RIMateria è una calamità per il nostro territorio
PIOMBINO 23 novembre 2019 — La SpA RIMateria non è il problema. Non è nemmeno la soluzione: è una calamità per il nostro territorio. E per quanto sia difficile, dobbiamo avere il coraggio e la forza di fermarla adesso.
Le sue prime vittime sono stati i lavoratori: quelli di Asiu che nel 2015 invece di passare a SEI Toscana furono costretti ad entrare nella nuova società, sobbarcandosi i lavori più ingrati e continue preoccupazioni circa il loro futuro lavorativo. Le altre vittime siamo tutti noi: in primo luogo i cittadini di Colmata e dintorni: l’intero territorio è stato penalizzato dall’inquinamento dell’aria, della falda superficiale e del mare. Tanto più che la discarica è da sempre stata condotta fuori norma, come dimostrano le sei diffide, il sequestro, le fermate ripetute dei conferimenti, le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia, le vicissitudini giudiziarie in corso, i dubbi non fugati dalle inchieste parlamentari ecc.
Il disastro che abbiamo davanti era prevedibile: il primo progetto sbandierato nei Consigli comunali e sui giornali non aveva alcuna possibilità di successo e fin da subito la SpA ha agito in modo molto più “realistico”, investendo pochissimo sulla messa a norma e cercando di fare profitti portando in discarica rifiuti provenienti da tutta Italia. Perché il vero progetto era questo: nascondere il fallimento di ASIU, fare discarica e mettersi sul mercato nazionale dei rifiuti per fare profitti.
Valerio Caramassi dichiarava nel 2015: ”…Sales… adesso hanno una grande opportunità, visto che le concessioni scadono nel 2018, devono avvicinarsi al mondo del riciclo e entrare anche loro in Tap, o in una “newco” di cui dovrebbero far parte Asiu, Aferpi, Sales e le altre aziende del territorio…”, ed ancora: “…l’utilizzo dell’impianto Tap è decisivo per il risanamento di Asiu. Lo abbiamo, funziona, dà risposte ed è un’opportunità. Se non si sceglierà di percorrere questa strada, andrà comunque trovata una soluzione alternativa. Ma la troverà qualcun altro, perché nel caso sono pronto a riconsegnare le chiavi e andare a fare altro. Il mio mandato è questo…”.
Niente di tutto questo è avvenuto: le cave hanno visto rinnovare le concessioni, anzi hanno visto aumentare i volumi a disposizione, né Sales, né Rebrab, né Jindal hanno comprato le azioni RIMateria più volte offerte, in nessun Accordo di Programma è previsto l’obbligo di utilizzare la discarica di RIMateria, la Tap non è stata riattivata. Invece del riciclo con la riattivazione della Tap, delle bonifiche e del rispetto del principio di prossimità, Caramassi ha in realtà attuato l’opposto del mandato avuto dai Comuni. Ma non si è dimesso, anzi, ha messo la SpA RIMateria in mano ai privati con il pieno appoggio del Comune di Piombino, l’ha fatta funzionare fuori norma importando rifiuti da fuori.
Nel 2015 Asiu era una azienda fallita: debiti per circa 20 milioni, mancato accantonamento dei circa 10 milioni necessari per la chiusura, impianti in condizioni pietose, altri inutilizzati, fermi da anni e taluni mai utilizzati. Onestà avrebbe portato chiunque a dichiarare il fallimento, ad ammettere gli sbagli fatti, a pagarne le conseguenze politiche ed economiche e ad iniziare a porvi rimedio.
Questo era possibile perché, lo ripetiamo, dal 2015 i rifiuti urbani sono gestiti da SEI Toscana e vanno a Grosseto, la discarica di Ischia di Crociano non serviva più.
Ma per cercare di far sparire il debito Asiu hanno inventato RIMateria.
Le promesse di Caramassi sono le stesse oggi ripetute dal consigliere regionale PD: fare le bonifiche e mettersi al servizio delle industrie del territorio. Questa era l’aspirazione di Asiu, che non ci è mai riuscita. Non è riuscita neanche a bonificare la vecchia discarica di Poggio ai Venti e l’area di Città Futura, si è fatta affidare l’incarico per poi rinunciarvi ammettendo la propria incapacità. Oggi si giustifica l’ampliamento di RIMateria con 2.850.000 metri cubi con le stesse irrealizzabili promesse: sarà al servizio delle bonifiche e delle industrie locali. Cosa è cambiato oggi per rendere possibile quello che in decenni non è mai stato realizzato? Oggi la situazione è anche più difficile.
Una volta ottenuti i nuovi spazi non sarà colpa di nessuno se non sarà possibile mantenere le promesse fatte e di nuovo non sarà possibile fermare il progetto. Non vi sembra una storia già vista?
Nessuno parla di alcuni dati incontrovertibili.
- Si parla di allontanare la discarica che dovrebbe sorgere sulla LI53 dal centro abitato spostandola di poche decine di metri? È questo il modo con cui si intende tutelare la salute dei cittadini? Si dimentica che i 350.000 metri cubi con cui vogliono rialzare la ex-Lucchini (che è il primo passo del nuovo progetto) ed il suo appoggio in sormonto con la discarica attuale sono comunque a meno di 500 metri da abitazioni civili! Si dimentica che il telo dell’attuale discarica ha molto probabilmente subito delle lacerazioni attraverso cui il percolato può inquinare la falda e quindi i fossi ed infine il mare: su questo punto ARPAT ha chiesto di ripetere varie indagini e studi idrogeologici (questa è una delle richieste contenuta nella ultima diffida).
Il terreno non è omogeneo: siamo sopra una vecchia palude, con un riporto antropico dove scorre una falda superficiale a due passi dal mare. Quando è stata scelta la zona per costruirvi la discarica è stato fatto un errore ed oggi vogliamo raddoppiarla? Dovremmo togliere i rifiuti presenti e non portarvene degli altri. Fra l’altro molti studi scientifici dimostrano che il mare si sta velocemente rialzando e potrebbe tornare a ricreare quella palude: vogliamo lasciare un territorio con questo enorme problema a chi verrà dopo di noi? - Si afferma che la discarica servirà a fare le bonifiche e a ricevere i rifiuti industriali non riciclabili della auspicata ripresa dell’attività siderurgica. Ma:
— vi è una sproporzione enorme tra i volumi richiesti e le reali necessità della bonifica e degli eventuali rifiuti industriali;
— si confonde la bonifica con la messa in sicurezza operativa;
— le “bonifiche” di Dalmine, Enel, eccetera, sono andate e stanno andando avanti senza RIMateria;
— Invitalia ha ritenuto difficilmente realizzabile la messa in discarica dei cumuli della 36 ettari per i costi altissimi, costi ugualmente alti per il riciclo: la soluzione più fattibile è quella di ricoprirli impermeabilizzandoli e lasciarli dove sono qualora le caratterizzazioni che saranno fatte (e per le quali passerà molto tempo) escluderà la loro pericolosità;
— Rebrab prima e Jindal oggi prevedono solo tombatura ed interdizioni di zone e nessuno ha contestato tale modo di procedere per la messa in sicurezza dello stabilimento;
— il Ministero dell’Ambiente ha dichiarato che il 45 % del SIN di Piombino non necessita più di nessun intervento.
Di tutto questo, chi parla genericamente di “bonifiche” non dice niente: questo perché è solo la vuota parola magica da sventolare davanti al naso dei creduloni (NOI) che, se già ci sono cascati una volta, perché non dovrebbero farlo ancora?
Se anche venissero fatti i forni elettrici, questi non produrranno rifiuti che in percentuale minima: nell’ottica dell’economia circolare le scorie dei forni elettrici oggi sono inerti che vengono venduti.
Una discarica al servizio delle bonifiche non può che essere una discarica ad esse collegata: la sua ubicazione deve essere ambientalmente compatibile, le sue dimensioni sono determinate dai lavori di bonifica e deve accogliere solo quanto di non riciclabile proviene dalla bonifica del territorio. Una discarica di questo tipo può essere gestita solo dal pubblico.
Una discarica gestita da privati ha un diverso scopo: fare profitto. La sua ubicazione è quella economicamente più conveniente, le sue dimensioni sono le massime possibili, la sua vita sarà la più lunga possibile, i rifiuti saranno quelli che la legge nazionale permette per quel tipo di discarica senza altra limitazione e ovviamente la gestione punterà al massimo risparmio possibile per quanto attiene ai presidi ambientali.
Se davvero volessimo far partire le bonifiche dovremmo pretendere l’esecuzione di quelle che competono al pubblico, Comune di Piombino e Stato: la bonifica di Poggio ai Venti e Città Futura, la messa in sicurezza della falda e la rimozione dei cumuli.
Vogliamo fare partire le bonifiche? Bene, allora non assecondiamo ogni richiesta di Jindal e cominciamo a pretendere che metta in sicurezza gli impianti inutilizzati (come la cokeria), non accettiamo progetti che prevedono semplicemente l’interdizione di ampie zone in concessione, non accettiamo la tombatura e pretendiamo la rimozione dei rifiuti dove le percentuali degli inquinati nel terreno superano centinaia di volte i limiti!
Lo sviluppo di RIMateria porterà altri milioni di metri cubi di rifiuti nel SIN, altro che bonifiche!
Se vogliamo “riqualificare” RIMateria prima di qualsiasi piano industriale è indispensabile ricondurla sotto il controllo pubblico, fra l’altro solo in questo modo lo Stato potrà eventualmente affidarle e finanziare direttamente i lavori da compiere nel SIN.
La discarica di RIMateria deve fermarsi al cono rovescio! Concedere il rialzo della ex-Lucchini apre al conferimento dei rifiuti da fuori, permette ai privati di rimanere e di proseguire con il loro piano.
La nuova amministrazione comunale non dà messaggi chiari. Prima delle elezioni aveva promesso molte cose a proposito di RIMateria: trasparenza, Colmata centro abitato, carotaggi, monitoraggio tramite molteplici centraline, variante urbanistica, nessun ampliamento oltre gli spazi autorizzati. In realtà:
- Colmata è stata dichiarata centro abitato solo in parte e questo permette a RIMateria di spostare poco più in là la discarica sulla LI53 e rispettare formalmente i 500 metri;
- sono state eliminate le assemblee mensili di RIMateria, e da parte sua l’Amministrazione non ha mai organizzato una assemblea pubblica su questo o altri temi;
- gli ultimi comunicati stampa sono ambigui e difficilmente interpretabili;
- è una nostra impressione o quando parla con il Comitato di Salute Pubblica l’Amministrazione usa un linguaggio e quando parla con i lavoratori di RIMateria un altro?
I provvedimenti hanno valore se fatti al momento opportuno: i carotaggi, che possono dare una visione diversa della discarica a seconda di cosa vi è finito dentro, avrebbero dovuto essere eseguiti molto prima di dicembre (termine entro il quale i privati ritirarsi da RIMateria), ma ancora non ne sappiamo nulla. La variante urbanistica non è stata ancora neanche adottata e non sarà possibile approvarla in tempo. Ma la cosa più grave è che si sta prendendo in considerazione l’ipotesi del rialzo della ex-Lucchini assecondando la richiesta dei privati e venendo meno alla chiara promessa fatta in campagna elettorale: limitare la discarica ai soli spazi autorizzati!
Deve essere chiaro a tutti che la ex Lucchini una volta autorizzata servirà solo e soltanto agli interessi dei privati.
Non si potrà imporre sulla ex-Lucchini il solo conferimento di rifiuti di origine siderurgica: il Nurv, la stessa Regione Toscana e il Demanio hanno già dato la loro disponibilità ad accettare una tipologia di rifiuti diversa, anche se a basso contenuto organico. Hanno addirittura indicato il percorso per renderlo possibile! Nessuno potrà obbligare Pellati o Asiu a non procedere in questo senso!
I privati, dopo avere “bonificato” la LI53 lasceranno che ci venga fatto sopra un parco? Ridicolo!
I soldi per togliere i cumuli dalla LI53 li darà lo Stato? Impossibile perché il terreno è in concessione alla SpA RIMateria e spetta solo a lei bonificarlo.
Pellati afferma che se la discarica si fermerà al cono rovescio e se nella ex-Lucchini non possono mettere rifiuti da fuori RIMateria fallisce. Ebbene, questo progetto scandaloso avrebbe dovuto fallire già molto tempo fa: se non è fallito è perché è stato tenuto politicamente in piedi a dispetto di tutte le norme e di tutte le prescrizioni di tutela ambientale.
Fermare RIMateria anche a costo di farla fallire farà in modo che i privati esercitino il diritto di recessione prima di dicembre: questo dobbiamo rendere possibile. Una volta eliminati i privati si potrà trovare la soluzione per i lavoratori, che non devono pagare sulla loro pelle gli errori di una gestione scellerata, e per rendere possibile la bonifica dei 60 ettari che ha in concessione.
Non è fantascienza mandare via i privati, fantascienza è pensare di utilizzare RIMateria per fini diversi dalla ricerca del massimo profitto e quindi dall’importazione di rifiuti dal mercato nazionale.
Se RIMateria fallisce cosa succederà ai lavoratori?
Una parte di essi rimarrebbe nell’azienda sotto il controllo pubblico, rifinanziata dal Comune e dalla riscossione delle fideiussioni, per la sua messa norma ed il controllo. Questi lavori si protrarranno per anni. Una parte potrà essere impiegata in SEI Toscana. Ci auguriamo che il grande e inspiegabile sovrannumero di amministrativi rispetto agli operai non costituisca un ostacolo insormontabile al loro reimpiego.
Resterà il problema delle bonifiche: l’area in concessione a RIMateria è nel SIN e dunque tornerà allo Stato, che dovrà come prevede la legge con finanziamenti e progetti reali.
Starà a tutti noi pretendere di fare di Piombino un caso nazionale per realizzare le bonifiche ed il rilancio di tutti i settori economici. Non ci sono scorciatoie, specialmente se comportano far gestire la situazione ai privati.
Queste dunque sono le richieste che facciamo al Comune e alla Regione:
- Il Comune mantenga quanto promesso in campagna elettorale: nessun aumento di spazi di discarica da dare ai privati oltre quelli autorizzati. La discarica si ferma al cono rovescio già autorizzato;
- Il Consiglio Comunale scriva una lettera al prefetto, ai NOE, all’Arpat, all’ASL, alla Regione Toscana in cui si chiede di non riprendere i conferimenti fino a quando la discarica non sia messa a norma; non si continui ad accontentarsi di crono-programmi e promesse mai mantenute (come dimostrano le ripetute diffide relative sempre alle stesse prescrizioni mai attuate);
- Il Consiglio Comunale chieda ad Asiu di non votare a favore di qualsiasi iniziativa che permetta il rialzo della ex-Lucchini e la sua coltivazione con rifiuti provenienti da fuori;
- Esecuzione immediata dei carotaggi, sotto controllo ARPAT, su tutta la discarica per scoprire se esistono pericoli derivati dai conferimenti di rifiuti pericolosi che potrebbero esservi stati conferiti dalla ditta Lonzi-RaRi indagata per traffico illecito di rifiuti pericolosi. Due terzi circa dei volumi del rialzo della discarica sono formati dai rifiuti forniti da quella ditta;
- Messa a punto di un sistema di monitoraggio formato da un minimo di tre centraline controllate da ARPAT e capaci di analizzare i vari componenti del biogas che fuoriesce dalla discarica. Adozione di un provvedimento del Comune che permetta di intervenire immediatamente sospendendo i conferimenti dei rifiuti in caso di sforamenti dei limiti previsti;
- Immediata messa norma della discarica: realizzazione delle opere per la gestione delle acque meteoriche e copertura della discarica esaurita; collegamento di tutti i pozzi di aspirazione del biogas al sistema di recupero energetico, ecc.
- Inizio della bonifica della LI53 in concessione a RIMateria. I cumuli potranno essere riciclati in loco per eseguire la messa in sicurezza dell’area riattivando la TAP e quanto non riciclabile potrà essere conferito negli spazi già autorizzati. In questo modo il “cono rovescio” sarà utilizzato per le bonifiche e non come sta già avvenendo per i rifiuti che commercializzano Unirecuperi e Navarra. La LI53 bonificata non sia utilizzata per la costruzione della nuova discarica!
- Per realizzare il punto 7 il Consiglio Comunale deve dare velocemente seguito alla adozione della variante urbanistica che impedisce l’uso dell’area LI53 per costruirvi una discarica;
- Si chiarisca se le fideiussioni che garantiscano la gestione regolare nel tempo della discarica sono state pagate. Si chiarisca se il Comune di Piombino è coobbligato al loro pagamento ed a quali condizioni si è eventualmente impegnato. Si porti a conoscenza del Consiglio Comunale del perché il bilancio 2018 di Rimateria si è chiuso con un deficit di oltre due milioni di euro, si renda noto il bilancio ASIU.
Gruppo Resistenza contro Piombino polo di rifiuti
(Foto di Pino Bertelli)