Rotolando dall’esaltazione alle minacce
PIOMBINO 30 novembre 2016 — Le parole sono pietre, scriveva Carlo Levi nel 1955, ma pare che che ciò sia sconosciuto ormai a tanti. Anche quando ricoprono cariche pubbliche e le loro parole di conseguenza sono pietre più pesanti e più dure. Forse non ci dovrebbe essere meraviglia dato che oggi questa dimenticanza è quotidianamente usuale e praticata, ma l’uso non la rende migliore.
Prova ne sono due esempi.
Era il 1° maggio 2016, Aferpi e Sms Demag avevano firmato il contratto, così veniva presentato, per la costruzione di un nuovo forno elettrico. Senza sapere cosa stava scritto in quel contratto il sindaco di Piombino Massimo Giuliani diffondeva ringraziamenti e accuse:
«Il grande lavoro di tutta una città, dei lavoratori, dei sindacati , delle istituzioni tutte, unito alla volontà della proprietà e del grande lavoro svolto da tutto il management di Aferpi, capitanato da Fausto Azzi, e verso il loro duro lavoro deve andare anche il nostro riconoscimento, tutto questo è unico, sono i valori della nostra città e chi li attacca per dubbi ed opinabili benefici politici, sbaglia. Grazie a tutti coloro che ci credono e che lavorano con umiltà, tra le difficoltà, per raggiungere quello in cui credono».
La sottosegretaria all’ ambiente Silvia Velo (nella foto) andava di conserva: «FINALMENTE si è arrivati alla firma del contratto fra Aferpi e Sms Demag per l’acquisto del forno elettrico e dell’acciaieria tutto questo per altro rispettando la tempistica su cui si era impegnata l’azienda. Non nascondo l’ansia delle ultime ore, che però è cosa ben diversa dalla speranza di insuccesso di tanti scettici, non lo dico mai, ma oggi me lo concedo: #ciaogufi».
Non sono ancora passati sette mesi e il 29 novembre 2016 la stessa Silvia Velo, naturalmente dopo aver parlato con il ministro Calenda, fa sapere come il ministro abbia «rinnovato attraverso Azzi l’invito a Rebrab a rispettare gli impegni e a concentrarsi sugli investimenti a Piombino. Il ministro Calenda ha ribadito che in tempi rapidi vuole esaminare direttamente con Rebrab piano industriale e finanziario, partendo dalla necessità di un general contractor. Cioè di un capocommessa per l’esecuzione delle opere che sono necessarie alla nuova acciaieria, sfuggendo ai problemi e alle tempistiche legate alla firma di appalti diversificati. Calenda ha anche confermato tutti gli impegni presi dal Governo a proseguire nell’opera di sostegno con le banche per il progetto Piombino. Ma è chiaro che c’è poco tempo, e che la presentazione del piano industriale e finanziario è una condizione irrinunciabile».
Il sindaco Massimo Giuliani per parte sua garantisce che «il Comune ha fatto tutto il possibile per favorire e accelerare i progetti di Aferpi e che ora il piano va concretizzato. Ed è evidente che se non ci sarà chiarezza sugli investimenti sia per le acciaierie che per l’impianto agroalimentare, abbiamo in mano le nostre carte da giocare. Sia per quanto riguarda la Variante che sulle concessioni demaniali».
Come si vede, anche lasciando da parte le offese generiche, irriguardose e maleducate, oltreché non dimostrate e non si bene a chi rivolte, si è passati dall’ euforia delle esaltazioni alle minacce.
Ma ancora una volta senza accorgersi che le parole sono pietre.
E così si va dalla presunzione di indicare all’imprenditore il modo tecnico da seguire per fare gli investimenti, come se questo fosse il vero problema e non piuttosto che si è accettato un imprenditore senza nessuna esperienza in siderurgia e non c’è general contractor che risolva questo vuoto che fino ad oggi è stato negato, al grido roboante su atti amministrativi che potrebbero essere cancellati. Dimenticando che gli atti amministrativi non possono essere elaborati ed approvati ed annullati ad personam e che proprio questo è invece il caso evidente di cui si parla con tutti i problemi annessi e connessi. E dimenticando ciò che impropriamente è stato sottoscritto negli accordi di programma tanto esaltati quanto miseramente inattuati e l’assoluta mancanza di vere garanzie lì rintracciabili.
Ancora parole fuori misura. Una misura inappropriata alla difficoltà immane dei problemi su cui qualche riflessione in più non guasterebbe.
(Foto di Pino Bertelli)