Sanità: i sindaci senza autonomia di giudizio
SUVERETO 8 luglio 2016 — La discussione sulla riforma sanitaria vede in questi giorni da parte del PD una nuova discesa in campo e un alzata di scudi rispetto ai clamorosi annunci che invece riempivano la stampa e le assemblee di qualche mese fa.
La legge regionale 28 del marzo 2015, che cittadini e comitati in difesa della sanità pubblica hanno contestato e sottoposto a referendum, è stata annullata e modificata, in un modo antidemocratico che non ha precedenti, dalla Giunta toscana a guida PD producendo in fretta e furia la legge 84 del dicembre 2015, che, incompleta come era, è stata integrata e corretta dal DL 67 votato in questi giorni dal Consiglio regionale.
In questo scenario confuso ed autoritario da parte della Regione, si inserisce la discussione e l’approvazione del PAV (piano di area vasta) . È bene ricordare che è la conferenza aziendale dei sindaci della USL Toscana nord ovest che il 5 luglio scorso ha approvato a Pisa il piano di area vasta (PAV) 2016–2020 dell’area vasta nord ovest. Gli amministratori presenti alla riunione, in rappresentanza delle 12 Zone Distretto, hanno espresso 10 voti favorevoli e due contrari, quelli della Zona Livornese e della Zona Alta Val di Cecina.
I sindaci dei vari Comuni non votano il piano stesso ma ne prendono solo visione, per eventuali note da trasmettere poi alla Regione. Resta il fatto che consegnare venerdì 1 luglio tutta la documentazione fatta di oltre 500 pagine tra schemi ed allegati agli amministratori e pretendere lunedì 4 luglio all’assemblea della Società della salute di esprimere un parere o un suggerimento è ridicolo e palesa il metodo del PD e del Governatore Rossi: ovvero la Regione decide e i Comuni devono solo alzare la mano.
Come da me più volte sottolineato gli standard del Decreto Balduzzi, che nessun amministratore PD né segretario ha mai messo in discussione in questi anni e che il sottoscritto ha sempre fortemente osteggiato, hanno prodotto un PAV devastante per il futuro del servizio sanitario e degli ospedali in Toscana e in particolar modo nella nostra zona. Con il reparto maternità e pediatria di Villamarina a rischio chiusura, tenuto aperto per il momento da una richiesta temporanea di deroga chiesta al Ministero dalla Regione Toscana in attesa di risposta. Inoltre nel PAV non si dà soluzione al problema che la Val di Cornia non ha un’ emodinamica e che, siamo ad oltre 80 km sia a sud che a nord rispetto al primo ospedale attrezzato.
Fa sorridere la goffaggine con cui il PD locale incapace ed incompetente cerca di rassicurare i cittadini continuando a millantare un lavoro per il miglioramento dei servizi che in realtà non esiste, ma è solamente l’attesa delle decisioni che prenderà la Regione Toscana.
L’accorpamento delle zone distretto è slittato al 2017 con il DL 67/2016, ma anche qui non c’e nessun progetto reale solo una disposizione della Regione che ha imposto la diminuzione delle zone; resta da parte nostra un incarico da 35mila euro che le Società della salute di Val di Cornia e Val di Cecina hanno dato a Federsanità per fare la fotografia dell’esistente, palesando ancora una volta l’inutilità di certi organi intermedi che dovrebbero, in quanto già remunerati dai cittadini, produrre studi e risultati a supporto dei sindaci.
Incapacità di agire in maniera autonoma, questo hanno dimostrato i sindaci del PD, sudditi delle decisioni di Rossi e Saccardi, senza la volontà di mettere in discussione gli standard imposti dal Decreto Balduzzi. La sanità non è fatta di numeri e medie statistiche ma è fatta di persone e territori, ognuno con la sua specificità. Standardizzare porterà gravi danni ai cittadini. La conclusione è che questa malsana riforma sanitaria ha lo scopo di indebolire il servizio pubblico e spingere i cittadini verso il servizio privato, tanto caro al nostro Governatore.