Mensa dei poveri, italiani e stranieri tanti e tanti
PIOMBINO 15 novembre 2014 — Mi reco alla mensa dei poveri, così è chiamata comunemente, e lì incontro Claudio Messina, già presidente e oggi vice presidente della S.Vincenzo dei Paoli che gestisce appunto la mensa per i bisognosi in via Landi a Piombino.
Un luogo di accoglienza e di ascolto, una ex chiesa un tempo sede del gruppo teatrale “I Quattro” di Ubaldo Cortopassi. Fino a 20 anni fa qui si faceva teatro e ad ogni rappresentazione c’erano persone che si recavano in questa piccola chiesa per assistere ad uno spettacolo teatrale. Oggi in quello stesso luogo le persone fanno la fila per un pasto caldo o per essere ascoltate, sperando in un aiuto, in un sostegno ai propri bisogni. La S. Vincenzo dei Paoli nasce a Piombino nel 1941, fu fondata da Don Ivo Micheletti, parroco di S.Antimo. Nasce in un periodo di grande miseria, il suo scopo , come oggi, era quello di portare aiuto alle persone bisognose. Poi ci fu un momento di stasi dovuto alla guerra. Dopo la guerra c’era bisogno di ricominciare, le domande di aiuto erano le stesse: lavoro, casa, cibo. Come ricorda lo stesso Messina nella celebrazione dei settanta anni della S. Vincenzo dei Paoli a Piombino, si pone sempre più forte, il problema di come fronteggiare meglio i bisogni essenziali di chi non ha nulla. Nasce così il servizio mensa, che nel 1993 si trasferirà nell’attuale sede di via Landi. La struttura, come centro di prima accoglienza fortemente voluta da don Claudio Tonini, viene a lui intitolata. Ben presto ci si rende conto, però, che la struttura non è sufficiente e si avvia un rapporto di collaborazione con l’amministrazione comunale per reperire appartamenti da poter assegnare e rendere così più autonomi i gruppi familiari e non solo. Ma, dice sempre Claudio Messina, settant’anni fa ci si doveva confrontare con le povertà “classiche”, come la mancanza di risorse economiche, la malattia, la solitudine, l’ignoranza e tutti quei problemi esistenziali di una società ancora arretrata e per di più dilaniata dal conflitto bellico. Con il passare degli anni, la società ha subito profonde trasformazioni, niente oggi è più riconducibile e confrontabile con gli stili di vita di un tempo, con i mezzi a disposizione. Se da una parte questo ha significato progresso dall’altra ha causato il moltiplicarsi di forme nuove di povertà, spesso difficili da individuare. Povertà oggi è un termine generico comprendente innumerevoli sfaccettature, le quali riflettono tanto le carenze proprie, tanto quelle indotte dal contesto sociale. Le povertà spesso si sommano avviluppandosi sugli individui più deboli e perciò esposti al degrado, alle ingiustizie, ai soprusi. L’aiuto che la S. Vincenzo offre è rivolto a tutti, è la carità cristiana intesa come giustizia rivolta a tutti, dallo straniero, all’anziano, a colui che all’improvviso si è trovato senza niente, senza quella sicurezza che aveva, lavoro, casa, insomma uno stato sociale che consentiva a lui e alla sua famiglia di condurre una vita normale e dignitosa. L’esempio mi è dato proprio da un colloquio cui ho potuto assistere mentre osservavo il via vai delle persone che portavano le provviste alimentari e di coloro che attendevano l’ora del pasto. Una persona come tante, che lavorava dentro lo stabilimento, all’improvviso senza lavoro, chiedeva un aiuto. Non era il pasto di un giorno che poteva dargli respiro, ma un bisogno legato al pagamento di una bolletta, un aiuto diverso come diversa e nuova è questa povertà, che spesso porta alla depressione, alla paura di non farcela. Ma per tornare al servizio mensa che rappresenta un po’ il cuore di tutta l’attività, insieme alla distribuzione del vestiario,questa offre il suo servizio dal lunedì al sabato; circa 50 pasti il giorno. Fino a qualche anno fa chi usufruiva di questo servizio erano soprattutto gli stranieri, ora il rapporto è 50% stranire 50% italiani,( locali nella quasi totalità). Alla mensa si va non solo per il pasto, ma in alcuni casi, ormai sempre più frequenti, si va anche per familiarizzare, per staccarsi un attimo dalla pesantezza di una solitudine, spesso dovuta proprio al mutamento del proprio stato sociale: separati, persone che hanno perso il proprio compagno, persone dimenticate. Oltre al servizio giornaliero della mensa, la struttura distribuisce pacchi alimentari, circa 60 alla settimana. L’insieme del lavoro è svolto da 15 volontari e due persone dipendenti a part-time. Gli aiuti alla S. Vincenzo vengono in denaro e vestiario attraverso le offerte spontanee e da un progetto di collaborazione con la Fondazione Livorno e in derrate alimentari fornite giornalmente da UnicoopTirreno, da altre grandi distribuzioni come Conad e dai molti fonai della zona. E’ una attività pesante, dice Claudio Messina, una attività che avrebbe bisogno anche di energie nuove che oltre al servizio sappiano ascoltare, imparare a guardarsi attorno, a conoscere chi ti cammina accanto, a condividere un po’ della loro storia perché diventi la nostra storia. Non sono richiesti grandi gesti, ma un gesto grande che possa offrire l’opportunità di rialzarsi a chi è caduto o non ha mai avuto l’opportunità di alzarsi.