Responsabilità del sindacato ed equilibri politici
PIOMBINO 11 agosto 2015 — A Piombino la vicenda dell’operaio licenziato perché indisponibile a trasferirsi in Eritrea ha suscitato nei dirigenti sindacali la seguente domanda : di questo passo, dove vogliamo arrivare nel mondo del lavoro ? Non occorre molta perspicacia per capirlo. Vogliono arrivare a ridurre i lavoratori in condizioni di schiavitù. Schiavi moderni ma comunque schiavi. La crisi economica è stata generata dagli appetiti insaziabili delle banche, multinazionali e finanza che hanno deciso, poi, di farla pagare ai lavoratori. Come? La faccio breve :
- 1) Il lavoro e’ stato reso iper — precario;
- 2) Sono state, nei fatti, cancellate le pensioni;
- 3) È stato cancellato l’art.18 consentendo licenziamenti ingiusti, anche a livello collettivo. Con l’aggiunta del demansionamento e del controllo a distanza dei lavoratori;
- 4) È stata consentita la deroga ai contratti nazionali per cui, quando va bene, si firmano accordi ” difensivi ” in cui i lavoratori perdono salario, organici e diritti.
Oramai ci sono intere zone del Paese nelle quali per le condizioni dei lavoratori sembra di essere tornati all’ 800. Dovunque e’ in vigore la guerra tra poveri, cioè i lavoratori competono tra loro per assicurare il massimo profitto ai loro sfruttatori, gli stessi che hanno generato la crisi. Ed anche a livello locale è presto detto, il “Modello Piombino ” prevede:
- 1) Perdita di salario fino a 6mila euro lordi annui;
- 2) Sicurezza dell’assunzione solo per 2 anni , cioé tutti precari;
- 3) Moratoria sindacale almeno per tre anni nei quali la tutela dei lavoratori sara’ affidata al ” si salvi chi può”;
- 4) Migliaia di lavoratori , a partire dall’indotto , il cui futuro e’ affidato piu’ a una grazia da ricevere che agli accordi firmati.
Mi fermo qui per carità di patria ma si potrebbe andare oltre. Ecco, se questo è il quadro non c’è da chiedersi dove stiamo andando ma cosa si fa per impedirlo. Qui, vengono le note dolenti . Tutto ciò si è verificato anche perché vi è stata l’inerzia e spesso l’accondiscendenza del sindacato, solo perché non si sono voluti turbare alcuni equilibri politici. Infatti, dove sono state e dove sono le lotte per togliere dalle braccia dei lavoratori le catene della schiavitù moderna? Dove sono le lotte, ora, che massacrano la sanità e la scuola pubblica? Come si dice
‚non e’ schiavo chi perde la libertà ma chi accetta di essere schiavo. Quando il sindacato tornerà a fare il sindacato e molti lavoratori smetteranno di sostenere politicamente chi gli mette la palla al piede potremo tornare ad essere uomini e donne liberi. Fino a quel momento ci vengano risparmiate, almeno, domande che suonano come l’ennesima presa in giro.