Sanità: i Comuni a guida Pd litigano subito

· Inserito in Spazio aperto

SUVERETO 11 set­tem­bre 2017 — Recen­te­mente tutte le forze politiche pre­sen­ti in con­siglio comu­nale a Piom­bi­no han­no approva­to una mozione con la quale “si chiede alla Regione di chiarire con atti uffi­ciali la volon­tà o meno  di real­iz­zare il servizio di emod­i­nam­i­ca nell’ospedale di Piom­bi­no”. Niente da dire sul mer­i­to se non che forse ciò è avvenu­to in gravis­si­mo ritar­do sia rispet­to al prob­le­ma che si vuole risol­vere sia a quan­do il prob­le­ma è sta­to pub­bli­ca­mente soll­e­va­to.
Ciò che però è politi­ca­mente inter­es­sante, e che va rimar­ca­to, è che con quel­la mozione è già crol­la­to il tan­to esalta­to piano di unifi­cazione del­la due zone san­i­tarie del­la Val di Cor­nia e del­la Val di Ceci­na, crol­la­to per il sem­plice moti­vo che quel­la mozione intende rispon­dere a una prece­dente pre­sa di posizione dei sin­daci del­la Val di Ceci­na che ave­vano ricorda­to alla Regione gli impeg­ni pre­si per uno stu­dio sul­la pos­si­bile emod­i­nam­i­ca tra Livorno e Gros­se­to sen­za scelte geogra­fiche pre­de­ter­mi­nate.
Al prob­le­ma del­l’e­mod­i­nam­i­ca si aggiun­gono prob­lem­atiche non meno impor­tan­ti per l’or­ga­niz­zazione dei servizi ma se alla pri­ma even­tuale dis­cus­sione sul­l’or­ga­niz­zazione di un servizio come quel­lo del­l’e­mod­i­nam­i­ca le due zone iniziano già a lit­i­gar­si per acca­parrarse­lo  c’è da chieder­si dove è quel­lo spir­i­to di con­di­vi­sione, di col­lab­o­razione, che è alla base di questo prog­et­to di unifi­cazione al quale noi abbi­amo dato il nos­tro con­sen­so. La realtà è che già iniziano già a guer­reg­gia­re tra loro sen­za pen­sare alle vere neces­sità dei cit­ta­di­ni.
Ma questo non bas­ta.
Le due zone, su indi­cazione del­la Regione Toscana, deb­bono aggiornare entro novem­bre gli atti di pro­gram­mazione sociosan­i­taria e cioè aggiornare il Pro­fi­lo di Salute ed elab­o­rare il Piano di Inclu­sione Zonale. Siamo però anco­ra a decidere chi deb­ba lavo­rare tec­ni­ca­mente per elab­o­rare le infor­mazioni di base, sbat­tuti tra con­tin­uare ad uti­liz­zare Fed­er­san­ità, accop­pi­ar­ci anche l’Istituto di Fisi­olo­gia Clin­i­ca del CNR di Pisa, dis­porre di una com­pe­ten­za soci­o­log­i­ca, uti­liz­zare le com­pe­ten­ze comu­nali e così via. Tut­to questo men­tre la Regione da parte sua, l’ha fat­to sapere, met­terà a dis­po­sizione un set di indi­ca­tori già costru­ito e anal­iz­za­to per sin­go­la Zona, anzi met­terà a dis­po­sizione tut­ti i dati che ven­gono dall’Agenzia Regionale di San­ità, dall’Osservatorio Sociale Regionale e dal Lab­o­ra­to­rio Man­age­ment e San­ità del San­t’An­na e li con­seg­n­erà alle zone.
Chissà che con­fu­sione.
Anche per­ché, è questo il prob­le­ma politi­co vero, i Comu­ni non han­no dibat­tuto e con­venu­to min­i­ma­mente su linee politico/programmatiche sociosan­i­tarie di qualche sig­ni­fi­ca­to su cui pog­gia­re piani e pro­gram­mi e su cui far lavo­rare le strut­ture tec­niche che, per la ver­ità, tut­ti quei dati che si affan­nano a cer­care e ad inter­pretare dovreb­bero aver già conosci­u­to e inter­pre­ta­to.  Si è fat­to tut­to fuorché dis­cutere di linee politico/programmatiche su cui far lavo­rare anche i tec­ni­ci.
La ver­ità è che ora­mai da anni i Comu­ni sono sta­ti spodesta­ti sia delle com­pe­ten­ze in mate­ria san­i­taria che in mate­ria sociale, sover­chiati da tec­nos­trut­ture buro­cratiche e da inte­la­ia­ture baroc­che di piani e pro­gram­mi che fan­no sì che le deci­sioni siano prese e si pren­dano al di fuori di un qualche con­fron­to pub­bli­co e traspar­ente. E la Regione la fa da padrone ed invo­ca sem­pre a scu­sante la man­can­za di risorse finanziarie. Le spese le fan­no i cit­ta­di­ni che ormai si riv­ol­go­no sem­pre più alle strut­ture pri­vate e così pagano due volte per una prestazione, una vol­ta con le tasse per man­tenere il servizio san­i­tario nazionale e una vol­ta per arrivare in tem­po ad avere prestazioni quan­do se ne pre­sen­ta la neces­sità.

Giu­liano Par­o­di e Cate­ri­na Mag­nani

 

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