RIMateria utile alla siderurgia e viceversa
PIOMBINO 22 settembre 2018 — Le dichiarazioni di Fausto Azzi apparse sabato sulla stampa confermano, una volta di più, quanto avere un sistema di messa in sicurezza dei rifiuti industriali vicino alle aziende sia vitale per le attività aziendali. D’altra parte – lo stesso Azzi lo ribadisce – questo è un passaggio contenuto anche nell’accordo di programma che Jindal ha sottoscritto con il ministro Di Maio (Mise) e Costa (Ambiente). La partita del trattamento e degli scarti delle industrie è uno snodo decisivo sul quale poggia la possibilità che le acciaierie tornino a produrre e a dare lavoro.
Per dirla con le parole dell’amministratore delegato: “L’azienda ritiene fondamentale avere la possibilità di usare un impianto di prossimità per il trattamento dei rifiuti industriali. Così è scritto anche nell’accordo di programma”. Vale la pena ricordare che quell’accordo ha ottenuto non solo il placet delle istituzioni nazionali e regionali, ma è stato salutato con soddisfazione anche da tutte – nessuna esclusa – forza politica o sindacale piombinese. Insomma, l’assenza di un piano di rifiuti chiaro e ben strutturato creerebbe un vulnus pesante all’intera operazione di ingresso di Jindal nel complesso siderurgico piombinese. Non solo: Fausto Azzi fa intendere chiaramente che gli impianti di RIMateria sono funzionali ai piani produttivi di Jindal. I due piani industriali sono non solo continui ma appaiono oggi integrati. RIMateria, infatti, opera nella stessa ottica e con identiche motivazioni mettendosi al servizio di centinaia di attività produttive della Val di Cornia offrendo a esse garanzie di rispetto delle leggi.
RIMateria
Il testo dell’accordo di programma con JSW, mai reso pubblico integralmente, può essere letto nell’articolo di Stile libero Idee dalla Val di Cornia “Il testo ufficiale dell’accordo di programma con JSW” (https://www.stileliberonews.org/il-testo-ufficiale-dellaccordo-di-programma-con-jsw/).
Il nostro commento relativo alla parte rifiuti fu il seguente:
“Cumuli di materiale siderurgico e rifiuti
Il tema dei rifiuti e del ciclo dei rifiuti, grande assente nel precedente accordo di programma del giugno 2015, compare meritoriamente in questo accordo. E questo è un bene. Purtroppo viene affrontato in maniera che da un lato compare una parte privata alla quale viene lasciata non poca discrezionalità, dall’altra una parte pubblica che è caricata invece di obblighi e tutto l’accordo balla tra dichiarazioni di principio, magari favorevoli alla parte pubblica, e modalità operative, favorevoli alla parte private.
“…In funzione delle esigenze di limitare i rischi ambientali dovuti a trasporto, stoccaggio, trattamento e volatilità (di materiale inquinato, ndr), le parti pubbliche…si impegnano valutare la possibilità di far gestire o stoccare materiali con soluzioni idonee nelle aree idonee e disponibili all’interno del sito industriale”. E poco vale il passo successivo, solo una petizione di principio, secondo il quale “Permangono le condizioni di interesse pubblico alla individuazione di una soluzione industriale volta a fornire concrete opportunità di sviluppo dell’area…”.
“La Parte Pubblica si impegna a favorire l’utilizzo da parte della Parte Privata del sito più prossimo, anche ai fini di dare impulso al territorio, e che sia economicamente sostenibile, per lo stoccaggio e l’eventuale trattamento di materiali oggetto di escavazione o demolizione”. Naturalmente non esiste sito più prossimo che l’interno stesso delle aree a questo punto di proprietà o in uso di JSW.
“In virtù dei principi di prossimità, economicità e sostenibilità, la Parte Privata si rende disponibile a valutare, per le attività di gestione anche finalizzate al riciclo dei flussi di materia connessi alla ripresa della laminazione, alle operazioni di smantellamento degli impianti e manufatti, nonché di quelli derivanti dall’ulteriore implementazione del ciclo siderurgico, la possibilità di perseguire soluzioni di filiera corta e di economia circolare…”, ma questa è una petizione di principio.
Invitalia, infine, viene individuata come il soggetto attuatore di una proposta di intervento per la gestione dei cumuli di materiale di origine siderurgica ubicati in aree demaniali non rilevate da Aferpi e rimaste nella competenza dell’Amministrazione Straordinaria della ex Lucchini. Non si tratta evidentemente della LI53 ormai nelle mani di RiMateria, che ne ha la concessione demaniale e l’obbligo di bonificarla, si tratta di altre aree che si vuole ripulire se ci saranno le disponibilità finanziare nell’ambito dei 50 milioni di euro per la bonifica della falda già deliberati dal Cipe, senza riflettere sul fatto che prima dovrebbero essere tolti i cumuli e poi bonificata la falda e non viceversa. Ma tant’è.”.