Renzi: referendum e due indicazioni per Piombino
PIOMBINO 22 novembre 2016 — Nel suo tour di propaganda per il Sì alla riforma costituzionale, il presidente del consiglio Matteo Renzi ha fatto tappa a Piombino. Giunto con un elicottero dell’aeronautica militare, il premier ha parlato al Palatenda di viale della Resistenza di fronte ad un pubblico eccezionalmente numeroso. Per far sentire la loro voce di protesta, un gruppo di appartenenti, in particolare all’associazione “Camping Cig”, si è fermato, nei pressi dell’impianto, con le proprie bandiere. Renzi ha parlato per circa un’ora sostenendo le ragioni del cambiamento in alternativa al quale, a suo giudizio, esiste il “nulla” della situazione stagnante in cui il paese si è venuto a trovare dopo anni di inerzia della politica.
Il Sì, per il premier, è occasione di cambiamento, il No, a suo giudizio, lascia invece immutata la situazione in cui ci troviamo e che nessuna forza politica, almeno a parole, è disposta ad accettare.
Matteo Renzi ha toccato anche la questione Piombino indicando due linee di intervento da parte del governo, ovvero una ulteriore disponibilità a indirizzare risorse per il rilancio dell’economia della città e del comprensorio e un rinnovato impegno a far rispettare gli accordi sottoscritti a palazzo Ghigi da imprenditori che hanno deciso di investire sulla città. L’accenno, senza che Renzi lo abbia nominato, ha avuto, come destinatario diretto, l’algerino Rebrab.
Più volte applaudito durante il proprio intervento, il premier non raramente ha interloquito con il pubblico e ha lanciato battute di indubbio effetto che si odono più frequentemente in uno show di successo che in un comizio elettorale. L’iniziativa di Renzi ha richiamato al Palatenda i principali quadri del Pd locale e i maggiori esponenti pidiessini impegnati nelle istituzioni (tra gli altri Velo, Anselmi, Marras, Fabiani, Rosalba, Maestrini, Giuliani, Soffritti Bandini), esponenti dei comitati locali del Sì, sindacalisti dei Fiom, Fim, e Uilm, vertici dell’ex Lucchini e di Aferpi.
Alla vigilia della visita di Renzi, alla nostra testata sono giunti due documenti. Il primo che segue è del circolo “Corallini” di Rifondazione comunista:
Renzi quando sei al Palatenda, girati e guarda cosa è rimasto del secondo stabilimento siderurgico italiano. A quasi due anni dall’acquisto non sappiamo cosa il compratore, anzi il padrone, vuole fare. Non si sa niente dell’agroindustriale, non si sa niente del secondo forno elettrico e poco anche del primo. Si sa però che Rebrab i soldi non ce l’ha e non fa altro che rimandare gli incontri con il governo, un governo che non fa (o non è in grado di fare) una programmazione industriale nazionale. Sulla siderurgia però il governo ha scelto, e ha scelto Taranto che per essere salvato ha visto il formarsi di una newco in cui Cassa depositi e prestiti ha messo 400 milioni di euro. Quando noi dicevamo, due anni fa, che questo doveva essere previsto anche per Piombino, a ciclo integrale in funzione, c’era chi ci snobbava, caro Renzi, ed erano i tuoi, quelli che saranno tutti lì al tuo cospetto. Ma avevamo ragione noi, invece, la soluzione era quella e, se è vero che oggi è possibile che dopo Rebrab ci sia il nulla, non è colpa del destino cinico e baro o di una sfavorevole congiunzione astrale, ma è responsabilità di chi non ha voluto perseguire quella strada, ovvero del Pd e del tuo governo. Quindi domani dai uno sguardo oltre il Palatenda, perché la tragedia di questa città e dei lavoratori che stanno consumando ogni ammortizzatore sociale possibile in attesa che qualche briciola cada dal tavolo del padrone, quella tragedia sta tutta lì, oppure pensi che anche Rebrab aspetti l’esito del referendum?
Il secondo documento che pubblichiamo è una lettera indirizzata al premier dal locale Movimento 5 stelle:
Caro Matteo, anzi carissimo Matteo,
ci sei già costato molto in questi due anni scarsi di governo. Siamo qui per segnalarti una questione che ti é forse un po’ sfuggita, dovendo seguire molte questioni sicuramente più importanti. Non vogliamo quindi distrarti ulteriormente e non ti biasimiamo se preferisci twittare ciaoni invece di risolvere il nostro, che alla fine, é solo un problema da poco. Se ci vorrai concedere pochi istanti però saremmo grati di spiegarti un attimo come funziona da queste parti: ricordi quando dicesti al boy scout che l’acciaieria la comprava l’indiano? Non è colpa tua se non lo sai, quindi te lo diciamo noi: la Lucchini non l’ha comprata nessun indiano. L’azienda invece é stata rilevata da un ricco imprenditore algerino di nome Issad Rebrab, che si intende soprattutto di vetro piano ed import export. Insomma, non produce acciaio da nessuna parte. Non che sia uno sprovveduto. Anzi. É riuscito in questi mesi (8) a farsi concedere molte cose da te e dal tuo partito. Sconto sull’energia, ammortizzatori sociali garantiti. Qui a Piombino l’hanno praticamente nominato assessore all’urbanistica e lui s’è scritto da capo a piedi una variazione intera, spostando quello che gli dava noia e pigliandosi un bel pezzo di terreno in più, così, perché non si sa mai gli servisse poi. Persino il piano industriale, grazie al quale aveva vinto la gara (proprio contro l’indiano), non l’ha mica rispettato! Eppure riesce ancora ad ottenere fiducia dalla politica. Purtroppo quella stessa fiducia non la ottiene dalle banche, però. Il gentile Rebrab infatti, non ha investito anche pochi euro nel progetto di Piombino. Non ha iniziato le bonifiche che gli spettano, né ha presentato piani esecutivi finanziati. Niente di niente. In pratica la situazione é identica a quando la Lucchini la gestiva lo Stato: acquista semiprodotti e li lamina qui per poi spedirli in giro per il mondo. Non produce acciaio di nessun tipo e non ha intenzione di farlo.
Sperando di aver fatto cosa gradita, ci auguriamo che tu porti il rispetto necessario a questa città e che, almeno oggi, tu abbia lasciato a casa la retorica dei gufi, tanto cara ormai anche ai tuoi colleghi di partito.
PS : se vedi Delrio, digli che la 398 poi s’é scordato di finanziarla e che nel frattempo Rebrab gliel’ha spostata un po più in la, dato che gli dava noia.