RIMateria, necessario far ripartire il dialogo 

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PIOMBINO 27 set­tem­bre 2018 — La ragione non può essere indif­fer­ente alla pau­ra, né quest’ultima può essere sot­tosti­ma­ta, riget­ta­ta, irrisa.. Per­ciò cre­di­amo che alla pau­ra gen­er­a­ta dal futuro del­la dis­car­i­ca occor­ra offrire una rispos­ta, fos­se anche al di là del­la ragione stes­sa, apren­do un dial­o­go col Comi­ta­to Pro­mo­tore del ref­er­en­dum. Con altret­tan­ta deter­mi­nazione bisogna però par­tire da alcu­ni ogget­tivi dati di fat­to; dei pun­ti fer­mi sen­za i quali non è pos­si­bile for­mu­la­re alcu­na pro­pos­ta seria. Il pri­mo è che una dis­car­i­ca rego­lar­mente autor­iz­za­ta, ancorché posizion­a­ta nel peg­gior pun­to in cui potesse essere mes­sa, esiste e purtrop­po non si può più tornare indi­etro. Il sec­on­do è che nel­l’area indus­tri­ale esistono già da tem­po due dis­cariche abu­sive: la 36 ettari di pro­pri­età di Luc­chi­ni in ammin­is­trazione stra­or­di­nar­ia e la LI53, che RIMa­te­ria ha acquisi­to con l’obiettivo/obbligo di bonifi­car­la. Sono entrambe dis­cariche che, se non boni­fi­cate a dovere, anch’esse esistono e cre­ano oggi dan­ni alla salute. Ecco per­ché con­cor­diamo appieno con lo slo­gan lan­ci­a­to dagli operai di RIMa­te­ria, che appun­to “RIMa­te­ria è la soluzione, non il prob­le­ma”. Il ter­zo è che RIMa­te­ria — sen­za le boni­fiche del­la 36 ettari in cui sono già stoc­cati oltre 1.800.000 metri cubi di rifiu­ti da trattare e poi sen­za la ripresa del­la pro­duzione siderur­gi­ca — per evitare il fal­li­men­to avrebbe bisog­no gio­co­forza di importare rifiu­ti spe­ciali da fuori, Anch’es­so è un sem­plice dato di fat­to, ma gen­era ovvie pre­oc­cu­pazioni e pau­re per le opac­ità che spes­so in Italia vi sono sui con­fer­i­men­ti di tali rifiu­ti, con­sideran­do tut­ti i pos­si­bili rischi per la salute.
Il tema prin­ci­pale di uno dei ref­er­en­dum che si vor­reb­bero dal comi­ta­to è pro­prio quel­lo del­la impor­tazione dei rifiu­ti da fuori. Noi rite­ni­amo che è pro­prio dal­la con­di­vi­sione di ques­ta pau­ra che bisogna par­tire per impostare un dial­o­go coi pro­mo­tori e i cit­ta­di­ni con­trari, poiché sull’esigenza di bonifi­care le aree indus­tri­ali nonché di smaltire cor­ret­ta­mente i residui del ciclo pro­dut­ti­vo siderur­gi­co in dis­car­i­ca con­trol­la­ta ci pare vi sia abbas­tan­za con­di­vi­sione. Allo­ra Comune e Comi­ta­to mar­ci­no insieme e si impeg­ni­no, dan­dosi un tem­po mas­si­mo di due mesi affinché il nuo­vo gov­er­no, pre­so atto che quel­li prece­den­ti non vi sono palese­mente rius­ci­ti, des­ti­ni da subito i famosi 50 mil­ioni o par­ti di esse per rimuo­vere quei cumuli pre­sen­ti nel­la dis­car­i­ca abu­si­va di 36 ettari facen­doli smaltire in RIMa­te­ria. Del pari ci si attivi affinché la nuo­va pro­pri­età JSW si impeg­ni for­mal­mente a con­ferire i residui delle pro­duzioni siderur­giche sem­pre in RIMa­te­ria. Anche Faus­to Azzi lo ha già det­to chiara­mente: occorre un atto for­male. Se entro i due mesi avre­mo tut­ti insieme ottenu­to questo, allo­ra avre­mo mes­so RIMa­te­ria nel­la con­dizione di portare a ter­mine esat­ta­mente la mis­sione per cui è nata, sen­za cioè alcu­na neces­sità di dover importare rifiu­ti da fuori per­ché occor­rereb­bero cir­ca una deci­na di anni solo per bonifi­care le masse già esisten­ti), quin­di il Comi­ta­to ritiri il ref­er­en­dum. Se invece non ci sare­mo rius­ci­ti allo­ra il Con­siglio Comu­nale, qualo­ra la com­mis­sione lo val­u­tasse ammis­si­bile, voti per far indire il ref­er­en­dum sen­za cioè gravare il Comi­ta­to dell’onere di rac­cogliere le firme, ossia sem­pli­f­i­can­do al mas­si­mo il per­cor­so. I tem­pi pos­sono coin­cidere con la pro­ce­du­ra che comunque prevede in questo las­so di tem­po la nom­i­na del­la com­mis­sione tec­ni­ca per ver­i­fi­care la ammis­si­bil­ità del ref­er­en­dum, la ver­i­fi­ca e la sua suc­ces­si­va indizione. Occorre un atto di cor­ag­gio e di buon sen­so da parte di tut­ti, noi chiedi­amo lo si fac­cia per la cit­tà.

Il Capogrup­po Con­sil­iare, i Con­siglieri di quartiere e il Diret­ti­vo di Spir­i­to Libero

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