Regione, c’è chi ha vinto prima dell’inizio della gara
FIRENZE 6 gennaio 2018 – La partita non è ancora iniziata ma il risultato è già stato annunciato. E salvo cataclismi, assai improbabili, quello sarà. Il 29 dicembre scorso la Regione Toscana ha emesso un decreto avente per oggetto: “Avviso di selezione pubblica per titoli per il conferimento dell’incarico a tempo terminato di Direttore della Direzione “Diritti di cittadinanza e coesione sociale” della giunta regionale Toscana”.
Si tratta nelle sostanza di una selezione per individuare il profilo di più alto livello della Direzione “Diritti di Cittadinanza e Coesione Sociale” della Giunta regionale, quella che si occupa della sanità, del sociale e quant’altro. Sicuramente la più importante per temi trattati e per finanziamenti gestiti dell’intera Regione.
Gli interessati alla nomina non hanno che da leggere le undici pagine dell’avviso in cui tutto è chiarito: requisiti per la partecipazione, curriculum, fax simile della domanda ed ogni necessaria informazione. Quindici giorni dalla pubblicazione dell’avviso per perfezionare la propria adesione con scadenza quindi venerdì 12 gennaio 2018.
Ma ecco la sorpresa. Il 5 gennaio scorso, quindi almeno una settimana prima della chiusura dei termini per la selezione, Toscana Notizie, agenzia ufficiale della Regione Toscana, pubblica, con il titolo: “Intesa Regione-Università di Firenze, Rocco Damone a capo della AOU di Careggi”, la seguente nota:
FIRENZE — Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, l’assessore per il diritto alla salute, al welfare e all’integrazione socio-sanitaria Stefania Saccardi e il rettore dell’Università degli studi di Firenze Luigi Dei, dopo una serie di incontri istituzionali, hanno raggiunto l’intesa prevista dalla legge sulla nomina del nuovo direttore generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Careggi. A guidare l’Azienda sarà Rocco Donato Damone, attuale direttore generale della programmazione dell’Area vasta Toscana centro, che subentrerà a Monica Calamai, destinata, a breve, a ricoprire il ruolo di direttore della Direzione diritti di cittadinanza e coesione sociale della Regione.
Quindi la selezione ha già un vincitore prima della valutazione dei titoli degli eventuali candidati. Il Tirreno, che ha pubblicato la notizia con un richiamo in prima pagina, ha chiesto lumi al presidente Rossi il quale ha così risposto ai cronisti del quotidiano livornese: “L’avviso di selezione non è un bando di concorso e non eravamo obbligati a pubblicarlo per scegliere il nuovo dirigente. La nomina dei direttori nella sanità infatti compete esclusivamente al presidente della Regione. Abbiamo scelto questa procedura per ampliare le possibilità di confronto, ma non nascondo e non l’ho mai nascosto che per il ruolo di direttore della “Coesione sociale” della Regione consideri la dottoressa Calamai la persona al momento più indicata”.
Rossi ha comunque confermato al Tirreno “che la selezione resta aperta, che le persone interessate al ruolo possono continuare a inviare il curriculum e che al momento nessuna nomina è stata perfezionata. Non ci sono atti amministrativi che affidino ruoli ad alcuno”.
A questo punto è troppo pretendere un po’ di rispetto almeno per le forme che in questo caso sono sostanza? La selezione non è un concorso e l’ultima parola per la decisione spetta davvero al presidente che ha il diritto di circondarsi di persone di fiducia. Ma se il governatore una scelta l’aveva già compiuta, che senso ha avuto organizzare una gara formalizzata attraverso un decreto?
Non c’è una terza via: Rossi poteva scegliere autonomamente senza tanti passaggi e verifiche o, se, come nel caso, voleva la strada della selezione, allora doveva essere coerente fino in fondo evitando inopportune anticipazioni.
La Calamai è una (purtroppo) nota protetta di Rossi che l’ha prima fatta direttrice generale di Arezzo, dove si distinse per promuovere i suoi favoriti, poi di Livorno, dove si distinse per avere speso duecentomila euro per ristrutturare il proprio ufficio, poi di Careggi, dove si distinse per aver convocato i primari allo scopo di pubblicizzare il sì al referendum di Renzi. E’ sempre stata cacciata a furor di popolo. L’ho conosciuta nell’ambito della mia professione e ho avuto l’impressione di una donnetta astiosa che mascherava la propria inadeguatezza al ruolo cui era stata chiamata con una indisponente arroganza.