Sapere e formazione per le persone e il territorio
PIOMBINO 15 luglio 2013 — Sappiamo bene ormai che tra i fattori decisivi per creare sviluppo e rafforzarlo c’è la conoscenza e la formazione delle persone. Utilizzando, per rendere il concetto, una recente canzone di Jovanotti, potremmo dire che conoscenza e formazione costituiscono l’elemento (umano) che fa girare più o meno bene l’ingranaggio complessivo della macchina. In Val di Cornia questo elemento c’è, per fortuna, ma è decisivo, se vogliamo percorrere strade nuove e accrescere la qualità dello sviluppo, lavorare su almeno un paio di aspetti: la formazione professionale e l’offerta formativa delle scuole secondarie di II° grado. I dati e le indagini prodotti sia a livello regionale che provinciale ci consegnano una quadro generale relativo all’offerta scolastica superiore della Val di Cornia con queste caratteristiche:
- l’offerta scolastica superiore del polo piombinese soffre la competizione della aree limitrofe in particolare Cecina a nord e Follonica a sud. Per capire la portata del fenomeno nel 1980 gli iscritti alle scuole superiori di Piombino sono stati 2.379; nel 2012 ci si è fermati non 1.372. Il tasso di scolarità della zona è sceso al 64,90%, che vuol dire che su 100 ragazzi in età da scuola superiore, 35 circa scelgono di frequentare scuole fuori da Piombino;
- la qualità complessiva dell’offerta scolastica si è ridimensionata, come dimostrano la chiusura del Liceo Classico di Piombino e la crisi degli Istituti tecnici;
- il tasso di studenti stranieri è il più alto della Provincia di Livorno con una percentuale che nell’ultimo anno scolastico 2012/13 è arrivata al 10,40% contro il dato medio provinciale dell’8,60%. Inoltre, tra gli studenti stranieri oltre il 60% sceglie gli istituti professionali, mentre nel resto della Provincia questa percentuale si ferma al 40%.
Sul Centro per l’impiego di Piombino basta dire che, dall’ultimo monitoraggio effettuato dalla Provincia sulla soddisfazione delle imprese che si rivolgono ai centri per l’impiego per reperire personale, emerge che solo l’11,6% delle imprese della Val di Cornia si rivolge al centro per l’impiego di riferimento che è quello di Piombino, contro il 25,6% delle imprese di Livorno, il 27,9% di quelle di Portoferraio e il 35% di Cecina. Chi ci si rivolge si dichiara mediamente soddisfatto del servizio ricevuto ma, il fatto che così poche imprese della nostra zona decidano di utilizzare i servizi pubblici per l’impiego per reperire personale, è indice quantomeno di una scarsa fiducia nel sistema e anche forse di una difficoltà a trovare i profili professionali giusti per i propri bisogni occupazionali. Cosa che fa sorgere anche la domanda di quanto il sistema della formazione professionale locale sia in grado di mettere sul mercato del lavoro figure realmente utili e funzionali al tipo di offerta occupazionale necessaria al nostro sistema economico locale.
Se poi consideriamo l’alto numero di studenti che scelgono di continuare gli studi e si iscrivono all’università, storicamente molto alto nella nostra zona, ma allo stesso tempo il numero di quelli che poi, una volta laureati, emigrano perché non trovano un lavoro all’altezza delle loro aspettative; d’altra parte invece, come abbiamo già visto, il numero di ragazzi (i cosiddetti NEET, circa 1000 in Val di Cornia) che, dopo il diploma, né studiano né lavorano, sembra chiaro che siamo di fronte a un corto circuito. Da un lato l’offerta scolastica e formativa in generale risponde sempre meno ai bisogni occupazionali della zona e ha dunque necessità di innovarsi profondamente per farlo, dall’altro il mercato del lavoro non offre sbocchi occupazionali adeguati e all’altezza delle aspettative dei giovani della nostra zona. Per quanto esigenti siano i nostri giovani, e in effetti lo sono, e per quanto complessa sia la situazione economica della zona, il problema deve essere affrontato e potrà trovare una soluzione solo nell’ambito più generale delle politiche necessarie per l’innovazione del sistema economico locale.