto mai risposta ufficiale. Adesso l’ha avuta autorevolmente dall’attuale segretario nazionale del Pd, allora presidente del consiglio dei ministri, Matteo Renzi.
Poco importa che Rebrab non avesse nessuna esperienza nel campo della siderurgia, poco importa che la sua proposta fosse contenuta in un piano industriale che successivamente uno dei tanti amministratori delegati di Aferpi, Fausto Azzi, dichiarò pubblicamente che non essere credibile, poco importa i tre grandissimi e costosi progetti, l’uno siderurgico, l’altro agroalimentare, l’altro ancora logistico non avessero nessuna possibilità di essere attuati, poco importa che tutto fosse fondato su un’analisi di mercato almeno superficiale, poco importa che la situazione politica algerina non fosse proprio tranquilla e democraticamente robusta.
Che vuoi che sia. Lui prometteva centinaia di miliardi di investimenti, aumento dell’occupazione e Piombino che diventava la stella del Mediterraneo, cosa vuoi di più.
E poi c’erano Rossi e Landini che l’avevano portato da De Vincenti.
E così il 9 dicembre 2014 fu firmato il preliminare di acquisto della Lucchini, da parte del commissario straordinario Nardi e del presidente di Cevital Rebrab, sotto lo sguardo vigile del presidente del consiglio, Renzi. In quella data Issad Rebrab era un perfetto sconosciuto a Piombino ma non certo a Roma dove il 23 gennaio 2012 – presidente del consiglio Mario Monti — il patron di Cevital ottenne dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l’onorificenza di Ufficiale al merito della Repubblica Italiana per “i meriti acquisiti come grande imprenditore e per i rapporti intensi da lui sviluppati con imprese italiane”.
E poi il 30 giugno 2015 la firma dell’accordo di programma per riconversione, sviluppo, risanamento di Piombino da parte di Renzi, Rossi, Giuliani, sindaco di Piombino, con uno stuolo di ministri.
Lo stesso giorno la firma del contratto definitivo di vendita da parte di Rebrab e Nardi.
La storia successiva è nota ma la fine era già scritta fin d’allora.
Ma non solo.
Il segretario nazionale del Pd afferma di credere che l’operazione con Jindal (JSW), che aveva conosciuto a Firenze, dovesse essere concretizzata tre anni fa. «Abbiamo fatto una cazzata a fidarci di Rebrab» ha detto Renzi secondo il Corriere fiorentino. Sembra l’ammissione di una qualche corresponsabilità che, peraltro, il presidente Rossi rifiuta seccamente: «…la scelta delle imprese commissariate viene effettuata con gara da una commissione tecnica presso il Mise…».
Come sono andate le vicende lo ha raccontato il commissario straordinario Nardi nella Relazione finale ex art. 61 comma 3 d.lgs. 270/99 Lucchini SpA in Amministrazione Straordinaria del 16 novembre 2016 e ad essa rimandiamo il lettore.
Ricordiamo soltanto che il 6 novembre 2013 fu approvato il Programma di vendita del commissario, il 21 dicembre 2013 e il 10 gennaio 2014 avvenne la pubblicazione su giornali nazionali ed internazionali di una richiesta di manifestazione di interesse e fu posto come termine il 20 febbraio 2014, successivamente prorogato al 10 marzo 2014. Alla fine dopo una serie di lunghi confronti il 20 ottobre 2014 l’ultima offerta di JSW.
Ma qualche giorno prima, l’ 8 settembre 2014, la società algerina Cevital aveva inviato una manifestazione di interesse (il commissario tiene a dire più volte “non sollecitata”) e il 16 ottobre 2014 comunicato la propria volontà di presentare una (non sollecitata) offerta vincolante, il 18 ottobre 2014 recapitato l’offerta vincolante.
Nell’offerta c’era tutto ciò che poi è diventato ufficiale su investimenti, occupazione, bonfiche e quant’altro.
A questo punto il commissario, autorizzato dal ministero il 7 novembre 2014, invitò JSW e Cevital a fargli pervenire la migliore e definitiva offerta entro il 18 novembre 2014, e il 9 dicembre 2014 dopo un esame comparato delle due proposte venne firmato il contratto preliminare con Cevital.
La maggiore prudenza e competenza siderurgica di JSW non apparvero al commissario sufficienti a bilanciare il prospettato piano di investimenti e di diversificazione di Cevital, capace di generare sul territorio quel processo necessario per la ripresa economica ed occupazionale, scrive il commissario Nardi.
Il 30 giugno 2015 la firma dell’accordo di programma per riconversione, sviluppo, risanamento di Piombino e del contratto di vendita.
Adesso siamo alla risoluzione del contratto ed alla necessità di un accordo di programma sostituivo.
In fin dei conti ha ragione il ministro Calenda quando, parlando all’Assemblea nazionale della Cgil sulla siderurgia, ha ricordato, oggi 29 novembre 2017, che tutto ciò è stato fatto, compreso anche ciò che è avvenuto successivamente, “con l’accordo di tutti”, comprese le organizzazioni sindacali, e che tutti fin dall’inizio hanno approvato un piano industriale “fantasmagorico”, anzi “forse, mi permetto di dire – ha sottolineato il ministro – un pochino troppo fantasmagorico”.
Sono passati tre anni e niente di quello che stava scritto nel piano “un pochino troppo fantasmagorico” è stato realizzato e la dipendenza da quell’offerta non ha fatto pensare e progettare e operare per altre soluzioni. In realtà non si è mai voluto.
Sono passati tre anni e Piombino è diventata ancor di più terra di assistenzialismo per chi gode dell’assistenza. Per gli altri nemmeno quella.