Salvaguardare la siderurgia con l’aiuto dell’ Europa
PIOMBINO 15 novembre 2013 — Gianfranco Simoncini, assessore al lavoro della Regione Toscana da vari anni, segue da vicino le situazioni di crisi presenti nel territorio. In qualità di coordinatore degli assessori regionali alla formazione mantiene rapporti con il Governo e con la Commissione europea nella materia delle politiche del lavoro e della formazione e dei Fondi strutturali. Della situazione di Piombino si occupa sia per quel riguarda il futuro produttivo dello stabilimento sia in riferimento alle ipotesi di reindustrializzazione. In particolare su questi temi gli abbiamo posto alcune domande.
Qual è il giudizio della Regione sulla crisi di Piombino? Quali sono le possibilità di intervento? Può essere accettato lo spegnimento dell’area a caldo?
Penso che la siderurgia debba avere un futuro in Italia e che Piombino debba essere parte di questo futuro. Per questo la Regione da tempo sta lavorando per scongiurare quella che si configurerebbe come una perdita produttiva, occupazionale, dalle ricadute sul piano sociale e culturale inaccettabili per il nostro territorio. Oggi i nostri sforzi sono concentrati attorno ad un piano di rilancio basato su a tre elementi: la tecnologia Corex, il forno elettrico, il polo di smantellamento delle navi. Sono queste le principali novità che ci permettono di pensare alla possibilità di far restare sul territorio una qualificata produzione siderurgica.
Lo spegnimento dell’area a caldo deve essere in questo quadro. Come Regione siamo convinti che vada evitata per il tempo necessario a realizzare il piano alternativo. Per questo chiediamo che l’alto forno resti acceso, anche attraverso forme di sinergie con l’Ilva di Taranto, per la fase di transizione di un nuovo quadro produttivo.
Quali sono le scelte fondamentali su cui punta la Regione per un processo di reindustrializzazione da inserire nell’accordo di programma a seguito della definizione di area di crisi?
Su una piattaforma che ruoti attorno ai tre elementi Corex, forno elettrico, filiera della rottamazione, la Regione chiede l’impegno del governo nazionale a sostenere il progetto, sia con gli strumenti nazionali che derivano dal riconoscimento di stato di crisi complessa sia, nel confronto con l’Europa, affinché, nel rispetto del Piano acciaio proposto dal commissario Tajani, si trovino i finanziamenti per attivare la nuova tecnologia, motivandoli con le possibilità ad essa collegate di abbattimento dell’impatto ambientale e per il suo contenuto fortemente innovativo. In questa fase di transizione è anche necessario presidiare i tempi, in modo da avere garanzie sulla realizzazione del piano. La Regione è pronta a fare fino in fondo la sua parte, come sempre ha fatto in questi anni per salvaguardare la Lucchini, la siderurgia in Toscana e difendere migliaia di posti di lavoro. Ricordo le risorse messe a disposizione per garantire l’accesso al credito delle piccole imprese dell’indotto, il protocollo firmato per Dalmine, per il quale abbiamo individuato anche le risorse, mettendo a disposizione dell’autorità portuale di Piombino 1 milione e 500 mila euro. Se gli interventi infrastrutturali per il porto sono il punto di partenza per il rilancio della realtà siderurgica, il protocollo d’intesa prevede una serie di importanti tappe, che ovviamente poggiano sul presupposto del mantenimento dell’attività produttiva e della logistica sul territorio a cominciare dalla premessa più importante, vale a dire la riaffermazione della volontà del gruppo in Toscana.
Il protocollo prevede che la Regione sostenga gli investimenti e gli interventi di sviluppo industriale previsti, in particolare per progetti per la realizzazione di nuovi impianti tecnologici e per la sicurezza, per la realizzazione di nuove aree e strutture per la logistica, per investimenti e progetti, in collaborazione con le Università toscane e i centri di ricerca.
Nel caso la Regione giudichi indispensabili contributi finanziari pubblici, quali sono gli strumenti da poter utilizzare?
Come ho già in parte accennato nella precedente risposta, fra gli strumenti sui quali, penso, si possa puntare ci sono sicuramente i fondi europei: da quelli messi a disposizione dalla ricerca con il programma Horizon 2020 a quelli, anch’essi in ambito Ue, collegati al piano acciaio portato avanti dal commissario Tajani. Ovviamente la nostra siderurgia dovrà potersi candidare, attraverso un piano industriale convincente e innovativo anche sul piano dell’abbattimento dell’impatto ambientale. Ci sono poi le risorse nazionali, legate all’area di crisi complessa, mentre per quanto riguarda le risorse regionali, oltre a quelle di cui ho già detto, potremo contare sulla nuova programmazione regionale del Fondo sociale europeo per gli anni 2014–20 per gli interventi sul capitale umano, formazione e riconversione. E potremo contare su fondi di coesione in particolare penso al Fesr, anche per sostenere gli interventi industriali.
Il progetto di rottamazione implica anche la presenza di strutture e presenze industriali che attualmente non ci sono…La Regione ha esaminato questo problema?
La Regione sta lavorando, a fianco dell’autorità portuale, per mettere Piombino in grado di candidarsi come polo europeo per la rottamazione delle grandi navi. Gli interventi infrastrutturali però, sono indispensabili anche per dotare il territorio delle attrezzature necessarie a rendere più facili e veloci i collegamenti fra gli stabilimenti industriali e il porto. Non a caso, alcuni di questi progetti, sono già parte integrante del protocollo d’intesa con Dalmine e sono, inoltre, una condizione indispensabile anche nella prospettiva di trasformare quello di Piombino in un porto dedicato alla rottamazione delle navi dismesse.
In quali tempi è possibile portare a termine il processo di reindustrializzazione e quale risultato occupazionale ci si attende? Ci sarà un aumento dell’occupazione? Di che dimensione?
La Regione segue con attenzione il confronto che si è aperto con il governo e con Bruxelles, in stretto contatto con le istituzioni e le organizzazioni sindacali. Mi auguro che il commissario arrivi a definire in tempi brevi il bando per la cessione dello stabilimento Lucchini ma auspico che, prima di questa data, dal governo vengano precisa garanzie sulla possibilità di realizzare, anche con risorse pubbliche, il nuovo impianto Corex. La nostra proposta punta, ovviamente, a salvaguardare produzioni e occupazione ma non c’è dubbio che, in una prospettiva di sviluppo, anche l’occupazione sarebbe destinata ad aumentare. E’ chiaro però che tutto questo potrà avvenire solo a condizione che vi sia un soggetto pronto ad investire sulla Lucchini e a scommettere sul futuro della siderurgia in Toscana.
Quali strumenti la Regione può mettere in campo per riconversione delle competenze lavorative…
Nel caso in cui si rendano necessari, la Regione è pronta a mettere a disposizione delle esigenze di riconversione e di formazione dei lavoratori della Lucchini parte delle risorse che le saranno attribuire nell’ambito della nuova programmazione del Fondo Sociale Europeo per gli anni 2014–2020, cui si aggiungeranno quelle legate alla gestione di leggi nazionali, come, ad esempio, la legge 236 per la formazione continua, senza dimenticare il ruolo della formazione a distanza che proprio la Lucchini ha già sperimentato con successo in passato, avvalendosi della piattaforma toscana di web learning Trio.