San Vincenzo: la regola come “ostacolo” da aggirare

· Inserito in Teoria e pratica

SAN VINCENZO 22 gen­naio 2017 — A nul­la è servi­to il ten­ta­ti­vo del­la mag­gio­ran­za di inserire delle falle nel­la nor­ma per legit­ti­mare ex post la con­ces­sione edilizia per “il Faro”, inutili gli sforzi di Roven­ti­ni per elud­ere le nos­tre domande quan­do gli chiede­va­mo con­to di quelle zone sen­za nor­ma cre­ate da manomis­sioni politiche. Pateti­co igno­rare la con­trad­dizione di un per­me­s­so a costru­ire in totale con­trasto con il Piano Strut­turale che la stes­sa mag­gio­ran­za ha approva­to e che fin­ge di rispettare. Impos­si­bile non vedere che ci sono due mis­ure da parte di quest’am­min­is­trazione a sec­on­da del­la pro­pri­età che si ha di fronte; non è cred­i­bile che la polit­i­ca non si fos­se accor­ta di nul­la sta­vol­ta, glielo abbi­amo seg­nala­to più di una vol­ta a cosa anda­vano incon­tro, e anco­ra meno cred­i­bile è che gli uffi­ci non sapessero che in via Pianosa non si potesse autor­iz­zare un rialza­men­to di tre piani, né tan­tomeno un cam­bio di des­ti­nazione d’u­so da com­mer­ciale a res­i­den­ziale.
Ques­ta ammin­is­trazione ci spaven­ta: oltre alla sfac­ciatag­gine con la quale man­da al macel­lo il pri­va­to che investe sul ter­ri­to­rio, al ris­chio per l’ente e le sue finanze a causa di ricor­si e con­tenziosi, c’è il fat­to che si cre­ano peri­colosi prece­den­ti di dis­par­ità di trat­ta­men­to rispet­to a quan­to prevede la legge.
E dove non arri­va il buon sen­so, dove non arri­va la parte tec­ni­ca, dove l’op­po­sizione non viene ascolta­ta il TAR mette un pun­to.
Pare infat­ti che le scelte urban­is­tiche di Ban­di­ni-Roven­ti­ni, che dimen­ti­cano la legge e i lim­i­ti imposti dal Piano strut­turale, vengano ridi­men­sion­ate e fer­mate solo dal TAR e dal­la Procu­ra che for­tu­nata­mente, quan­do sol­lecitati, met­tono un lim­ite a ques­ta par­ti­co­lare con­dot­ta ammin­is­tra­ti­va.
L’amministrazione comu­nale deve val­utare l’interesse pub­bli­co e val­u­ta nell’interesse pub­bli­co; come mai allo­ra ci sono tutte queste ambi­gu­i­tà? Il per­ché è sem­plice: ormai la Giun­ta Ban­di­ni è com­ple­ta­mente allo sban­do.
La con­dot­ta del­la dis­par­ità del trat­ta­men­to, del­l’in­ter­pre­tazione del­la nor­ma che cam­bia con il sogget­to che si ha davan­ti, quel­la del­la percezione del­la rego­la come “osta­co­lo” da aggi­rare invece che come gui­da sicu­ra, quel­la di un’am­min­is­trazione che non sa far rispettare nem­meno le regole che scrive essendo la pri­ma a non rispet­tar­le, che non con­trol­la, che è assente, che non risponde delle pro­prie azioni e si nasconde nel­l’omertà; è la con­dot­ta che ci ha por­ta­to alle vicende dei Lec­ci, del Bayahibe, del­l’Al­ba­tros, del col­lau­do del por­to, del rap­por­to con l’Au­torità por­tuale e con la Sales, del­la Bar­cac­ci­na, del Faro e che spes­so por­ta, per ora in altre ammin­is­trazioni, dove però il com­por­ta­men­to non è tan­to lon­tano da questo, a con­sigli comu­nali che ven­gono sci­olti.
Il Sin­da­co deve servire l’interesse pub­bli­co, ripristinare il cor­ret­to rap­por­to tra norme e inter­es­si par­ti­co­lari e accettare che, quan­do le richi­este sono in con­trasto con le norme, occorre dire sem­plice­mente no, anche se i richieden­ti sono cari ami­ci.

Grup­po con­sil­iare Assem­blea San­vin­cen­z­i­na

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