Responsabilità del sindacato ed equilibri politici

· Inserito in Spazio aperto
Paolo Francini

PIOMBINO 11 agos­to 2015 — A Piom­bi­no la vicen­da del­l’­op­eraio licen­zi­a­to per­ché indisponi­bile a trasferir­si in Eritrea ha sus­ci­ta­to nei diri­gen­ti sin­da­cali la seguente doman­da : di questo pas­so, dove vogliamo arrivare nel mon­do del lavoro ? Non occorre mol­ta per­spi­ca­cia per capir­lo. Vogliono arrivare a ridurre i lavo­ra­tori in con­dizioni di schi­av­itù. Schi­avi mod­erni ma comunque schi­avi. La crisi eco­nom­i­ca è sta­ta gen­er­a­ta dagli appeti­ti insazi­a­bili delle banche, multi­nazion­ali e finan­za che han­no deciso, poi, di far­la pagare ai lavo­ra­tori. Come? La fac­cio breve :

  • 1) Il lavoro e’ sta­to reso iper — pre­cario;
  • 2) Sono state, nei fat­ti, can­cel­late le pen­sioni;
  • 3) È sta­to can­cel­la­to l’art.18 con­sen­ten­do licen­zi­a­men­ti ingiusti, anche a liv­el­lo col­let­ti­vo. Con l’ag­giun­ta del deman­sion­a­men­to e del con­trol­lo a dis­tan­za dei lavo­ra­tori;
  • 4) È sta­ta con­sen­ti­ta la dero­ga ai con­trat­ti nazion­ali per cui, quan­do va bene, si fir­mano accor­di ” difen­sivi ” in cui i lavo­ra­tori per­dono salario, organi­ci e dirit­ti.

Ora­mai ci sono intere zone del Paese nelle quali per le con­dizioni dei lavo­ra­tori sem­bra di essere tor­nati all’ 800. Dovunque  e’ in vig­ore la guer­ra tra poveri, cioè i lavo­ra­tori com­petono tra loro per assi­cu­rare il mas­si­mo prof­it­to ai loro sfrut­ta­tori, gli stes­si che han­no gen­er­a­to la crisi. Ed anche a liv­el­lo locale è presto det­to, il “Mod­el­lo Piom­bi­no ” prevede:

  • 1) Perdi­ta di salario fino a 6mila euro lor­di annui;
  • 2) Sicurez­za del­l’as­sun­zione solo per 2 anni , cioé tut­ti pre­cari;
  • 3) Mora­to­ria sin­da­cale almeno per tre anni nei quali la tutela dei lavo­ra­tori sara’ affi­da­ta al ” si salvi chi può”;
  • 4) Migli­a­ia di lavo­ra­tori , a par­tire dal­l’in­dot­to , il cui futuro e’ affida­to piu’ a una grazia da rice­vere che agli accor­di fir­mati.

Mi fer­mo qui per car­ità di patria ma si potrebbe andare oltre. Ecco, se questo è il quadro non c’è da chieder­si dove sti­amo andan­do ma cosa si fa per impedir­lo. Qui, ven­gono le note dolen­ti . Tut­to ciò si è ver­i­fi­ca­to anche per­ché vi è sta­ta l’in­erzia e spes­so l’ac­condis­cen­den­za del sin­da­ca­to, solo per­ché non si sono volu­ti tur­bare alcu­ni equi­lib­ri politi­ci. Infat­ti, dove sono state e dove sono le lotte per togliere dalle brac­cia dei lavo­ra­tori le catene del­la schi­av­itù mod­er­na? Dove sono le lotte, ora, che mas­sacra­no la san­ità e la scuo­la pub­bli­ca? Come si dice
‚non e’ schi­a­vo chi perde la lib­ertà ma chi accetta di essere schi­a­vo. Quan­do il sin­da­ca­to tornerà a fare il sin­da­ca­to e molti lavo­ra­tori smet­ter­an­no di sostenere politi­ca­mente chi gli mette la pal­la al piede potremo tornare ad essere uomi­ni e donne liberi. Fino a quel momen­to ci vengano risparmi­ate, almeno, domande che suo­nano come l’en­nes­i­ma pre­sa in giro.

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