Ripristinare un metabolismo economico sostenibile
PIOMBINO 7 febbraio 2017 — FLUSSI DI MATERIA è il titolo di una pubblicazione della società RIMateria con fotografie di Pino Bertelli e testi di Valerio Caramassi su progetto grafico PPB per TRACCEDIZIONI.IT.
Autorizzati dagli autori la pubblichiamo (i testi sono integrali, le foto sono una scelta) dato il suo interesse e la chiarezza del ragionamento che lì si fa a cominciare dalla dedica:
Agli operai delle cave,
a quelli delle industrie,
a quelli di RIMateria
e a quelli che lavorano nell’edilizia e nelle infrastrutture.
Con la speranza e con l’impegno
che la relazione intima che contraddistingue i flussi di materia,
che hanno attraversato e attraverseranno questo territorio,
possa promuovere l’unione delle loro forze
per un futuro di maggiore sostenibilità ambientale.
sociale ed economica di Piombino e della Val di Cornia.
RIPRISTINARE UN METABOLISMO ECONOMICO SOSTENIBILE IN VAL DI CORNIA
Valerio Caramassi
Il metabolismo economico, come quello umano, è alimentato e attraversato continuamente da input ed output di energia e materia.
Senza questo metabolismo non ci sarebbe storia dell’uomo e quindi, neanche, storia economica.
Anche nella attuale era della finanziarizzazione informatizzata dell’economia globale, che pure qualcuno ha avuto l’ardire, ai suoi albori, di chiamare “dematerializzazione”, il metabolismo è il perno della vita economica non meno di quella umana. E nella prima come nella seconda è alimentato e attraversato da flussi di energia e flussi di materia.
È del tutto evidente che in un mondo popolato da 7,5 miliardi di persone (che saranno circa 9 miliardi nel 2030) si ponga il problema della sostenibilità e/o delle disfunzioni di questo metabolismo e dunque della ottimizzazione dei flussi di energia e di materia.
Risparmio, efficienza, rinnovabilità (dell’energia come della materia) sono un imperativo che ha superato la maturità culturale della fine del secolo scorso per divenire maturo politicamente e amministrativamente nella fase attuale. Su scala globale come su quella locale.
La cosa assai singolare però è che la diade energia-materia, nelle sue funzioni come nei suoi impatti, è percepita culturalmente, prima ancora che politicamente e amministrativamente, in modo inspiegabilmente diverso.
Mentre oggi è chiaro, anche nell’immaginario collettivo, che il risparmio, l’efficienza (nell’uso) e la rinnovabilità dell’energia sono un imperativo per rendere sostenibile l’economia, altrettanto non lo è per la materia. La materia è percepita e trattata dai media in modo strabico e disgiunto anche quando viene analizzata dalla letteratura specializzata.
Da una parte ci sono le commodities (le materie prime destinate alla alimentazione umana e quelle destinate alla trasformazione industriale), dall’altra, come se fossero frutto della buona o cattiva volontà, ci sono i rifiuti. Anzi, i rifiuti urbani. Anzi, i rifiuti urbani di cui si può e si deve fare la raccolta differenziata. Non solo, ma anche quando si parla di materie prime si inizia e si finisce col parlare solo delle materie prime energetiche (petrolio docet).
Insomma, l’esempio sarà irriverente ma è corrispondente, è come se ciò che si fa in bagno dopo aver digerito fosse indipendente da chi, quanto e cosa ha mangiato.
Accade infatti che il mastodontico problema delle commodities (materie prime), che rappresenta l’input di materia nel metabolismo produttivo e di consumo, rimanga costantemente tema negletto a fronte di una monomaniacale e psicotica attenzione all’output (la sua coda) peraltro circoscritto, appunto, solo ai rifiuti urbani.
Eppure, nel pieno sviluppo della rivoluzione informatica e quindi dell’utilizzo di tantissimi prodotti di alta tecnologia (computer, smartphone, iPad, laser, sensori, radar, marmitte catalitiche, batterie d’auto per veicoli ibridi, lampade fluorescenti, impianti fotovoltaici, turbine eoliche…) è del tutto sconosciuto il fatto che i componenti di questi oggetti hanno origini nell’utilizzo di materiali (le cosiddette terre rare ad esempio) che, ancorché utilizzati in piccole concentrazioni per unità di prodotto, producono scorie sia nella fase di estrazione che a fine vita che sono fortemente impattanti quanto spesso recuperabili e riciclabili. Almeno in parte. Mentre la parte non riciclabile va smaltita in sicurezza, non ignorata o allontanata millantando che così sparisce.
I flussi di materia, anche quando sono plasticamente visibili nello stesso luogo nelle fasi del prelievo, della produzione, del consumo e dello scarto sono dunque invisibili e impercettibili nel loro insieme.
È stato anche il caso della Val di Cornia. Cave, produzione di acciaio, costruzione di infrastrutture sono sempre state inscindibilmente legate dagli stessi flussi di materia. Milioni di tonnellate di materiale percepite e gestite in modo separato che avrebbero potuto mitigare gli impatti in tutte le fasi: estrazione, produzione, costruzione.
Questo è stato il passato.
Il futuro è RIMateria: riciclo di tutto il materiale riciclabile, smaltimento in condizioni di sicurezza di ciò che non è riciclabile.
RIMateria è lo strumento che può contribuire a ristabilire un metabolismo economico corretto e sostenibile a Piombino e nella Val di Cornia.
L’ESTRAZIONE DI MATERIA PRIMA (IL CAPITALE NATURALE) È ALLA BASE DI QUALSIASI PROCESSO PRODUTTIVO
L’INDUSTRIA SIDERURGICA, COME QUALSIASI PROCESSO PRODUTTIVO, NEL TRASFORMARE LA MATERIA PRIMA, PRODUCE MATERIALI DI SCARTO RICICLABILI E MATERIALI DA SMALTIRE IN CONDIZIONI DI SICUREZZA
GLI IMPIANTI DI RIMATERIA SONO IN GRADO DI TRATTARE LA PARTE RICICLABILE E DI SMALTIRE IN SICUREZZA LA PARTE NON RICICLABILE DEI MATERIALI DI SCARTO DEI PROCESSI PRODUTTIVI
IL MATERIALE DI SCARTO DEI PROCESSI INDUSTRIALI E SIDERURGICI, PUR NON POTENDO SOSTITUIRE LA MATERIA PRIMA DESTINATA AI PROCESSI INDUSTRIALI, PUÒ COMUNQUE SOSTITUIRE QUELLA OGGI DESTINATA ALLE INFRASTRUTTURE CONTRIBUENDO IN QUESTO MODO AI RISPARMIO DI CAPITALE NATURALE
Non si deve aver timore
di sporcarsi le mani prendendo posizione.
L’importante è sempre ragionare
avendo nel cuore la verità ed il bene comune.
Pino Bertelli