Rifiuti e cave: buona notizia ma niente imbrogli

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CAMPIGLIA MARITTIMA 14 set­tem­bre 2015 - La notizia che la soci­età Cave di Campiglia (quel­la che sca­va sul­la som­mità di Monte Calvi) è inter­es­sa­ta ad acquistare azioni del­la soci­età Tap è sicu­ra­mente pos­i­ti­va. Man­i­fes­ta una volon­tà di ricon­ver­tire un’attività estrat­ti­va che in orig­ine era sta­ta autor­iz­za­ta solo per il fab­bisog­no di cal­care micro­cristalli­no dell’industria siderur­gi­ca di Piom­bi­no, ma che nel cor­so degli anni, gra­zie ad altre autor­iz­zazioni comu­nali, venne  trasfor­ma­ta in una cava sen­za nes­sun vin­co­lo di mer­ca­to. Nel 2002, quan­do già era pre­vista la costruzione dell’impianto Tap che avrebbe dovu­to ridurre le escav­azioni dalle colline campigliesi, l’allora sin­da­co Sil­via Velo ritenne di dover autor­iz­zare l’incremento delle escav­azione del­la cava di Mon­te­calvi da 4.865.000  a  8.507.000 metri cubi, sen­za vin­coli di mer­ca­to. Non bisogna poi dimen­ti­care che quan­do quelle deci­sioni ven­nero prese l’ex sin­da­co Loren­zo Ban­ti pre­siede­va la soci­età Tap e che nel 2004 sarebbe poi diven­ta­to pres­i­dente del­la soci­età Cave di Campiglia che agi­va  in un mer­ca­to con­cor­rente. Il meno che si pos­sa dire è che erava­mo in pre­sen­za di clam­orosi con­flit­ti d’interessi i cui effet­ti sono oggi molto evi­den­ti: l’impianto Tap è sta­to costru­ito dopo anni di ritar­di e non ha mai fun­zion­a­to, men­tre le cave sono cresciute. Di rifiu­ti indus­tri­ali recu­perati in Val di Cor­nia non c’è mai sta­to trac­cia, nonos­tante le enor­mi quan­tità prodotte a Piom­bi­no. Si è prefer­i­to scav­are nelle colline, come è accadu­to con la costruzione del por­to, tutt’ora in cor­so. Questi i fat­ti. Rite­ni­amo tut­tavia pos­i­ti­vo il ravved­i­men­to, a con­dizione che si fac­cia sul serio e presto. Da anni soste­ni­amo la neces­sità di pro­gram­mi di ricon­ver­sione per le attiv­ità estrat­tive, anche in con­sid­er­azione del fat­to che sono cam­bi­ate le con­dizioni di mer­ca­to con il crol­lo del­la doman­da di iner­ti per l’edilizia e le urban­iz­zazioni. Ver­so il recu­pero dei rifiu­ti spin­gono le diret­tive europee e le stesse leg­gi nazion­ali. Di questo non han­no mai volu­to dis­cutere le giunte Sof­frit­ti negli ulti­mi sette anni, nonos­tante le mozioni approvate dal Con­siglio comu­nale e pun­tual­mente dis­at­tese. Rite­ni­amo pos­i­ti­vo l’ingresso di Cave di Campiglia nel­la soci­età Tap, ma con altret­tan­ta chiarez­za dici­amo che si deve intrapren­dere un proces­so reale di ricon­ver­sione del­la cava di Monte Calvi (e delle altre cave del ter­ri­to­rio) per rag­giun­gere gli obi­et­tivi che stan­no alla base del­la costruzione di quell’impianto: rici­clare rifiu­ti e ridurre le escav­azioni dalle colline campigliesi.  Il che vuol dire rivedere il piano provin­ciale per le attiv­ità estrat­tive approva­to nel 2014 con il con­sen­so del Comune di Campiglia che non prevede riduzione delle escav­azioni e ha cre­ato le pre­messe per ulte­ri­ori incon­dizion­ate pro­roghe delle cave esisten­ti fino al 2014.  Così come bisogna rivedere i cri­teri per la bonifi­ca dei suoli indus­tri­ali di Piom­bi­no che oggi sem­bra­no ori­en­tati più al « tomba­men­to » delle dis­cariche abu­sive che al trat­ta­men­to dei rifiu­ti sot­ter­rati. Ban­ti spie­ga che il 95% del fat­tura­to di Cave di Campiglia è lega­to al cal­care micro­cristalli­no e che solo il resid­uo 5% viene da mate­ri­ali iner­ti sos­ti­tu­ibili con prodot­ti rici­clati dall’impianto Tap. Se questo fos­se lo sce­nario che si pre­figu­ra sarem­mo anco­ra una vol­ta di fronte ad un imbroglio des­ti­na­to a sor­tire gli stes­si effet­ti di sem­pre : le cave con­tin­uer­an­no a dis­trug­gere le colline e l’impianto Tap, parte­ci­pa­to dai Comu­ni, con­tin­uerà ad accu­mu­la­re deb­iti mil­ionari che, pri­ma o poi, pagher­an­no i cit­ta­di­ni. Ci auguri­amo che così non sia, ma non bas­tano le parole. Ser­vono i fat­ti.

Lista civi­ca Comune dei Cit­ta­di­ni

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