Riutilizzare il treno rotaie e trasformare l’acciaieria
PIOMBINO 24 febbraio 2017 — È oggettivamente discutibile l’opportunità economica di costruire una nuova acciaieria a Piombino, come in qualunque altra località italiana ed europea, quindi viene logico domandarsi perché sia stato partorito il progetto Aferpi, questo grandioso progetto persino eccessivo nei contenuti. Mi sono chiesto subito: «Perché mai costruire un nuovo treno rotaie e non riutilizzare l’esistente? Perché mai costruire una nuova acciaieria e non trasformare quella esistente?».
I costi di realizzazione del nuovo complesso proposto da Aferpi saranno eccezionalmente alti e pregiudicheranno il ritorno economico dell’investimento in tempi ragionevoli, ammesso che ci possa essere un ritorno economico. Inoltre l’attuale treno a rotaie è collocato in una posizione tale da non pregiudicare i futuri sviluppi delle attività portuali e con la trasformazione dell’acciaieria e le conseguenti dismissioni si renderebbero disponibili ulteriori aree per attività diversificate. Tutto ciò senza considerare le aree potenzialmente disponibili fuori dal perimetro dell’acciaieria, conseguenti alla chiusura del ciclo integrale ed alle relative demolizioni.
Queste erano le mie considerazioni, ma il mega progetto è avanzato tra un profluvio di ringraziamenti e applausi a scena aperta; la sensazione di essere di fronte ad una rappresentazione teatrale era forte e non mancava di generare dubbi e riflessioni non sempre ottimistiche. L’orso ancora non era stato ucciso ma già si pensava a cosa fare della sua pelliccia .
Già allora era chiaro, come Rebrab stesso ha confermato nella recente conferenza a Parigi, che la molla che aveva fatto scattare il tutto era stata il possesso del porto e non la siderurgia, ma gli eventi si sono succeduti sino a che è stato stipulato un contratto di fornitura per la sola parte di processo con la tedesca SMS, leader mondiale nella progettazione di tali impianti. La stessa SMS, onorando gli impegni contrattuali, ha consegnato gli elaborati progettuali di base ovvero la progettazione di assieme con profili e carichi di fondazione, dopo di che la macchina si è bloccata per i ben noti problemi di mancanza di finanziamenti.
Al punto in cui siamo si può trarre l’amara considerazione, sia pur considerando la colpevole latitanza di Rebrab, di come questo governo e questa classe politica siano stati inadeguati, perché incapaci di tenere i rapporti con questo ineffabile personaggio usando il rigore e l’autorevolezza che sarebbero stati necessari. Numerosi sono stati i segnali di allarme provenienti anche da fonti autorevoli che andavano immediatamente colti; l’algerino andava messo sopra una bilancia elettronica e soppesato senza fargli sconti, ma questo non è avvenuto.
Questa è storia ed oggi piangere non aiuta, serve invece pensare in maniera ostinatamente propositiva e dare un volto ed una dimensione palpabile, ma soprattutto sostenibile anche nel contesto internazionale, a qualcosa che andava pensato prima, di cui oggi si sente parlare con sempre maggiore insistenza e che ora più che mai va messo in pista ovvero un “PIANO B”.
Gli elementi più significativi del “PIANO B”
A mio avviso gli elementi più significativi di questo “ PIANO B” dovrebbero essere:
- minori costi rispetto al mega progetto Aferpi;
- massimizzazione del riutilizzo degli impianti esistenti;
- possibilità di produrre 1–1,2 milioni di tonnellate di acciaio all’anno per alimentare gli attuali laminatoi TVE TMP e Treno rotaie;
- scelta delle migliori soluzioni tecnologiche anche per quanto concerne la sostenibilità ambientale;
- recupero di aree sia per il futuro sviluppo delle attività portuali sia per nuovi insediamenti produttivi diversificati.
Durante un amichevole incontro a fine anno 2015 con un gruppo di lavoratori in cassa integrazione, alla domanda cosa avrei fatto al posto di monsieur Rebrab, la mia risposta fu la seguente:
trasformerei l’attuale acciaieria a convertitori LD in acciaieria a forni elettrici (EAF) andando a riprendere un piano che credo sia già stato considerato in passato.
Questo è ciò che intendo per “PIANO B”, che, in altre parole, significa:
- installazione di un forno elettrico al posto dell’esistente colata continua a bramme;
- adeguamento e trasformazione del capannone magazzino bramme in parco rottame;
- riutilizzo dei due impianti di aspirazione fumi esistenti, in precedenza dedicati ai tre convertitori LD;
- riutilizzo dell’impianto di recente realizzazione per deposito e movimentazione delle scorie primarie e secondarie;
- modifica degli impianti di degasaggio esistenti (per rotaie e barre), passando dalla tecnologia ad ”eiettori a pompe meccaniche” per il degasaggio di due siviere in contemporanea;
- adeguamento e riutilizzo di due LF dei tre esistenti;
- ammodernamento e riutilizzo delle colate continue 2 e 3, la prima per la produzione di billette e la seconda di blumi per rotaie; per la seconda era già stato attivato un investimento ed un progetto di revamping poi stoppato con l’avvento della crisi del 2008;
- riutilizzo del treno a rotaie esistente e, solo in considerazione del mercato futuro, decidere o per un suo ammodernamento o per la sua sostituzione con il nuovo impianto come previsto nel megaprogetto Aferpi;
- riutilizzo dei capannoni, con carriponte e servizi fluidi/Ele esistenti;
- realizzazione di un’area di stoccaggio rottame in padule;
- analogamente al progetto Aferpi, sarebbe necessario approvigionare dall’esterno tutti i servomezzi necessari quali: energia elettrica, ossigeno, azoto, argon, gas naturale.
Come si evince dalla pianta, nell’ipotesi di cui sopra le strutture ed i capannoni dell’acciaieria ivi compresi i convertitori, posti in prossimità delle abitazioni (lato viale della Resistenza e via Portovecchio) potrebbero essere demoliti, mentre i restanti impianti, dedicati alla produzione futura, risulterebbero notevolmente distanti dai confini e dalle abitazioni, con i vantaggi immaginabili. Nella pianta stessa mi sono limitato ad indicare in giallo l’area che si libererebbe in seguito alla dismissione degli impianti principali nel perimetro dell’acciaieria, ma non ho riportato le ulteriori grandi aree che si renderebbero disponibili a seguito delle demolizioni della cokeria con i sottoprodotti, della centrale termica 1, dei gasometri e così via.
Parlando di budget si può sostenere in linea ovviamente approssimativa, che il costo globale di un investimento come quello sopra esposto valga 1/3 rispetto al mega progetto proposto da Aferpi, mentre per gli eventuali investimenti futuri molto dipenderà dalle strategie che saranno adottate riguardo alla produzione delle rotaie. Merita ricordare che Aferpi elaborò a giugno 2016 un budget di 416 milioni di euro, a mio avviso sottostimando il valore di un progetto enorme come quello ipotizzato, anche perchè molte parti necessarie al completamento dell’opera erano mancanti dall’elenco delle voci quotate.
Confronto tra acciaieria a forni elettrici ed a convertitori LD dal punto di vista ambientale
Parlando infine di sostenibilità ambientale merita, per fare chiarezza e dare a tutti dei validi elementi di riscontro che siano oggettivi, elencare una serie di dati tecnici che mettono a confronto un ciclo integrale come quello conosciuto, con un ciclo da forno elettrico (EAF) 100% rottame. Mi scuso se per alcuni aspetti scivolerò nel tecnicismo, augurandomi che il concetto generale possa essere comunque chiaro e comprensibile ai più.
Il rumore prodotto da un EAF misurato all’esterno della camera insonorizzata chiamata Elephant House è 80 dBA e 50 dBA a 100 metri . Nel caso di installazione di un EAF al posto della macchina a bramme (vedi pianta), 200 metri sarebbe la distanza minima garantita dal forno al muro di cinta, lato via Portovecchio, mentre le abitazioni sarebbero molto più distanti, circa 400 metri. Va precisato che 50 dBA rappresenta un livello sonoro rispondente alla normativa di riferimento del rumore per quanto concerne i centri abitati e in periodo notturno, mentre 80 dBA rappresenta un valore assolutamente tollerabile senza uso di alcuna protezione acustica, poiché consente il normale dialogo tra persone vicine.
A parità di capacità di acciaio liquido, la polverosità generata durante il processo fusorio da un forno elettrico è quantitativamente inferiore a quella generata durante il processo di ossido- riduzione da un convertitore LD, poiché non c’è ghisa ma rottame e /o preridotto.
Impianti di depurazione fumi per forno elettrico, garantiscono emissioni polveri al camino di 5 mg/Nm3 (anche meno con maniche nuove). A titolo di confronto posso ricordare che impianti di depurazione fumi per convertitori LD (i più efficienti come il Lurgi ‑Thyssen installato a Piombino nel 2000) garantiscono 20 mg/Nm3.
Tuttavia, il confronto andrebbe fatto su tutta la filiera, ossia:
parchi+ cokeria+afo+convertitori vs parco rottame + forno elettrico e, pur non essendo disponibili in letteratura valori numerici di confronto della polverosità generata, si può affermare che nel caso di parco rottame+forno elettrico questa è notevolmente inferiore.
Parlando invece dei livelli di emissioni di CO2 nei due diversi cicli produttivi (dato a cui gli ambientalisti sono molto sensibili) si possono riportare i seguenti dati tratti da letteratura tecnica:
PARCHI+COKERIA+AFO+COV: 2100 KG/T acc.liq.
FORNO ELETTRICO 100% rottame: 282 KG/T acc.liq
È utile sapere che se si dovesse costruire un impianto di aspirazione nuovo, per un FORNO ELETTRICO da 120 tonnellate servirebbe un impianto con una capacità aspirante di :
Valore”ideale” = 1.800.000–2.000.000 m³/h
Oggi abbiamo disponibili un impianto da 1.400.000 m³/h e uno da 1.800.000 m³/h che possono lavorare assieme, quindi saremmo ampliamente sovradimensionati per le necessità.
I fumi generati da un FORNO ELETTRICO oltre ad essere inferiori per quantità rispetto ad un CONVERTITORE LD, sono anche più facilmente captabili , poichè la captazione è favorita dall’elephant house (grande contenitore insonorizzato all’interno del quale è alloggiato il forno ) sia per i fumi secondari che si generano nelle fasi critiche di carica cesta rottame e colaggio, che per quelli primari generati dal processo di fusione del rottame.
Per quanto concerne i fumi primari è utile precisare che il processo di un forno elettrico è molto più controllabile rispetto a quello di un convertitore LD, dove i frequenti aumenti di pressione in cappa generano aumenti improvvisi di fumo.
Il processo al convertitore si basa su “un’emulsione metallo-scoria” che spesso va fuori controllo, il bagno liquido gonfia, genera slopping e fumosità improvvise difficilissime da aspirare.
Nel processo in forno elettrico si fanno “scorie schiumose” per schermare l’arco durante la fusione, aumentare l’efficienza di trasmissione dell’ energia e ridurre il rumore, in tal caso generano emissioni assolutamente più controllabili rispetto “all’ emulsione metallo- scoria” del convertitore LD. Gli aumenti di pressione in cappa nei forni elettrici sono praticamente inesistenti.
Conclusione
Continuare a produrre acciaio e soprattutto rotaie e barre di alta qualità, come sappiamo fare da sempre, rappresenta una sfida che gli operai, i tecnici e le maestranze di Aferpi sono in grado di raccogliere e vincere. Questa è la strada da percorrere con coraggio e consapevolezza, soprattutto da parte di chi è chiamato a fare le scelte giuste in un momento che, per le difficoltà e le problematiche, non trova riscontri nel passato.
Naturalmente è indispensabile che queste scelte avvengano senza ulteriori ed inaccettabili perdite di tempo.
*Leonardo Mezzacapo è l’ex responsabile ufficio tecnico Lucchini
Le faccio i complimenti per il semplice ma efficace progetto, ragionevole in mercato mondiale dell’acciaio segnato da forti incertezze. Se smantellano l’impianto potrei essere interessato per trasferirlo all’estero.