Risposta a Rossi: tutelare la natura non distruggerla
PIOMBINO 14 novembre 2018 — Ciò che è successo nel nostro Paese nelle ultime settimane deve porci tutti di fronte ad importanti interrogativi e spronarci ad una azione quanto mai rapida ed efficace. Tutta l’Italia è stata investita da venti fortissimi, che hanno superato in alcuni casi i 200 chilometri orari. Piogge torrenziali e raffiche estreme hanno frantumato interi ecosistemi, ucciso oltre trenta persone e messo in difficoltà migliaia di altre.
La frequenza degli eventi meteorologici estremi è in aumento sul nostro territorio e la sottovalutazione degli effetti dei cambiamenti climatici che caratterizza l’azione politica e amministrativa di gran parte della nostra classe dirigente è agghiacciante.
Lo scellerato consumo di risorse che è alla base del riscaldamento globale e la conseguente distruzione del pianeta non sono quasi mai all’attenzione dei mezzi di informazione. Sono al centro del dibattito politico, e quindi sulle prime pagine dei giornali, solo in occasione di qualche tragedia e spesso con argomenti privi di qualsiasi fondamento scientifico.
In questi ultimi giorni abbiamo assistito ad arbitrari attacchi al mondo ambientalista che invece da anni si batte per risolvere tali problemi con l’ausilio di tecnici e scienziati di grande levatura. Direttive europee, leggi nazionali, protocolli mondiali sono stati e sono tuttora disattesi e calpestati nel nostro Paese.
Appaiono dichiarazioni sui giornali in cui si addebita la distruzione di 14 milioni di alberi alla “incuria” dei boschi, alla “cattiva gestione” delle montagne, allo “scarso intervento” sui fiumi. Se cattiva gestione c’è stata, è proprio quella che ha portato ad una cementificazione senza freni e allo sfruttamento ossessivo di ecosistemi complessi e delicati.
Parole gravi sono venute dal Presidente della Regione Toscana, in linea peraltro con quelle del Ministro degli Interni e del Premier, che ha esortato (come se ce ne fosse bisogno) il Genio Civile e i Consorzi di Bonifica a “ripulire” i fiumi dalla “boscaglia selvaggia”, senza il minimo accenno a interventi di riqualificazione fluviale e di restituzione del necessario spazio ai fiumi, come sarebbe necessario proprio per mitigare il rischio alluvioni.
Il CIRF, Centro Italiano Riqualificazione Fluviale, ha replicato in un duro comunicato stampa che “canalizzare i fiumi non è la soluzione ma parte del problema” e che “la presenza di vegetazione in alveo, se in alcuni tratti può essere fonte di rischio, in molti altri può invece ridurlo, rallentando il deflusso delle acque e intrappolando il legname proveniente dai versanti”. Si tratta di affermazioni che vengono da esperti che si occupano da decenni della questione fiumi.
Noi, come WWF Toscana, condanniamo fortemente le visioni semplicistiche espresse da alcuni politici e tecnici nelle ultime ore a livello nazionale e regionale, e chiediamo con forza:
- nuove politiche di gestione dei bacini idrografici basate sulla riqualificazione fluviale, sulla tutela della biodiversità e sulla lotta al consumo di suolo;
- revisione complessiva della gestione del sistema del cippato che in Toscana ha assunto negli anni una pericolosa deriva privatistica e predatoria che vede negli alberi solo una fonte di guadagno;
- rispetto delle normative che tutelano i fiumi e la biodiversità in essi contenuta (Direttiva Acque 2000/60/CE, Direttiva Alluvioni 2007/60/CE e Direttiva Habitat 92/43/CEE, nonché del Testo Unico sull’ambiente).
Vanno invertite le politiche che la Regione Toscana sta attuando su fiumi, torrenti e persino ruscelli, per mezzo di Consorzi di Bonifica e Genio Civile. Politiche tese solo allo sfruttamento della biomassa da parte di ditte private e che sono da anni al centro di proteste e accesi dibattiti. Politiche che hanno prodotto un vero e proprio disastro ambientale e che hanno compromesso la stabilità di interi bacini idrografici, producendo tra l’altro un forte aumento del rischio alluvionale, oltre alla perdita di biodiversità e allo scempio del paesaggio in luoghi unici e invidiati da tutto il mondo. Politiche che hanno ignorato leggi e addirittura normative redatte dalla Regione stessa.
Prima si agirà per la salvaguardia dell’ambiente, e non per interessi predatori di aziende private, meno saranno le vittime umane e i danni materiali e ambientali del futuro.
Il Delegato regionale del WWF per la Toscana Roberto Marini
(Foto di Pino Bertelli)