RIMateria, alla fine comanderà la parte privata
PIOMBINO 18 ottobre 2018 - In un recente comunicato apparso sul sito di RIMateria intitolato “Pubblico e privato: chi comanda in RIMateria” (chiunque può leggerlo in calce all’articolo, ndr) la neo presidente Claudia Carnesecchi, citando un articolo dello statuto che riguarda le modifiche al piano industriale afferma: “Da quella disposizione statutaria deriva l’obbligo che qualunque delibera assembleare che abbia come tema il piano industriale, sia approvata dalla maggioranza semplice degli azionisti purché di questa faccia parte la componente pubblica della proprietà”.
E poiché in qualsiasi azienda il piano industriale detta le linee strategiche sulla base delle quali dovrà operare il consiglio di amministrazione e poiché il management non potrà discostarsi da quanto stabilito nel piano, “Ne discende – aggiunge Carnesecchi – che qualsiasi percentuale di quote detengano i soci di parte pubblica, spetta a questi ultimi la parola definitiva in materia di indirizzi strategici”.
Assolutamente certo che per decidere quale sia la governance di RIMateria, o per dirlo più brutalmente “chi comanda in RIMateria”, ci si debba riferire allo statuto della società e per stabilire come siano approvate le linee strategiche si debbano tenere presenti le modalità di decisione del piano industriale pluriennale.
Facciamo allora una simulazione immaginando naturalmente la situazione a regime di RIMateria su cui la società sta lavorando, quella cioè in cui il 60 per cento delle azioni saranno del soggetto privato e il 40 per cento del soggetto pubblico.
Ebbene lo statuto stabilisce che il consiglio di amministrazione (è composto da tre membri: un membro con funzioni di presidente scelto dalla parte pubblica e due da quella privata) richiede l’approvazione da parte dell’assemblea ordinaria del piano industriale pluriennale. Il consiglio di amministrazione delibera con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei presenti e dunque bastano i due voti della parte privata. L’assemblea ordinaria deve approvare il piano industriale che gli perviene e lo può fare con la maggioranza assoluta dei presenti. Ammesso che tutti i soci siano presenti ed avendo i soci privati il 60 per cento, essi, cioè i soci privati, possono approvare da soli il piano industriale pluriennale.
Ciò di cui parla la neopresidente Claudia Carnersecchi è la norma che riguarda non l’approvazione ma le modifiche al piano industriale per le quali vale ciò che abbiamo già scritto in un precedente articolo. In caso di disaccordo sulle modifiche al piano industriale, lo statuto recita: “Le deliberazioni aventi ad oggetto le modifiche al piano industriale sono adottate dall’assemblea a maggioranza semplice e nel rispetto delle seguenti condizioni con il voto determinante del socio pubblico. In caso di dissenso di un socio privato sulla deliberazione di modifica del piano industriale, il socio pubblico, ove non venga revocata la delibera, avrà l’obbligo di acquistare dal socio privato dissenziente, il quale avrà il diritto di vendere, l’intera partecipazione di quest’ultimo al capitale della società”.
Non si può non rilevare che siamo in presenza di una situazione molto teorica dato che sarebbe singolare che un socio pubblico che ha venduto le azioni ad un privato per ripianare i debiti di Asiu e permettere la liquidazione della stessa possa poi riacquistarle (il valore attuale delle azioni di Unirecuperi è pari a 2.772.000 euro). Da tutto questo scaturisce una sola conclusione: il socio pubblico di RIMateria non ha il potere di decidere da solo le strategie di RIMateria.
Infine ci sembra ardita la tesi secondo cui la presidenza pubblica nel consiglio di amministrazione e nel collegio sindacale garantisca di per sé, alla stessa parte pubblica, l’importante funzione di controllo. Basta infatti considerare che sia nel consiglio di amministrazione che nel collegio sindacale, entrambi composti di tre membri, la parte privata ha la maggioranza assoluta (due su tre).
Comunicato stampa di RIMateria
Da settimane la governance di RIMateria è argomento di dibattito pubblico. Tutte le risposte ai molti interrogativi e alle numerose inesattezze che circolano, si possono trovare nello statuto della società che stabilisce con nettezza ruoli e gerarchie aziendali. Leggendo le varie norme apparirà chiaro che la componente pubblica resterà sempre determinante nelle scelte strategiche e nel controllo della corretta applicazione.
Lo statuto di RIMateria prevede che “Le deliberazioni aventi ad oggetto le modifiche al piano industriale sono adottate dall’assemblea a maggioranza semplice… con il voto determinante del socio pubblico”. Detto in parole semplici: se i Comuni non votano il piano industriale, questo non passa. Lo ribadisce la presidente di RIMateria Claudia Carnesecchi: “Da quella disposizione statutaria deriva l’obbligo che qualunque delibera assembleare che abbia come tema il piano industriale, sia approvata dalla maggioranza semplice degli azionisti purché di questa faccia parte la componente pubblica della proprietà”. In qualsiasi azienda il piano industriale detta le linee strategiche sulla base delle quali dovrà operare il Consiglio di amministrazione. Quindi il management non potrà discostarsi da quanto stabilito nel piano. “Ne discende – aggiunge Carnesecchi – che qualsiasi percentuale di quote detengano i soci di parte pubblica, spetta a questi ultimi la parola definitiva in materia di indirizzi strategici”.
La gestione, quindi, spetta al Cda della società nel quale è previsto che i privati abbiano la maggioranza (2 membri su 3), ma le scelte operative non potranno discostarsi dalle linee guida stabilite nel piano industriale. “La nomina del presidente del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale da parte dei soci pubblici – spiega ancora la presidente Carnesecchi – risponde proprio all’esigenza che al pubblico spetti , oltre alle indicazioni delle strategie industriali, anche la funzione di controllo della corretta applicazione delle stesse”.
Una breve precisazione sul vostro articolo sulla governance di Rimateria che, a mio parere, esprime preoccupazioni non basate su una corretta lettura dei fatti.
In particolare faccio notare che il piano industriale sul quale si basa la gestione di Rimateria è stato approvato prima dell’ingresso nelle quote societarie del partner privato. In altre parole il quadro strategico è stato definito interamente dal soggetto pubblico. Il piano industriale riguarda la gestione dell’area di Ischia di Crociano per i prossimi 12–15 anni. Di conseguenza ciò che eventualmente potrà andare in assemblea saranno modifiche a quel piano. Sulle modifiche — come più volte sottolineato — l’ultima parola dovrà essere del socio pubblico.
Per chi non è esperto di questioni legali e societarie, questi aspetti possono sembrare materia da azzeccagarbugli ma, come voi comprenderete, così non è.
Con viva cordialità
Andrea Lazzeri
ufficio comunicazione RiMateria
Ammesso e non concesso che un piano industriale non possa essere annullato e sostituito con un altro (in questo caso c’è la totalità dei poteri del privato sia in consiglio di amministrazione che in assemblea ordinaria) anche nel caso di modifica del piano i poteri non sono affatto totalmente in mano al pubblico. In questo caso infatti, nonostante quella dizione “voto determinante del pubblico”, scattano le norme che prevedono, nel caso di dissenso del privato, l’obbligo per il pubblico di acquisto delle quote del privato. Situazione molto teorica dato che sarebbe singolare che un socio pubblico che ha venduto le azioni ad un privato per ripianare i debiti di Asiu e permettere la liquidazione della stessa vada poi a riacquistarle. E dunque da una situazione simile non si potrebbe che uscire con un accordo tra pubblico e privato, situazione nella quale il pubblico non avrebbe affatto necessariamente l’ultima parola.
Su un punto mi pare che siamo d’accordo: l’intesa tra i soci di un’azienda è un valore che va perseguito con impegno e senso di responsabilità. Lo ribadisco con forza.
Aggiungo che il progetto RIMateria è destinato a produrre utili (area ex Lucchini e la LI53) e quindi tale da mettere il pubblico in condizione di far fronte a tutte le evenienze nel pieno rispetto delle norme statutarie.
Augurandovi buon lavoro, vi saluto.
Andrea Lazzeri
Ufficio comunicazione RIMateria