Regione: nessun impegno per i cumuli a RIMateria
PIOMBINO 24 ottobre 2019 – Leggendo il resoconto della riunione tecnica del 23 settembre 2019 tenutasi presso il Ministero dell’ambiente per discutere la Relazione sulla gestione dei cumuli in aree demaniali redatta da Invitalia si capisce bene la distanza tra le notizie circolanti e circolate in Val di Cornia sulle bonifiche dell’area industriale di Piombino e sul ruolo a questo proposito di RIMateria. La vulgata più volte ed anche recentemente ripetuta secondo la quale sarebbe proprio questa la funzione di RIMateria viene decisamente smentita. Dopo aver precisato che in quella riunione si parlava dei cumuli presenti nella cosiddetta “ex area sotto sequestro” localizzata nella parte meridionale dell’area industriale a contatto con il limite occidentale del palude, basta riportare quanto affermato durante la riunione dal Comune di Piombino e dalla Regione Toscana:
“…La Regione Toscana ricorda che fu proposta all’epoca [2013] da Asiu la realizzazione di conglomerati, denominati conglomix, utilizzando i materiali costituenti i cumuli.
Il rappresentante del Comune condivide i contenuti del parere formulato da ARPAT. L’ipotesi di gestione dei rifiuti, inizialmente formulata da Asiu (oggi Rimateria) appare molto problematica. L’impianto di Rimateria poteva essere strategico anche per la gestione di tali rifiuti, ma oggi tale ipotesi appare tramontata. Le discariche di Rimateria sono ora di pertinenza privata, deve essere pertanto indetta una gara. Anche la possibilità di utilizzare le vecchie discariche Lucchini per ricevere i rifiuti costituenti i cumuli è tramontata.
La Regione ricorda che, nel corso della riunione del luglio scorso relativa all’AdP (probabilmente quello del 24 aprile 2014, ndr), non fu preso nessun impegno ad adottare la discarica Rimateria per ricevere cumuli; questo indipendentemente dal fatto che la maggioranza di Rimateria sia pubblica o privata. Il fatto è che la suddetta discarica non è abilitata a ricevere scorie di acciaieria (codiciCER). La discussione su tale discarica è surreale anche per il fatto che non vengono pagate le relative fideiussioni…”.
Voce dal sen sfuggita?
A noi risultava che le fideiussioni per la gestione della vecchia discarica Asiu, peraltro ormai esaurita, del cono rovescio e per la voltura della titolarità della discarica ex Lucchini aperta fossero state pagate e che proprio quest’ultima potesse e dovesse essere utilizzata, nei volumi residui ad oggi, proprio per rifiuti industriali locali e dunque dell’impianto siderurgico ex Lucchini, ma non è questo che adesso importa. Importa il fatto che si dimostra che affermare il nesso stretto tra RIMateria, le bonifiche e i rifiuti industriali è nient’altro che retorica. Smentita ancora una volta. RIMateria è un’impresa che sta sul mercato dei rifiuti speciali non solo locale, che da quando è nata essenzialmente questo ha fatto e che questo intende fare, cioè acquisire dal mercato nazionale rifiuti speciali sia là dove ha già acquisito l’Autorizzazione Integrata Ambientale (discarica ex Asiu e cono rovescio) sia dove ha sottoposto alla Regione Toscana i progetti per ottenere la Valutazione di Impatto Ambientale (discarica ex Lucchini aperta e LI53). Sarà interessante vedere come utilizzerà l’Autorizzazione Integrata Ambientale per l’attuale ex discarica Lucchini aperta visto che è subordinata all’accoglienza di rifiuti industriali siderurgici.
I cumuli dell’ex area sotto sequestro
Ma l’argomento della riunione era la gestione dei cumuli in aree demaniali.
La riunione nasce dall’interrogativo sulla possibile utilizzazione dei 50 milioni a suo tempo stanziati dal Cipe e passati dal Ministero dell’ambiente alla Regione Toscana (salvo avvalersi di Invitalia) non solo per la messa in sicurezza operativa della falda da realizzare nelle aree di proprietà e in concessione demaniale della società Lucchini in Amministrazione Straordinaria S.p.A.ma anche per la messa in sicurezza operativa del suolo nelle aree demaniali individuate da Invitalia stessa nell’ “ex area sotto sequestro”.
Cosa quest’ultima, come vedremo molto problematica.
L’area di cui si parla, utilizziamo le stesse parole del documento ministeriale “…è estesa per circa 240.000 metri quadrati nella macro area nord dello stabilimento, al confine con la zona umida del palude. Detta area, oggetto di provvedimento di sequestro della Guardia di Finanza del 2007 e dissequestrata nel luglio 2012 (si precisa in un altro passaggio che ciò è accaduto per prescrizione , ndr), è interessata dalle attività di caratterizzazione illustrate nel documento in esame. Invitalia segnala, inoltre, che l’area in questione, insieme a altre aree di proprietà Aferpi S.p.A. e Piombino Logistics S.p.A., per circa 370.000 metri quadrati di superficie complessiva, è oggetto di un provvedimento di sequestro da parte dell Guardia costiera di Livorno a fine dicembre 2017…
…Dal punto di vista quantitativo si dispone di due differenti stime della volumetria di materiale abbancato nella “ex area sotto sequestro”, la prima elaborata durante la gestione di Lucchini S.p.A. (378.149 metri cubi), la seconda realizzata da ARPAT a supporto delle attività della magistratura (533.862 metri cubi)…
…Nel corso della caratterizzazione eseguita da Lucchini nel 2013, che ha previsto l’esecuzione di sondaggi anche nell’area interessata dai cumuli, ha consentito di rilevare, nel suolo, diffuse contaminazioni da Cadmio, Piombo, Vanadio, Xinco. Idrocarburi C>12, IPA; nelle acque sotterranee sono stati riscontrati principalmente superamenti per i parametri Arsenico, Manganese, Benzene, Solventi organoelorurati e IPA.
A fronte degli elementi di contaminazione sopra riportati, allo stato non risultano essere state attivate misure di prevenzione per impedire la diffusione della contaminazione né azioni di messa in sicurezza dei soli e della falda; in particolare, i cumuli risultano non coperti, non sono presenti sistemi di gestione delle acque meteoriche, non sono attivi presidi ambientali…”.
Anche ammesso che potessero essere utilizzati i 16,4 milioni dei 50 della delibera CIPE 47/2014, resi disponibili dal fatto che la bonifica della falda impegna gli altri, con essi si potrebbe finanziare solo l’ulteriore caratterizzazione necessaria e la progettazione di un primo lotto. Da trovare 80 milioni nel caso in cui si pensasse ad un intervento di rimozione e smaltimento/recupero, 140 milioni se si scegliesse un intervento di rimozione e smaltimento.
Ma non si creda che si sia di fronte ad un problema solo finanziario, già di per sé enorme.
Ve ne sono altri da sciogliere. Ad esempio
- verificare e dimostrare un nesso casuale tra cumuli e inquinamento della falda dato che se tale relazione non fosse dimostrata non sarebbe possibile eseguire gli interventi sui cumuli nell’ambito dell’ AdP del 2014 e dunque non sarebbe possibile utilizzare parte dei 50 milioni stanziati dal CIPE,
- accertare se le scorie sono state utilizzate per imbonire l’area e, successivamente, sono stati abbancati ulteriori materiali perché in quest’ultimo caso la competenza è del Comune salvo poi individuare e citare per risarcimento chi ha prodotto il danno.
La riunione è stata aggiornata ad una nuova seduta in maniera tale da giungere ad una valutazione sulla proposta di Invitalia e poi presentare tale valutazione al Comitato esecutivo (il Comitato esecutivo presso il MiSe è coordinato dal Presidente della Regione Toscana e con la partecipazione dei firmatari l’accordo di programma cioè Presidenza del consiglio dei ministri, Ministero delle sviluppo economico, Ministero della Difesa, Ministero delle infrastrutture, Ministero dell’ambiente,Ministero del lavoro, Agenzia del demanio, Regione Toscana, Provincia di Livorno,Comune di Piombino, Autorità portuale AltoTirreno, Invitalia, ndr) dell’accordo di programma che, se del caso, potrà approvare il finanziamento relativo per le indagini e le progettazioni.
Un’ultima notizia.
Stile libero Idee dalla Val di Cornia in precedenti articoli si è interrogato sul motivo e sul modo per cui l’ex area sotto sequestro, ed anche la LI53 dove esistono altri cumuli, non sia passata dalla Lucchini in amministrazione straordinaria a Cevital prima e a JSW dopo. Scopriamo adesso che secondo l’accordo di programma del 24 aprile 2014 i cumuli di rifiuti dovevano essere presi in carico dall’acquirente (è stato poi Cevital, ndr) ma “nel momento della compravendita vera e propria i cumuli, così come la Discarica, furono “scontornati” dall’area della compravendita medesima”. Interpretiamo la cosa immaginando che Cevital non abbia proprio voluto quelle aree o che, in altre parole, non si sia voluta assumere nessuna responsabilità e che ciò sia stato accettato supinamente da tutti i firmatari dell’accordo di programma successivo, quello del 30 giugno 2015.