Regione: il progetto RIMateria va approfondito
PIOMBINO 30 gennaio 2019 — Si è riunito il 24 gennaio 2019 il Nucleo regionale di Valutazione dell’Impatto Ambientale per l’ espressione del parere della Giunta Regionale, nell’ambito del procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale, sul progetto presentato da RIMateria da realizzarsi presso il polo industriale in loc. Ischia di Crociano, Comune di Piombino (LI), suddiviso in:
l) Attività di Trattamento e riciclo in loco delle scorie con impianto mobile su Area Li53 finalizzata al loro riutilizzo come MPS nell’ambito della Messa In Sicurezza Permanente (MISP) autorizzata con Decreto Direttoriale del Ministero dell°Ambiente prot. n.423 del 04/10/2017;
2) Progetto definitivo della Variante 2 alle opere di chiusura della discarica Lucchini — riprofilatura con la discarica RiMateria;
3) Progetto definitivo della nuova discarica su Area Li53.
Nella planimetria sottostante gli ambiti oggetto del progetto:
Erano presenti di persona o in videoconferenza, oltre al Presidente del Nucleo Carla Chiodini, Andrea Rafanelli del Settore Bonifiche e Autorizzazioni rifiuti della Regione, Giancarlo Sbrilli, Ilaria Rossi e Alessandro Bagnoli, Franco Giovannini dell’ ARPAT, Alessandro Barbieri Azienda Usl Toscana Nord Ovest, Stefano Vivarelli del Comune di Piombino, Luca Chiti di RIMateria.
Il Nucleo, considerata la volontà di RIMateria di presentare entro 30 giorni la documentazione integrativa finalizzata a chiarire gli elementi evidenziati nel corso della seduta ha deciso di aggiornare i propri lavori ad una nuova seduta che sarà fissata successivamente al deposito della documentazione da parte di RIMateria.
Molto interessante il dibattito che si è svolto ed è stato verbalizzato sulla consequenzialità tra disponibilità dell’area, rilascio e certificazione della Messa In Sicurezza Permanente (MISP), rilascio della Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) e realizzazione dell’intervento (la discarica da 2.500.000 metri cubi di rifiuti speciali, ndr) previsto sulla LI53 con diverse visioni tra ARPAT e Regione Toscana da un lato, RIMateria dall’altra. Lo riportiamo integralmente sottolineando che nella prima ipotesi, quella sostenuta dalle parti pubbliche, sia il rilascio dell’ AIA sia l’inizio della realizzazione della nuova discarica si spostano non di poco rispetto a quanto finora sostenuto da RIMateria:
“Sbrilli di Arpat espone alcuni aspetti da chiarire in merito alla MISP da effettuare sull’area Li53: certificazione e monitoraggio della MISP e cronoprogramma del progetto.
Il Proponente spiega che l’intervento della Li53 sarà iniziato a conclusione della MISP quindi a certificazione avvenuta comprensiva del monitoraggio.
Sbrilli precisa che, la Regione, può certificare la MISP solo dopo il monitoraggio che normalmente è tre anni.
Il Proponente ritiene che si debba controllare quanto scritto negli atti del Ministero che autorizzano la MISP.
Andrea Rafanelli, concorda con quanto detto da Arpat e precisa che ad oggi non possiamo sapere la durata del monitoraggio. La cosa certa è che i lavori della nuova discarica dovranno essere a valle della certificazione della MISP. Inoltre precisa che la certificazione debba arrivare prima della conferenza decisoria di AIA.
Il Proponente ritiene che l’AIA possa essere rilasciata con la condizione/prescrizione di efficacia al rilascio della certificazione della MISP.
Andrea Rafanelli del Settore Bonifiche e autorizzazioni rifiuti precisa che per le autorizzazioni serve la piena disponibilità dell”area che ad oggi non è perfezionata.”.
Nei pareri poi, a seguito delle integrazioni depositate e delle controdeduzioni alle osservazioni fatte pervenire da RIMateria, sono emersi alcuni punti ancora da chiarire. Si può leggere la versione integrale dei pareri e del dibattito che ne è seguito scaricando il documento “Verbale Nucleo regionale valutazione 24.01.19″.
I punti ancora da chiarire, secondo il Nucleo, riguardano
- l’ambiente idrico, suolo e sottosuolo e impatto visivo,
- linea di scarico reflui,
- valutazione di incidenza,
- pianificazione rifiuti,
- analisi di rischio e diffusione biogas,
- qualità dell’aria e impatto odorigeno,
- acque sotterranee,
- piano di gestione operativa e percolato,
- rete di biogas.
Riportiamo in particolare il contenuto di alcuni di essi perché hanno fatto oggetto del dibattito pubblico di questi ultimi mesi:
Comune di Piombino a proposito dell’ ambiente idrico, suolo e sottosuolo e impatto visivo:
valutare la possibilità di implementare l’attività di monitoraggio con soluzioni progettuali tese a intercettare possibili fenomeni di dispersione dovuti a eventuali danneggiamenti del pacchetto di fondo, con conseguente possibile interessamento del reticolo idrografico superficiale,
la documentazione prodotta risulta peraltro carente di specifiche forme di mitigazione ritenute indispensabili al fine di alleggerire l°impatto “visivo/percettivo” dato dall’aumento dell’altezza della discarica che potrebbe incidere negativamente sulla comunità residente nell’area e sull’attrattività turistica del territorio.
Settore Tutela della Natura e del Mare della Regione Toscana a proposito della valutazione di incidenza:
individuare ed esaminare organicamente i possibili impatti che possono provocare incidenze sulle specie e gli habitat di specie tutelati dalla ZSC/ZPS “Orti-Bottagone” quali immissioni in atmosfera e nei corpi idrici, aumento di illuminazione notturna, aumento di traffico e per ogni “driver di incidenza” fornire informazione circostanziate (quali a titolo esemplificativo, per la valutazione de1l°aumento di traffico, numero di mezzi, percorsi dei mezzi in arrivo e in uscita dall’impianto).
Quindi individuare le incidenze che la gestione ordinaria dell’impianto e le situazioni di emergenza, potrebbero generare:
- su specie e habitat di specie tutelati dalla ZSC/ZPS “Orti-Bottagone” e dalle Direttive comunitarie “Habitat” e “Ucceli”;
- sulla qualità dell’aria e delle acque della ZSC/ZPS (a questo riguardo occorre tenere conto che alterazioni della qualità delle acque possono essere generate anche indirettamente attraverso sversamenti in canali che recapitano in mare e successiva infiltrazione nelle acque di falda soprattutto per quanto riguarda le zone salmastre della ZSC/ZPS e dell°ANPIL;
- esaminare le possibili incidenze determinate da situazioni di emergenza, con particolare riguardo alle possibili conseguenze di alluvionamenti, indicando eventualmente le misure di prevenzione che si intende adottare;
- esaminare le possibili incidenze determinate dagli interventi di ripristino dell°area, ivi comprese le opere di rinaturalizzazione;
- individuare eventuali incidenze che possano risentire di effetti sinergici dovuti ad altri impianti esistenti o previsti nell°area.
Settore Servizi Pubblici Locali e Inquinamenti della Regione Toscana a proposito di pianificazione rifiuti:
il PRB prevede, tra l”altro, che le discariche di rifiuti non pericolosi non debbano ricadere in: “Aree con presenza di centri abitati secondo la definizione del vigente codice della strada, che non possono garantire il permanere di una fascia di rispetto di 500 metri” fra il perimetro del centro abitato e il perimetro dell’impianto”. Considerato che la definizione del centro abitato è competenza del Comune, si raccomanda una verifica.
Arpat a proposito di qualità dell’aria e impatto odorigeno:
ai fini della stima dell’impatto olfattivo sono stati usati valori di SOER, presi dal documento APAT MLG 19/2003, relativo alle tre discariche per rifiuti urbani di Reggio Emilia, Torino ed Imola ‘invece di quello più elevato utilizzato nel caso di discarica per rifiuti speciali, e quindi c’è da attendersi livelli di impatto olfattivo più rilevanti di quelli stimati: su questo aspetto il SIA potrebbe non essere sufficientemente cautelativo.
E’ opportuno rilevare che i risultati presentati appaiono sottostimati e non del tutto convincenti se confrontati con le concentrazioni idrogeno solforato rilevate dalla Società e dal monitoraggio in continuo eseguito da questa Agenzia nel periodo settembre-dicembre 2018.
Inoltre, in considerazione del numero limitato di dati ed esperienze disponibili, sarebbe stato opportuno che il modello fosse stato sviluppato, oltre che con i valori mediani, anche con i valori di massimi disponibili, questo per aver una misura dell’incertezza e della variabilità dei risultati prodotti dal modello. In conclusione la documentazione presentata non appare adeguata a descrivere l’impatto olfattivo derivante dalla nuova configurazione impiantistica, nè tantomeno ad escludere la presenza di disturbo olfattivo, come il Proponente sembra voler dimostrare.